Home / Recensioni / EP/Self Released / La fame di Camilla (EP) – La fame di Camilla

La fame di Camilla (EP) – La fame di Camilla

la_fame_di_camilla_epHo ascoltato molte novità musicali, in quest’ultimo periodo. Sonorità eccentriche, testi aggrovigliati e altri troppo spogli, voglia di distinguersi costruendosi una diversità che non si possiede. Eppure, sempre lì ritorno. Alla semplicità del sentire. Alla differenza data dal talento, dalla bravura, e non dalla scelta di trasgredire. La fame di Camilla, con il loro ep, portano altre onde di grazia a chi li ascolta. Cinque tracce, compresi due inediti che non bastano a saziare quella fame che muove il loro nome. L’ep si apre con Storia di una favola, il racconto di una madre che lotta anche contro la speranza per cambiare il corso della propria vita, costretta a lasciare i propri figli per poi riabbracciarli a favola compiuta. Commovente e meravigliosamente musicale, con la voce di Ermal a rendere preziosa ogni sfumatura. Segue Ne doren tende, brano dolcissimo in lingua albanese. Anche in questo La fame di Camilla vantano un’originalità data dalla loro natura, dalla loro origine. Ermal Meta porta l’eredità di una terra ambigua, fatta di colori e calore e luce abbagliante, eppure estrema nell’essere povertà e ricchezza senza equilibrio. Di quella terra lui è figlio e padre. Terzo brano, 39, è soffuso eppure crudo; tratta il tema della tossicodipendenza, o più in generale di chi sceglie di non scegliere, di chi si lascia morire perché ha paura di vivere, senza banalizzarlo con comodi giudizi da analizzatore clinico. L’ultimo verso è la sintesi di un pensiero e di un percorso fatto di emozione quesi feroce: “adesso dimmi eroe perchè non so volare, un corpo senza ali è più leggero della povere, adesso dimmi padre potrai mai ritrovare un figlio che non esiste più.” Non chiedermi niente è un brano che io trovo indiscutibilmente penetrante, denso, netto, magnifico. Parlare a denti stretti di un addio liberatorio, che però ci porta via la pelle, condensa il sogno rendendolo impossibile, menomato. L’illusione fa male, la disillusione uccide. E come da tradizione, si conclude davvero in bellezza con Sperare. Qui sono in difficoltà. Perché anche solo il dover spiegare una nota, un suono, nato lì in quel punto del brano, mi rende impotente. Come dover essere in grado di spiegarvi la perfezione non tanto del fiore quanto del suo instancabile gambo.
“Commuovermi stringendo una vita che ride che assomiglia un pò a me. Sperare di confondermi fra la mia gente …diventare….migliore..”

Credits

Label: Autoprodotto – 2008

Line-up: Ermal Meta (Voce, chitarra, piano, campionamenti) – Giovanni Colatorti (Chitarra, voce) – Dino Rubini (Basso) – Lele Diana (Batteria, sequenze) – Roberto Matarrese (Campionatori, fx)

Tracklist:

  1. Storia Di Una Favola
  2. Ne Doren Tende
  3. 39
  4. Non Chiedermi Niente
  5. Sperare

Links:MySpace

Ti potrebbe interessare...

IMG_5040

Sprecato – James Jonathan Clancy

La notte dell’anima non ha confini. Il castello del nostro Io più profondo non potrà …

Leave a Reply