Home / Editoriali / Please could you stop the noise?/No alarms and no suprises: Ok Computer… “he” buzzes like a fridge

Please could you stop the noise?/No alarms and no suprises: Ok Computer… “he” buzzes like a fridge

Il 2007 è stato l’anno degli anniversari della musica pop-rock. Quella musica che calcifica in ricordi sonori i momenti particolari della nostra vita. Nel 2007 sono scoccati i 40 anni di capolavori come il primo album omonimo dei The Doors, l’ottavo album dei Beatles Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, il debut album The Piper at the Gates of Dawn dei Pink Floyd. Per non parlare dei trent’anni di album come Never Mind The Bollocks dei Sex Pistols, Heroes di David Bowie ed i vent’anni di The Joshua Tree degli U2. Per una strana alchimia gli anni che finiscono con sette sono stati quelli più forieri di gemme per la storia del rock. Quindi, dieci anni fa, nel 1997 arrivò l’album Ok Computer dei Radiohead, proclamato da critica e pubblico il miglior album del ventunesimo secolo.

LostHighways ha deciso di raccontare secondo prospettive relative questo capolavoro, e non per i riconoscimenti che ha raggiunto ma perché rappresenta tutt’ora il flusso di coscienza dell’UMANITA’. Sono narrate e musicate le paure, le fragilità, la follia e l’alienazione dell’uomo fino alla sua autodistruzione inconsapevole. Si fotografa uno scenario tra sogno e realtà del decadentismo della nostra società che negli ultimi dieci anni è ancora più regredita rispetto a quella del 1997(vedi il contemporaneo In Rainbows).
Sono temi ancora attualissimi: la tecnofobia verso le nostre amate auto, potenziali nostre bare mobili in Airbag; le porcelline firmate Gucci, scalcianti e strillanti (simbolo della volgare e violenta ignoranza dei cocainomani del nostro tempo) di Paranoid Android; l’alieno che osserva la nostra alienazione (per paradoso) quotidiana in Subterranean Homesick Alien; l’inevitabile costrizione della società sul Romeo della soundtrack song Exit Music (For A Film); la ricerca di una rinascita dal caos entropico quotidiano attraverso lo spuntare di ali come reazione chimica isterica ed inutile di Let Dawn; i personaggi della black commedy surreale che, iniziata con Paranoid Android, continua nella giostra dei malvagi che dovranno essere arrestati dalla Karma Police; quindi il perno del album: Fittier happier
, dove il computer denuncia fittizie riflessioni su melodie acustiche umane troppo umane, dove l’uomo si fonde con la macchina nel suo processo di autodistruzione emotiva; eppure, ecco l’ascesa in Electioneering: il pianto di un bambino in cui rinasce la speranza, la vivacità dell’umanità che svela le sue manie psicotiche nella successiva Climbing Up the Walls… prima di risprofondare nelle amare riflessioni di No Surprises; la schizofrenia emotiva tocca la positività con Lucky dove c’è il colpo del genio: sfregare le corde sulla cassa nel punto in cui si dipartono dai i pioli, il suono onirico mai ascoltato fino ad allora; l’epilogo The Tourist è pura fluttuazione dopo il superamento della stratosfera sonora che è stata varcata nei brani precedenti.
Ok Computer è la summa dei nostri limiti emozionali attraverso mezzo secolo di musica pop-rock: ci sono Dj Shadow, Beach Boys e Jhonny Cash in Airbag; c’è la struttura a tre parti in Paranoid Android tipica di brani storici come A day in the life, Bohemian Rhapsody e Stairway to the heaven; ci sono Miles Davis, John Coltrane e lo spirito di Bob Dylan in Subterranean Homesick Alien; c’è Ennio Morricone in Exit Music (For A Film); ci sono i Joy division in Let Down; i Beatles in Karma Police; gli U2 ed i REM in Electioneering; Badalamenti e Cage in Climbing Up the Walls; ci sono i Beach Boys in No surprises ed infine i Pink Floyd in Lucky e The Tourist. Insomma Ok Computer è un poema escatologico e soteriologico in musica quanto la Divina commedia di Dante per il suo tempo. Aspettando che la pioggia purificatrice cada giù… LostHighways indaga i pensieri di alcuni musicisti italiani. Abbiamo chiesto qual è stato il significato dell’uscita di Ok Computer per il rock in generale e per la dimensione artistica di ciascuno… e, ovviamente, abbiamo avanzato la curiosità di conoscere la canzone più amata dell’album in questione. Interrogativi, volutamente semplici, per liberare spunti e sensazioni generati dalla rivoluzione sonora dei Radiohead, mai arrestatasi e foriera di squarci “anche” nelle dinamiche di diffusione e promozione dell’Arte: In Rainbows (2007) docet, l’album più ascoltato del momento e inesistente (nel suo concepimento), paradossalmente. (In collaborazione con Amalia Dell’Osso; un ringraziamento a Luciana Manco).

