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Libri, dischi, film… Queste cose contano: High Fidelity (Nick Hornby)

alta_fedelta_03Se siete tra quelli che considerano la propria vita una lunga colonna sonora, che desiderano assaporare Londra attraverso gli occhi di un londinese e che ancora si emozionano ascoltando una vecchia canzone, allora Alta Fedeltà è il libro che fa al caso vostro. Scritto nel 1995 dall’inglese Nick Hornby (divenuto anche un film diretto da Stephen Frears nel 2000), High Fidelity (titolo originale) è un romanzo dai risvolti ironici, appassionati, commoventi che descrive le avventure, i sogni, gli amori e le disillusioni di un’intera generazione.
Personaggio principale del romanzo è Rob Fleming, trentaseienne londinese, ex deejay, proprietario del Championship Vynil, un negozio di dischi “prudentemente piazzato in modo da attirare il minor numero possibile di curiosi di passaggio” nella fervida North side. Le fil rouge del racconto è la relazione con la sua ex ragazza e i continui tentativi di tornare a stare con lei, cui fanno da cornice numerosi personaggi “secondari”: Dick e Barry, i due bizzarri compagni di lavoro, sfigati e fanatici di musica che lo affiancano nel negozietto di vinili, passando il tempo a sfottersi l’un l’altro, a criticare le scelte musicali dei clienti come di chiunque altro.

Dick è timido e delicato, Barry invece è il suo perfetto alter ego poco delicato e pittosto sfrontato. Poi ci sono Marie, la cantante statunitense e Liz, la migliore amica di Laura. In questo universo instabile unica certezza di Rob è la musica che diventa il filtro attraverso il quale affronta la vita, un decisivo metro di paragone che codifica situazioni e stati d’animo, classificando sentimenti ed emozioni in una continua top 5 su ogni possibile argomento: le cinque migliori canzoni da suonare al proprio funerale, quella dei cinque mestieri che più sogna di fare, le cinque migliori canzoni della Motown ai tempi d’oro.
È proprio partendo dalla classifica delle “cinque più memorabili fregature di tutti i tempi”, pretesto per una serie di piccole vicende e grovigli di pensiero piuttosto riusciti, che Rob ci introduce al racconto della sua vita, dei suoi sentimenti, delle sue frustrazioni. La sua ragazza, Laura, un avvocato di successo che lavora nella City, lo ha appena lasciato e numerosi interrogativi lo tormentano. “Queste cose mi distruggono, mi logorano, e finirò per crepare di cancro o di mal di cuore o qualcosa del genere. Tremo e continuo a tremare, e riscrivo la scena nella mia testa finché non diventa un distillato di veleno, e la cosa non aiuta affatto.” Rob sembra essere giunto ad un bivio, ad un confine tra essere immaturo e irresponsabile e l’uomo adulto cosciente dei propri limiti e delle proprie colpe. È forse arrivato il momento per lui di smettere di vivere in mezzo ai cd e di costruire una famiglia, una casa, e trovare un lavoro vero? Il nostro eroe appartiene, infatti, a quella fantomatica categoria di trentenni immaturi degli anni ’90, che vuole rimanere adolescente per tutta la vita per non perdere il gusto della prima volta di ogni cosa e vivere senza vincoli, senza responsabilità, “senza chiudersi porte”. Quando ecco apparire un colpo di scena davvero “impegnativo”: la morte, circostanza di fronte alla quale anche il re degli immaturi è costretto a fare i conti, riconsiderando le precedenti relazioni e facendolo arrivare ad una concezione della vita e dei rapporti interpersonali (soprattutto di coppia) radicalmente diversa. In una società che appare sempre più irrequieta e nichilista il personaggio di Hornby sceglie, non senza difficoltà, la certezza, nelle sue svariate sfaccettature, la svolta della sua vita arriva, decisiva, ancora una volta, accompagnata dalle note di una canzone.
Sarà facile identificarsi con i personaggi del libro, tipi come Rob, Dick, Barry o Laura vi sembrerà di averli già visti in giro, da qualche parte. “Le cose, una volta accadute, riesco sempre a vederle per quello che sono – il passato lo padroneggio niente male. È il presente che non capisco”.
Hornby descrive, attraverso una storia ordinaria, tutte le contraddizioni e le nevrosi della post-modernità, e la banalità della vita adulta nella società occidentale di fine millennio, tratteggiando con ironia e sincerità i sentimenti. Si tratta di un libro divertente, in cui non mancano pagine di attenta riflessione sul complicato passaggio dalla post-adolescenza alla maturità, fino alla consapevolezza e al senso di responsabilità. Una lettura consigliabile a chiunque, piacevole e scorrevole, che assume i contorni di un romanzo generazionale. “i libri, passata l’adolescenza, non sono più come una volta”.

Nick Hornby – Alta Fedeltà, collana Le fenici tascabili (traduzione di Noulian L.; Guanda, 1999; pp. 256).

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