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You’re never alone: arrivederci Vic Chesnutt!

vicchesnuttvic_chesnutt_01_09La triste tendenza che spopola nella critica, alla morte di un artista, soprattutto se suicida, è sempre quella di cercare nelle sue opere più recenti segni premonitori o avvertimenti, diventando così pura. Se proprio vogliamo parlare di segnali, dobbiamo partire tranquillamente dal primo album, nel 1990 e giungere fino al suo ultimo lavoro del 2009 senza saltarne nemmeno una tappa, perché Vic ne ha sempre lasciati di segni Poiché la musica stessa di Vic Chesnutt ha sempre raccontato la sua essenza più pura e più vera. La morte prima sfiorata quasi per caso, poi ricercata con volontà e allontanata più volte. Una presenza quella dell’oscura Signora con la falce con la quale ha flirtato sempre e che giunge come epilogo di una vita piena di cadute, anche pesanti e dolorose, ma piena di altrettanta forza per rialzarsi sempre e comunque.

“La storia più importante da raccontare ora non è la morte di Vic ma una vita e un lavoro con intuito, humour e sì, resistenza. Questo, dopo tutto, è l’uomo che ha scritto “I thought I had a calling, anyway, I just kept dialing”. (Jem Cohen, Filmmaker/photographer/North Star Deserter producer).

Ciò che davvero conta è che in tutti questi anni Vic Chesnutt ci ha mostrato cosa voglia dire la sincerità, l’esigenza di esprimersi e il poterci riuscire soltanto con la musica. Ci ha commosso, ci ha mostrato le assurdità del mondo in cui viviamo viste coi suoi occhi lucidi, sconsolati ma che guardano nel profondo; ci ha spiazzati con le sue parole piene di sofferente sarcasmo e amara verità. Ci ha mostrato cosa voglia dire non arrendersi al tormento, avere la forza per poter riemergere dagli abissi riempiendo una vita che mai è stata tenera con lui. Ci ha svelato un mondo nuovo e soprattutto un modo nuovo di vedere le cose, anche le più negative, e di concepire la musica. Ci ha mostrato le sfaccettature della sua anima nelle molteplici collaborazioni con i tantissimi artisti senza mai snaturare la sua sincerità. Vent’anni che sembrano troppo pochi, e più di diciassette dischi all’attivo. Ci ha resi partecipi di una carriera straordinaria, anche se all’ombra dai grandi palcoscenici, dai grandi guadagni e dai grandi riconoscimenti pubblici, ma che ha portato tantissimi artisti ad ammirare la sua arte e la sua persona, partendo da Michael Stipe che gli ha prodotto i primi due dischi, continuando con i Garbage, The Smashing Pumpkins, Madonna e i R.E.M. che hanno coverizzato alcuni dei suoi brani nel disco di beneficenza Sweet Relief II: Gravity of the Situation, per finire con tutti i membri di casa Constellation, Guy Picciotto e Fugazi compresi e il grande Johnathan Richman dei Modern Lovers.

vic_02_09“Nei troppo brevi anni in cui abbiamo potuto conoscerlo personalmente, Vic ha trasformato la nostra percezione di cosa significasse avere carattere, grazia e determinazione. Il nostro dolore è impossibile da esprimere e l’assenza di Vic è insondabile”. (Don Wilkie & Ian Ilawsky, Constellation Records)

Vic Chesnutt muore il 25 Dicembre 2009, nella sua città, Athens (Georgia), dopo essere stato in coma per due giorni per ingestione di un mix di farmaci. Muore tra i debiti con la sua assicurazione per le incessanti e infinite cure mediche di cui ha avuto bisogno per tutta la vita.

“La seconda storia molto importante ha a che fare con un sistema sanitario rotto e mal funzionante che priva le persone dell’aiuto necessario per stare bene ed essere sani ed una società che non si tira mai indietro quando si tratta di finanziare guerre e che mai combatte denti e unghie per la cura dei suoi cittadini. La morte di Vic, come tutti già sapete, non è arrivata dopo una discesa a spirale verso il basso. Stava combattendo una depressione profonda ma era anche al massimo delle sue energie e con affiancato da amici e familiari, era alla ricerca disperata di aiuto. Il sistema ha fallito nel procurarglielo”. (Jem Cohen)

Vic Chesnutt è stato un artista del suo tempo ma al di fuori di tutti gli schemi e gli stili consueti. Il suo modo unico di suonare la chitarra, con sole due dita funzionanti, la sua maniera inconfondibile di rendere vivo il sentimento, tramite ironia, humour, rabbia, delicatezza e splendidi giri di parole che si fanno poesia. Il suo modo di stenderti con semplici osservazioni, così acute e così brutali. L’incidente automobilistico ed il conseguente stato di paralisi degli arti inferiori, sin dalla giovane età di diciotto anni, lo hanno portato ad avvicinarsi a certi temi, a guardarli con gli occhi di un escluso, quelli che ci vedono sempre meglio di tutti, di un Quasimodo di oggi, nella battaglia perenne e disillusa nei confronti di un sistema americano miope che nasconde, soprassiede, non protegge né sorregge.
E alla fine a “Bakersfield” ci è andato davvero, come cantava nel ’90, ed, ancora una volta, it’s strategy not protocol.
Se l’avvenimento in sé sarà ricordato soltanto il tempo che spetta a una notizia nella velocità del mondo odierno, ciò che resterà per sempre è la sua musica e le sue parole, che lo porteranno nel paradiso di coloro che oramai sono immortali. Così come immortale diviene il ricordo per chiunque abbia avuto la fortuna di conoscerlo, degli amici di sempre. Così indimenticabile rimarrà l’espressione dei suoi occhi nella mia mente in quella notte di Roma di un anno fa.

<vicchesnutt_03_09Ci manca terribilmente! Abbiamo perso uno dei migliori. La sue canzoni e le sua storia restano”. (Michael Stipe)

“Una volta ha volato intorno a una piccola stanza. Un verso dalla canzone Supernatural. Era proprio questo. Era un uomo fuori dal comune, aveva un’energia sovrannaturale e una mente grandiosa, fuori dagli schemi. Era capace di essere del tutto presente ma al tempo stesso viaggiare chissà dove, in un mondo mistico. Un ragazzo e un vecchio, come si autodefiniva… Prima di fare un album diceva di essere un vagabondo. Adesso girovaga volando al di là della piccola stanza. Con la sua voce angelica”. (Patti Smith)

“Nel 1991 andai in Georgia in cerca di Dio, invece quel che ho scoperto è stato Vic Chesnutt. La sua musica ha cambiato totalmente il mio modo di pensare riguardo la scrittura delle canzoni. Gli sarò per sempre debitor”e. (Jeff Mangum,Neutral Milk Hotel)

“Alcuni anni fa, appena scoperto, West of Rome mi ha consolato quando stavo cadendo a pezzi. Un salvatore di vita con una storia sincera. Vic era un’unica essenza, mente, voce. Nessun’altro parlava o faceva musica in quel modo, con quel timbro, quei termini e quella percezione così particolare. Feroce e diretto o levitated, fantasioso e raffinato, ti penetra sempre fin nelle ossa. E oltrepassate queste, verso l’anima. È una vergogna! Una tragedia nazionale. (Mark McElhattan, Film curator, New York Film Festival)

Vic Chesnutt – Supernatural

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