Vic Chesnutt è in grado di stupire ogni volta che un suo lavoro si materializza su disco, offrendosi in pasto al pubblico. Sono passati diciannove anni e più di una quindicina di album da quando ha esordito nel 1990 con lo spoglio e bellissimo Little, eppure ogni volta spiazza. Vic Chesnutt è vero ed il suo modo tutto particolare di guardare alla vita e alle sue cose, che siano piccole o grandi, belle o brutte, buone o cattive, scuote nel profondo dell’animo. Tra ironia amara e tagliente, sguardo autocosciente e compassionevole, lamenti dell’animo straziato dal dolore, urla di rabbia, serene confessioni a cuore aperto. E con un’estetica che si sublima nella sua poetica tutta particolare fatta dei tanti rimandi letterari (Frank Norris, Joseph Roth, W.H. Auden), figure retoriche, personaggi inventati, parole storpiate, rime, assonanze, intonazione delle sillabe. Il nuovo lavoro At The Cut sembra proprio ritrovare quelle suggestioni che avevano reso sublime il precedente disco su Constellation, North Star Deserter, bypassate quasi del tutto con la momentanea virata di Dark Developments insieme ai solari Elfpower ed Amorphous Strums. Le atmosfere desolate del Vic che conosciamo, accompagnato ancora una volta da musicisti che gravitano intorno a vari progetti Constellation (Mt. Silver Zion e Godspeed You Black Emperor , nonché Guy Picciotto dei Fugazi su tutti). E allora ecco la sincera drammaticità nei crescendo strumentali che rendono la tensione monumentale, le chitarre distorte, gli archi verso la solennità dell’ambiguo e il riso amaro del paradossale nella Coward che apre il disco, scritta in principio per il regista Jem Cohen (lo stesso che ha firmato lo splendido documentario su Elliott Smith). E quella voce che si mostra senza riserve, tra le timide e strozzate note di chitarra in una registrazione quasi low-fi (When The Bottom Fell Out), capace di rivelare tutta la bellezza della cruda espressività del Chesnutt più commovente e sincero, del suo inconfondibile e delicato intimismo dominante anche sulla soffusissima e jazzata We Hovered With Short Wings, cantata interamente in splendido falsetto. Un intimismo che si fa riflessione lucida e disincantata sullo stato attuale delle cose, “I’m a monster like quasimodo or caliban”, “I’m the Phantom of The Opera seeing Beauty and the Beast”, “Appearance is everything so nothing is how it seems. In civilized society it’s called civility” (It is What it is). Un intimismo che si tramuta in ricordo sincero e commovente di amore e innocua ingenuità, “Granny, o’granny/where did your husband/my granddaddy go?/she said, He went off to heaven/just before you were bor/And she said, You are the light/of my life and the beat of my heart” (Granny), fino alla dichiarazione d’amore e di rispetto all’oscura Signora con la falce che da sempre ha accompagnato i suoi pensieri più reconditi, “Everywhere I go/You’re always right there with me/I flirted with you all my life/Even kissed you once or twice […] When you touched a friend of mine/I thought I would lose my mind”, ma ribadendo con convinzione “O’Death… clearly I’m not ready” (Flirted you all my life). E Chinaberry Tree è realmente spiazzante. Una band fantastica “accompagna” più che mai i moti dell’anima di Vic con un contrabbasso jazzato che rende soffici atmosfere sfumate e fumose, batteria minimale e spesso spazzolata, piano a rendere tutto più riflessivo (Chain), archi che ricamano i contorni di tanto in tanto, organo che distende le atmosfere (Concord Country Jubilee) e chitarre docili che però non esitano, quando ce n’è bisogno, a condurre nella crescita l’intensità, con suoni distorti, oppressivi e ossessivi quasi ai limiti del noise rock (Philip Guston). Perché la forza della sincerità, di chi ci butta l’anima, di chi usa l’arte per esprimere tutto se stesso, per confessare emozioni e sensazioni che null’altro potrebbe rendere, si trasforma sempre in bellezza pura e commovente. E Vic Chesnutt ne è la manifestazione più disarmante.
Credits
Label: Constellation – 2009
Line-up: Thierry Amar (contrabass) – Vic Chesnutt (guitar, singing) – Chad Jones (guitar) – Efrim Menuk (guitar, keyboards, singing) – Jessica Moss (violin, singing) – Nadia Moss (organ, piano, singing) – David Payant (drums,keyboard,singing) – Guy Picciotto (guitar)
Tracklist:
- Coward
- When The Bottom Fell Out
- Chinaberry Tree
- Chain
- We Hovered With Short Wings
- Philip Guston
- Concord Country Jubilee
- Flirted With You All My Life
- It Is What It Is
- Granny
Links:Sito Ufficiale,MySpace
Un solo commento
Pingback: Skitter on take-off – Vic Chesnutt : Lost Highways