Paolo Benvegnù
Ok Computer
l’ho comprato di ritorno da Milano appena finito di masterizzare Rosemary Plexiglas degli Scisma. Ricordo che al primo brano ho come percepito uno strappo, come se qualcuno mi aprisse davanti limiti insondati e lontanissimi. Era quello che cercavo e quei limiti ancora per me sono distanti, e forse non ci arriverò mai. Perciò è più una lettura umana del disco. Per quanto riguarda il tipo di impatto sulla “storia” del rock… non saprei… molti hanno cominciato a cercare le stesse suggestioni. Quasi tutti senza cogliere l’aspetto vero della rivelazione Radiohead: la debolezza usata come forza.
Per me Ok Computer è una canzone sola. Non preferisco nulla a nulla. E’ come l’acqua. La vedi. E’ Perfetta.

Giuliano Dottori
Devo ammettere che quando uscì dieci anni fa poco cambiò nella mia vita. Non sono uno di quelli che si innamora facilmente delle cose “nuove”, sono piuttosto impermeabile. Vedevo passare molto spesso il video di Paranoid Android, bellissimo tra l’altro, ma non ci trovavo nulla di che. Poi circa un anno dopo mi hanno passato il disco e lì ho capito quanto ero stato stupido e superficiale. Il disco è estremamente profondo e denso. Dimostrava e dimostra tuttora come sia ancora possibile un uso creativo del suono, matericamente inteso… le batterie compresse fino alla distorsione, le chitarre che aprono scenari. La cosa bella è che si tratta comunque di rock, cioè due chitarre, basso e batteria, ma tutto suona maledettamente moderno. Penso che in fin dei conti abbia dimostrato che non è Pro tools ad uccidere la creatività, quanto piuttosto la chiusura della testa e l’asservimento alle logiche radiofoniche e televisive. In questo senso Ok Computer ha dato nuova linfa a tutto il rock e – ovviamente – anche un po’ alla mia musica, sebbene non sia molto radioheadiana.
Purtroppo ho ormai una deformazione professionale nell’ascoltare ed amare la musica: da un po’ di anni a questa parte mi piacciono soprattutto le canzoni che avrei voluto scrivere o che – almeno – mi piacerebbe suonare e cantare. Di Ok Computer amo alla follia No Surprises: una scrittura cristallina, un arrangiamento sopraffino, un testo profondo e molto spirituale. Insomma, è davvero perfetta per i miei gusti!

Cristina Donà
Con Grace di Jeff Buckley è il disco che ha riportato la qualità della musica pop-rock a livelli altissimi, “costringendo” chi fa questo mestiere a confrontarsi con un nuovo monumento della musica. Come direbbe mio marito Davide (Sapienza) Ok Computer è il The Dark Side Of The Moon degli anni ’90.

Sono legata ad Airbag perchè è dirompente e quando entra il basso mi commuovo sempre.

Epo – Ciro Tuzzi
Il terzo disco dei Radiohead ha rappresentato un cambiamento per la musica degli anni a venire. Il disco non è rivoluzionario come stile e come composizione ma lo è come qualità delle canzoni che lo compongono ed ispirazione. Rappresenta l’inizio della collaborazione tra i Radiohead e Nigel Godrich e la definizione di un suono tridimensionale. Una reinterpretazione delle esperienze del passato dai Beatles ai King Crimson, passando per Neil Young e i Pink Floyd. Un disco che parla di macchine ma suonato da strumenti tradizionali. I computer raccontati dagli uomini.
Exit Music (For A Film) per il pathos che esprime, il racconto di Romeo che cerca di svegliare Giulietta. Shakespeare alle prese con il Cut-up. Semplicemente meravigliosa.

Pitch – Alessandra
La prima volta che ascoltai Ok Computer rimasi senza fiato; fui rapita dalle note malate-malconce e sature di un sano romanticismo senza tempo in un momento in cui davo libero sfogo alla mia rivoluzione interiore… è stata la mia colonna sonora dell’estate ’97… credo che il segreto di questo disco sia nella “immediatezza sonora”, a mio avviso è un MONUMENTO MUSICALE del ‘900: grande capacità di arrivare al pubblico in maniera molto POP mantendo una raffinatezza unica ed esemplare.
Senza ombra di dubbio scelgo Karma Police (lo so, è scontato ma è la verita!) perchè avevo il dolore dentro e quella canzone mi faceva capire come poter reagire alle avversità della vita… beata gioventù!

