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Pinpilinpauxa – Il Garage Ermetico

garage-ermeticoDispiace veramente molto portare a termine l’ascolto di questo ultimo album de Il Garage Ermetico e rendersi conto che, nonostante l’evidente presenza di idee e spunti parecchio interessanti e sicuramente originali, il lavoro nel complesso non riesca a spiccare. In primis, la produzione low-fi non rende di certo giustizia alle sonorità, non accentua né distingue le diverse dinamiche e i differenti timbri che si mescolano tra loro piuttosto confusamente. Esempio calzante è Vuoti a rendere che alterna la tranquillità di arpeggi di chitarra pulita a parti distorte più rock e più grintose ma che non riescono ad emergere dando la sensazione di un tutto un po’ impastato. Probabilmente le idee trabordanti, la voglia di voler fare troppo e subito e la mancanza d’esperienza nell’amalgamare le buone e molteplici suggestioni penalizzano il duo genovese/bergamasco (vedi la conclusiva e strumentale Ades Dorma). Troppe le imprecisioni che sommandosi sporcano e coprono anche ciò che di bello e interessante c’è in ogni pezzo. Le voci troppo in secondo piano e spesso coperte, la batteria elettronica suona fin troppo finta e a volte fuori luogo, come in Vico della croce bianca che rimane comunque tra i migliori episodi del disco insieme al rock leggero delle chitarre accompagnate dalla batteria, vera stavolta, di Cacciavite. L’apertura è di quelle che dipingono atmosfere perdute e sognanti. La chitarra acustica suona le note e le pause, evidenziando tanto il suono quanto il silenzio, i piacevoli rumorini di sottofondo e le candide note dello xilofono. Le voci sfasate sono un ottimo spunto mentre le dissonanze create dalla chitarra iniziano a suggerire che c’è qualcosa che non va. Poi d’improvviso un’apertura quasi tribale con flauto e percussioni che ben poco si adatta alle splendide atmosfere evocate in precedenza creando un effetto straniante e quasi sorge il dubbio di essere ancora all’interno dello stesso brano (Domenica). E bisogna trovarsi alle 6 del mattino in piazza Navona per scoprire la vera anima de Il Garage Ermetico (La carezza). Ancora quelle atmosfere eteree e malinconiche create fin troppo bene dalla chitarra acustica e suggellate dalle voci e dalla chitarra elettrica per poi trasformarsi in indie rock puro che, con una degna produzione, non avrebbe niente da invidiare a certi Modest Mouse. Le percussioni, però, sfiorano sempre il limite dell’invasione piuttosto che accarezzare o accompagnare semplicemente. Tra gli aspetti da migliorare anche gli inserti di elettronica. L’idea delle fisarmoniche sintetizzate in Azzurroarancio di Lambrate è certamente interessante ma non riescono ad amalgamarsi a perfezione sul tessuto delle chitarre e delle voci, soprattutto nella coda in cui entra anche la batteria. I testi sono invece sempre interessanti accostandosi ad un immaginario spesso letterario, come quando le parole di Aldo Moro vengono rievocate su Prequel Noretta, nonostante siano spesso declamati da voci troppo struggenti che si intrecciano non sempre a perfezione determinando non di rado timide dissonanze. Madre di Dio e dintorni sembra avviare i propri passi su quel sentiero sterrato che conduce alla perfezione, dove le atmosfere non vengono assalite ma solo contornate dagli inserti di fiati, col solito suono di carillon che rende il tutto sospeso tra sogno e realtà come in un battito d’ali di farfalla, uno splendido Pinpilinpauxa. Che quelle ali possano spiegarsi per spiccare il volo più in alto possibile.

Credits

Label: Autoprodotto – 2008

Line-up: Daniele Suardi (voce, tastiere, chitarre, campionamenti) – Maurizio Bonfanti (basso, chitarre, campionamenti)

Tracklist:

  1. Domenica
  2. Vico Della Croce Bianca
  3. Cacciavite
  4. La Carezza
  5. Vuoti A Rendere
  6. Azzurroarancio Di Lambrate
  7. Prequel Noretta
  8. Cara Noretta
  9. Madre Di Dio E Dintorni
  10. Ades Dorma

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