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April comes in June – April comes in June

aprilcomesinjune_epSi dice che il tempo sia tiranno, e che rimargini le ferite… si dicono tante cose sul tempo. Quello che scorre, non quello atmosferico. Il tempo passa, il tempo fa riflettere. Il tempo è poco, il tempo consuma ogni cosa. Il tempo è denaro, ma soprattutto: ogni cosa ha suo tempo. Questo avranno pensato gli April comes in June, giovane band romagnola che, formatasi all’inizio del 2009, a luglio già si trovava in studio di registrazione. Quello era il loro tempo, il tempo di suonare, registrare, debuttare.
L’esordio della band èsegnato da un Ep di sei tracce, curato e particolare anche nelle forme. La custodia, una busta cartonata, è delle dimensioni di un vecchio 7 pollici, e costringe chi possiede il disco a non poterlo mettere tra gli altri cd: occorre trovare una collocazione a questo disco, un posto tutto suo, unico. E di certo lo si trova un posto per gli April comes in June – lo si deve trovare – ma non è facile identificarlo. Forse vicino ai Giardini di Mirò? Sì, forse è il posto migliore. Ma qui ci sono spunti di elettronica, c’è un canto nervoso ed ossessivo, c’è una batteria pulita, ci sono i ritmi serrati e dilatati del math-rock, solo accenni di shoegaze. E soprattutto, loro sono emergenti, non hanno alle spalle anni di carriera. Ci sono davvero tanti spunti e rimandi in questo esordio discografico di una band che cerca di affermarsi in un ambiente in cui i concorrenti del “post-rock” emergente sono tantissimi. A favore dei April comes in June c’è una coerenza di fondo spiazzante per una formazione neonata, e qualità tecniche davvero notevoli, superiori alla media.
Cullati da una batteria protagonista nell’inizio di Every one is gone ci si addentra nel cupo microcosmo del gruppo: il canto è morbido, il suono cresce di intensità e pienezza per poi ritrovare l’ossessiva quiete del finale. Altro elemento importante è l’uso dell’elettronica, mai assoluta protagonista, ma fedele compagna: in Thieves with weary eyelids questa dona ritmo e schizofrenica tridimensionalità ad un brano dalle molteplici facce. Non è cosa da poco unire la dolce melodia del ritornello (o strofa?!) all’elettronico inizio ed alla parte centrale di chitarra  sghemba e tagliente. Anche qui gli April comes in June riescono a non essere ripetitivi o emulatori di suoni altrui. Oltre alla musica c’è poesia: Kahlil Gibran e Peter Handke ne sono esempi citati rispettivamente in Formless is forever seeking form… ed in Is life under sun not just a dream.
In questo autunno c’è qualcosa di bello nell’aria, qualcosa di ispirato, poetico e colmo di energie.

Credits

Label: Autoprodotto – 2009

Line-up: Michele (pianoforte e voce) – Andrea (chitarra) – Mattia (batteria)

Tracklist:

  1. Every one is gone
  2. Formless is forever seeking form even as the countless nebulae would become like suns and moons
  3. Is life under the sun not just a dream?
  4. Thieves with weary eyelids
  5. Rainy country

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