Riccardo Sinigallia
Cazzo sono passati già dieci anni!!!??? Vabbè… Confesso che il mio rapimento da parte dei Radiohead è avvenuto in maniera definitiva e con un abbandono totale ed incondizionato con Kid A. Tuttavia i germi che i Radiohead hanno disseminato con i loro album precedenti a quello avevano germogliato anche nel mio bagaglio psicoemotivo, oltre ad aver costituito e rappresentato una pietra miliare indiscutibile del rock e della canzone d’autore contemporanea (cito banalmente per me i video di Karma Police e Paranoid Android). Ritengo che i Radiohead abbiano condizionato senza dubbio la maggior parte della musica occidentale degli ultimi dieci anni come non accadeva dai tempi dei Pink Floyd, se pensiamo ad un artista o a un gruppo singolo e non ad un movimento o ad un genere (come per esempio il punk, l’hip hop o l’elettronica). I Nirvana hanno avuto un enorme impatto, sicuramente anche maggiore per energia e per il carisma del loro leader, ma l’apice estetico e il punto di riferimento per musicisti, produttori, fonici ed esteti del suono e delle trasformazioni del linguaggio nella canzone rappresentato dai Radiohead non ha termini di paragone, se non nel passato. Tutto questo ha ovviamente colpito anche un ragazzo di Roma più o meno coetaneo e vicino alla loro ricerca, sicuramente lontano dai loro risultati (soprattutto dal punto di vista numerico). Anche se in questo momento il mio percorso personale è più orientato verso le radici della canzone, non posso non riconoscere nel mio essere e quindi in ogni mio passo l’opera (quella in questione, ma anche l’omnia) di Thom York e compagni.

El-Ghor – Luigi Cozzolino
Mi ricorda la mia adolescenza, i miei 15 anni ed è inevitabilmente tra le prime influenze. È un disco che racchiude in sè una grande dote, quella di riuscire a fondere il pop con l’avanguardismo musicale. Il primo grande esperimento dei Radiohead che li ha condotti ad altri capolavori. In quanto musicista, credo sia stato fortunato ad avere una grande guida come i Radiohead. Non credo si possa scegliere una sola canzone, è un album di “singoli”, la stessa Fitter Happier spesso mi ritorna in mente. Preferisco scegliere una b-side di questo disco come Palo Alto.

Moltheni
Per il rock in generale Ok Computer ha significato molto, ha fatto capire a tutti la grandiosità di una band che fino ad allora sembrava una buona band ma come tante altre. Per me invece è stato tutto molto relativo. Ho amato moltissimo Ok Computer, ma ho amato di più i lavoro successivi dei Radiohead.
Quello che ha posticipato l’album di cui stiamo parlando mi ha toccato più profondamente, mi ha scosso di più.
Sono legato a Let Down, ma è solo un legame di musicalità, di scelta di accordi e di sensazioni… null’altro.

JoyCut
Il contesto è quello del 1997, una decade esatta dall’uscita di tutti i più grandi capolavori della poetica creativa degli anni 80. Fino a quel momento soltanto i Radiohead di The Bends avevano provato a distaccarsi dal tessuto dell’attualità proiettandosi verso l’inaccessibile interrogativo del Nuovo Spazio Dimensionale. Riuscendoci tra l’altro. The Bends rimane il manifesto generativo di tutti i linguaggi sviluppatisi successivamente. Fino agli ultimi mimetici spunti della scena anglo-americana. Ok Computer (terza parte della filosofia Radiohead) afferma l’appartenenza alla civiltà multimediale. Globale. Alla dottrina economica industriale. Una radiografia d’assenso ai fotogrammi della civiltà. Pertanto si evince quanto non rappresenti soltanto un Album di musica Rock. Dalle matrici stilistiche di tutti i video che ne accompagnano il tracciato musicale alle sonorità futuristiche e fuori dai luoghi di senso comune.
Ok. Sembrano dire i ragazzi dell’Oxfordshire. Computer è in sospensione. Provateci a mettere un esclamativo o un interrogativo subito dopo. Svelato il senso della riflessione profonda. Un fare i conti con? Una volontà di accettazione dell’umana scalata al progresso incessante della mente. Non a caso la testa – luogo della mente? – capta come le vecchie radio infrante le frequenze degli intermundia sommersi. Da Ok Computer le normali band hanno smesso di comporsi di musicisti. Hanno cominciato a tradurre i pensieri in suoni.
Una delle “perle” imperdibili è senz’altro No Surprises. Decima traccia. 3,48 minuti di forma canzone allo stato puro. Sintesi perfetta dei codici Radiohead di questo lavoro. A partire dalla copertina del singolo in questione fino a concludersi con il graffio estetico della celeberrima dell’album. Un flusso di senso in un mondo dissennato. Saranno le macchine a guidare il nostro abisso sensibile? Non ci saranno Sorprese! Siamo noi alla guida. E, se vogliamo, sappiamo bene dove stiamo andando.

