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Tutti appesi – Requiem for Paola P.

coverrequiemLi ho sentiti per la prima volta il 6 febbraio di quest’anno in un locale della mia terra, senza sapere chi fossero. Di loro sapevo solo che sono di Bergamo. Ancora prima di sentirli cantare mi ha colpito il loro essere semplici senza essere mediocri. Come se potesse trapelare dagli occhi quel qualcosa in più senza nome che di lì a poco avrei ritrovato sul palco. Forse la fame di vivere. La necessità della denuncia che non somiglia alla retorica. Il credo. I Requiem for Paola P. distruggono la quiete data dall’abitudine, dalla rassegnazione. Sono l’urlo di una generazione senza riferimenti. Di una generazione che non vuole essere definita “nuova generazione”. Il loro rock duro, crudo, crossover sedato, accompagnato da testi inaspettatamente curati, ricercati, una rarità all’interno del loro genere. Tutti appesi, al contrario del precedente album, presenta solo liriche in italiano. Messaggi diretti, atmosfere dense di fumo, ma pazienti di luce pura. Nove tracce da lasciarci trafiggere di verità e rabbia. Di domande e pensieri veloci. Il diavolo sulle colline apre questo album mostrandoci senza troppi preamboli la foto terribile e suggestiva di ciò che siamo, della nostra vita, dell’ingorgo di bisogni che chiamiamo civiltà. E’ importante, per me, sottolineare, che quando racconto di un album vorrei semplicemente che voi ascoltaste. E che voi vedeste cosa diventa un palco sotto i piedi di questi quattro ragazzi. Sotto il peso della loro lotta, della loro voglia, della loro forza. La copertina dell’album riporta i testi delle canzoni, scritti a mano. Vorrei capitasse anche a voi, girare e rigirare un pezzo di cartone per leggere i pugni allo stomaco, il disincanto, la speranza.
Esulo 74, la vita “unita coi trattini“, Marghera, la città chimica che è diventata, il “cambia tutto, non cambia un cazzo!“, Mecanish, il meccanismo che porta al disincanto, Es la despedida, l’addio, la fine, la mancanza di coraggio nel prendere una posizione, e poi Ventinove, in assoluto la canzone che preferisco, ormai l’inno di questi primi giorni di questi miei 29 anni: “Avremo mani abbastanza grandi? Avremo orecchie, ossa, nervi? Tutti qui in fila a contarci i torti! Tutti qui in fila a contarci i denti! Avremo spalle, muscoli e guanti?” etc, e c’è tutto il bello, in quell’etc.
E poi La pancia, invocazione-imprecazione, Hotel Coraggio, “mentre corri felice sulle mine antiuomo, chiediti come hai fatto a nascondere il veleno in un sorriso.” E poi Mare, dove affondi chiude l’album che invece diventa interminabile, e ritorna sempre,  a dire ancora quello che pensiamo, a dirlo con parole che non avevamo ma che ora abbiamo. Denso, imprudente, insaziabile.

Credits

Label: Imbecillity Kills – 2009

Line-up: Stefano Valvassori (basso) – Andrea Pezzotta (voce e chitarra) – Luca Maffels (batteria) – Claudio Barzetti (voce e chitarra

Tracklist:

  1. Il Diavolo sulle Colline
  2. Esulo 74
  3. Marghera
  4. Mecanish
  5. Es la Despedida
  6. Ventinove
  7. La Pancia
  8. Hotel Coraggio
  9. Mare, Dove Affondi

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