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Non siamo di qui – Cosmetic

cosmeticPresentati da tutti come “la dimostrazione più pura di come si possa suonare shoegaze e cantare in italiano”, i romagnoli Cosmetic, band che esiste da dieci anni ma che negli ultimi tempi ha decisamente cambiato rotta rispetto agli esordi, sembrano davvero promettenti. Un disco da leccarsi i baffi soltanto a pensarci, visto anche il marchio di garanzia di una label affidabile come La Tempesta. Ma all’ascolto di Non Siamo di Qui, un forte dubbio mi pervade, facendomi pensare che forse c’è bisogno di una precisazione. Il termine “shoegaze” veniva usato negli anni ’90 per indicare le tendenze particolari di tutta una branca dell’alternative rock mande in UK. La stampa musicale inglese, riviste prestigiose quali Melody Maker e NME, lo utilizzavano in riferimento alla tendenza dei musicisti di queste band di guardare a terra in maniera distaccata, introspettiva, ma non provocatoria, quasi si guardassero le scarpe. Le caratteristiche che si sono poi formalizzate fino a definire il genere sono l’uso consistente delle distorsioni e degli effetti di chitarra tesi a creare quel muro di suono noise in cui tutto si dilata e si perde nell’estensione di correnti ridondanti, trame che si intrecciano inestricabili una con l’altra, lasciando soltanto in lontano sottofondo la struttura portante di accordi e di riff. Il tutto accompagnato da linee vocali spesso incorporee, quasi impalpabili che tendono a mescolarsi al fiume sonoro ipnotico diventando, a volte, anche indistinguibili. Non siamo di qui, il nuovo album dei Cosmetic, di tutto ciò ha ben poco e probabilmente ne sono consapevoli anche loro se dichiarano: “abbiamo ascoltato cose che poi non si sentono nel nostro sound, e assomigliamo a certe cose che invece non abbiamo mai ascoltato”. Non c’è verità più assoluta! Il loro è un alternative rock poco entusiasmante, dalle trame piuttosto semplici, dalle melodie chiare e spesso di concezione e immediatezza punk che tentano di farsi coinvolgenti, con la voce che assume un valore centrale e totalmente melodico. Il basso si muove su giri quasi sempre sostanziali, quadrati, seguito da un drumming essenziale, mentre le chitarre, tra i riff crunch molto punk rock, provano a cercare maggiore libertà ma rimangono sempre e comunque confinate su un fondo che lascia spazio ad una voce chiara e piuttosto infantile. Testi pseudo adolescenziali e argomenti di profondità universale. E se qualche cosa di buono si mostra, purtroppo, la maggior parte delle volte, non riesce che ad essere più di qualche timida intuizione: la pulizia degli arpeggi cristallini sulla strofa di Né noi né Leandro, le tenui melodie di Ehi Sintonia piuttosto interessanti e misurate, la buona armonia tra le chitarre distorte che più che un muro o un flusso rimangono comunque un esile filo di Ogni momento aspetto qua. I riffoni saturi di Via Maj sembrano assomigliare più ad una brutta versione dei Motorhead per femminucce, mentre i sette minuti di Crostata quasi fanno ben sperare di vedere finalmente, almeno in qualche bridge, prevalere le trame e gli intrecci sonori, sentire quel flusso che inevitabilmente ti prende lentamente e poi ti trascina tra le sue brame inerme; il tentativo c’è ma il fallimento pure, producendosi sulla solita struttura lineare, tentando un bridge ed una coda che sembrano produrre più strani rumori dissonanti che altro. Questo significa che non basta qualche distorsione di chitarra, qualche movimento noise o drone o qualche feedback di sottofondo per fare shoegaze, né la voce che canta in italiano per poter annunciare la novità assoluta. Forse sarebbe il caso di riordinare un po’ le idee.

Credits

Label: La Tempesta – 2009

Line-up: Motobecane PainIII, Roboto, Emilii, Trab

Tracklist:

  1. Bolgia celeste
  2. Nè noi, nè Leandro
  3. Sangue+Sole
  4. Via Maj
  5. Pagine bianche
  6. Ragazzo crudele
  7. Zuffa
  8. Carlo ha detto
  9. Crostata
  10. Ehi, sintonia
  11. In ogni momento aspetto che arrivi qualcosa a distrarmi

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