Lamia – Enrico Falbo
Ok Computer
secondo me può essere considerato il disco “ASSOLUTO” dei Radiohead. In questo lavoro c’è il loro inizio e la loro fine!!! Tutto ciò che hanno fatto e che faranno in futuro, credo sia già contenuto larvatamente in questo disco… persino il loro passato. Lo stesso The Bends o Pablo Honey riflettono l’immensa luce di questo capolavoro, poiché senza di esso, sarebbero solo espressione di una certa e dignitosa rivelazione dello scenario brit-pop di quel periodo. I Radiohead, però, sono andati sempre ben oltre la mera preoccupazione di conservare i risultati raggiunti nei vari stati intermedi del loro percorso artistico-musicale, riuscendo sempre a sorprendere proprio tutti, mettendosi in gioco come pochi hanno fatto, considerando la musica come un’incessante ricerca e valore da salvaguardare nonostante la fama e il successo continuino tante e troppe volte a demolire le “sane” intenzioni. La cosa più sorprendente di Ok Computer, credo sia stata la sua grande forza comunicativa così universale che ha scavato gli animi di ciascuno in questi dieci anni rendendolo a mio avviso un perfetto album Pop (con la P maiuscola) adatto a qualsiasi “tipo” o “forma d’orecchio”, (vorrei alludere agli alieni o anche ai cyborg…) e quindi soprattutto a quello più esigente. L’importanza che ha avuto nel rock in generale credo sia facilmente riscontrabile nel fatto che quasi nessuno prima di allora era riuscito nell’intento di condurre così al limite il sound elettrico dei singoli strumenti tanto da simulare un sound elettronico “da fantascienza”. I lavori successivi, comunque a mio avviso, non sono assolutamente inferiori e recano in sé il passaggio obbligato per Ok Computer come massima espressione del rock elettrico. Kid A e Amnesiac appena uscirono non furono tanto capiti nonostante l’incredibile successo delle vendite, poiché tutti si aspettavano un nuovo Ok computer, ma invece ci fu l’inevitabile svolta elettronica. Credo che soltanto oggi, a distanza di anni, questi due album abbiano ricevuto l’unanimità che meritavano… sarà perchè sono davvero l’emanazione più estrema e radicale di Ok Computer ? Per ciò che riguarda la nostra musica, i Radiohead sono stati indubbiamente il maggior punto di riferimento e di ispirazione così come lo sono per tantissimi gruppi attualmente.
Credo che la grandezza di Ok Computer si concretizzi proprio nella difficoltà di scegliere il brano migliore.
Ma se proprio devo scegliere, vi dirò Let Down, perché è stato per me il brano di OK Computer che alla fine ho rivalutato tantissimo e che all’inizio ingenuamente credevo fosse l’unico brano “debole” tra tutti gli altri capolavori presenti nel disco.

Mauve – Carlo Tosi
Indubbiamente è uno dei dischi più importanti degli anni ’90, ha significato moltissimo per tutta la musica rock. Credo si possa parlare di un “prima” e “dopo” Ok Computer, insomma dopo quel disco è successo il finimondo… geniale sotto tutti i punti di vista: canzoni, suoni, atmosfere. Pietra miliare.

Karma Police, l’associo a molti ricordi di quegli anni, e il ritornello di quel pezzo da i brividi. Anche se Paranoid Android ha dato lo “spunto” per il titolo di uno dei nostri pezzi.

