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Tre volte Cristina Donà. Come un foglio bianco da riempire.

Se anche facessi la stessa cosa tutti i giorni, ogni giorno non sarebbe uguale all’altro. Non tutti la pensano come me, ma se tu riesci a capire e a imparare a farlo allora hai trovato la chiave di molte porte. Se impari a lasciare accesi i tuoi recettori allora anche andare nello stesso posto più di una volta non sarà mai uguale. Non pretendo di aver afferrato bene questa lezione, di esserne padrona al 100%, ma so che quando provo piacere devo cercare di afferrare la sensazione più volte che posso e nel farlo devo provare ad essere come un foglio bianco da riempire. E’ così che una sera di luglio sono montata in macchina per raggiungere Montale, oltre Prato.

Arrivo in un parco pieno di gente e zanzare per il concerto di Cristina Donà. Di quella sera porto con me il profumo dell’erba su cui il pubblico si è seduto e l’umidità dei contorni. Porto con me la smania di Cristina che non ci voleva seduti e distanti, sparsi (per ragioni di spazio) nel prato grande e che a un certo punto ci costringe ad alzarci per andarle più vicino. Vicini come una coperta, per farsi scaldare. Un concerto bellissimo e dolce, intimo e delicato fino alla commozione. Il pubblico pende letteralmente dalle sue labbra e si perde nei suoi gesti fragilissimi. Mi innamoro perdutamente dei suoi lampadari.
Poi mi capita anche di essere in ferie e di decidere di partire per Urbino dove il 9-10 si svolge Frequenze Disturbate. E indovinate chi suona? Ancora Lei. Passo una giornata ad osservare le pietre chiare di Urbino lasciando che il vento mi sollevi il cuore e i capelli e poi nel pomeriggio già mi preparo ascoltando le sue prove. Ma non sono pronta, perché quando parte il concerto questa volta c’è meno spazio per la tenerezza e molto di più per la simpatia. Lei ci fa ridere. Parla, racconta e ti perdi. Sorrido e mi lascio andare alle luci che in questo concerto sono spettacolari, complemento perfetto alla sua voce. Il duomo e il Palazzo Ducale non sono più cornice della Piazza, l’eterea ombra di Cristina è grandissima. I palazzi diventano sfondo.
Una notte magica in cui le stelle buone sono tutte in terra. In quella notte, mentre lei cantava Invisibile, ho trovato la casa per il mio cuore.
“L’amore a Settembre mi ha fatto sentire ancora leggera”… 2 Settembre… Firenze, secondo giorno di lavoro dopo le ferie. Ho bisogno che l’estate non sia ancora finita. Alle sette di sera monto in macchina con lo zaino nero e via. Cristina sale sul palco vestita con un gilet da Wonder Woman, voce possente e superpoteri. Una grinta da mozzarti il fiato. Stasera ha carisma magnetico. Comincia il concerto con L’aridità dell’aria. Lei con la sua chitarra e io già sento le saette nello stomaco. Mi lascio travolgere totalmente. Lei è un’onda e io voglio assolutamente essere investita dal suo mare. Nelle due ore di concerto mi sono trovata più volte con la voglia di urlare. La serata di Firenze è stata al cardiopalma sotto molti punti di vista. E’ stata una scarica elettrica. Assolutamente impeccabili tutti i musicisti. Fantastica lei, anche quando in mezzo a una canzone si inceppa perdendo qualche parola e, ridendo, avvia la dolce cantilena: “fantastico quando dimentico le parole”. Una di quelle serate che ti lasciano dentro tanta adrenalina.
Tre concerti che hanno avuto sostanzialmente la stessa scaletta, ma in realtà sono state tre esperienze molto diverse fra loro. E non è un accontentarsi. E’ che ogni volta vengo via con molte emozioni in più dentro la mia tasca. E tu? Sei pronto a percepire e a lasciarti riscrivere? (Lost Gallery)

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