Lo.Mo – Roberto Binda
Personalmente considero Ok Computer un grande disco di intenzioni… intenzioni di affrancarsi definitivamente da un genere, quello del brit-pop in quegli anni sempre più impantanato nelle sabbie mobili del mainstream o peggio ancora ostaggio del look cool a tutti i costi. Quel disco ci consegna alcune grandi canzoni divenute dei classici della musica inglese, come Karma Police e Paranoid Android, ma sopratutto getta uno sguardo ad altre musiche fino ad allora cadute nel dimenticatoio… krautrock e corrieri cosmici cominciano a diventare termini nuovamente di moda e Ok Computer il disco capace di riportare alla luce grandi band del passato come Can, Faust, Ash Ra Tempel e Tangerine Dream. A quel tempo io stavo per finire la mia esperienza con gli Asphodel, due dischi di energico psich-rock e a breve avrei formato i fortunati Bartok, dove posso dire con onestà che Ok Computer, ma soprattutto Kid A, ci spinsero ad osare sempre di più nella commistione tra rock, elettronica e sperimentazione.

Terje Nordgarden
Lo considero uno dei dieci migliori dischi mai usciti – un’opera completa come Grace di Jeff Buckley e XO di Elliott Smith e Kind of Blue di Miles Davis. Sicuramente ha ispirato tutti gli amanti di musica rock/pop alternative a comporre canzoni con grande qualità e capaci di contenere un mondo intero, un universo proprio. I suoni, la produzione… si tratta di… “milestone”. A me ha dato una direzione precisa, l’ha data alla mia musica malinconica, mi ha indicato come trasmettere emozioni e come meglio scrivere della bella musica, vera e sincera.
Paranoid Android è una sinfonia in sè. Exit Music (For A Film) cattura un’atmosfera oltre il buio e la solitudine dei film di David Lynch, Thom Yorke riesce a fare tutto ciò con la sola musica.

Macno – Mimmiz
La morte di Kurt Cobain e l’inevitabile fine dei Nirvana determinarono, per gli amanti di un certo tipo di rock, un vuoto che lasciò spazio a band che avevano poca confidenza con le chitarre; penso a Chemical Brothers, Portishead, Massive Attack e a tutta la scena elettro e trip hop che prese piede proprio, guarda caso, tra il 1994 e il 1998. L’uscita di Ok Computer riuscì a colmare, seppur con qualche anno di ritardo, quel vuoto desolante, parzialmente riempito nel frattempo dagli Oasis, band comunque lontana anni luce dalla classe dei Radiohead. Loro erano, e restano, una grande rock’n roll band. Non si scappa, nonostante le incursioni nell’elettronica. Ok Computer amalgama con sorprendente lucidità la sperimentazione dei Can, il melodramma degli Smiths e la lezione dei gruppi della Warp. Ha delle parti liriche concrete, seppur meravigliosamente visionarie: è stato il Sgt. Pepper’s degli anni novanta, senza dubbio.
E’ stata una rivendicazione generazionale per chi negli anni sessanta non c’era. Per la musica dei Macno è stato molto importante, certo. Saro (chitarrista) è un grande fan di Johnny Greenwood.
Sono consapevole che nella nostra musica non si senta in maniera evidente l’influenza di quel disco, ma ci ha insegnato ad osare e ad avere coraggio d’azione.
In questo momento penso ad Airbag, ma domani potrei rispondere altro… Ha un testo meraviglioso, parla in modo metaforico di come sia facile sfiorare la morte e, allo stesso tempo, di come sia difficile sopravvivere ai soprusi di un mondo che non funziona come dovrebbe funzionare. E’ un testo rivoluzionario, a suo modo.
E poi, quando entra il giro di basso, provo ancora oggi dei brividi.

Borde-aux – Angelo Dibello
Non so dire se OK computer abbia segnato il rock in generale, piuttosto penso che quest’album abbia cambiato i Radiohead e abbia permesso loro di distaccarsi dal Britpop a cui la band veniva associata fino all’era di The Bends. Una “mossa” inconsapevole, sicuramente una loro esigenza personale.

Ho vissuto i Radiohead dopo l’uscita di Ok Computer, i primi dischi non mi comunicavano molto. The Bends ha dei grandi pezzi, ma niente di “esclusivo”, facevano parte del polverone inglese di quel periodo. Nei Borde-aux il lato Radiohead lo si intuisce nell’uso dei suoni di fondo (loops, synth…), mi ha sempre affascinato quella componente della loro musica. Sono un grande ammiratore di Johnny Greenwood, il principale sperimentatore della band.

Per assurdo preferisco Let down, il pezzo più pop del disco. Ha la capacità di trasmettermi serenità. Comunque questa domanda per me è troppo riduttiva, il disco l’ho letteralmente consumato.

Gringoise – Ema
I Radiohead hanno rimodernizzato il rock e l’hanno reso quello che oggi noi conosciamo. Era da Nevermind dei Nirvana (1991) che non si sentivano arrangiamenti così innovativi. Per me i Radiohead hanno significato un punto di partenza, uno spirito di fare musica che ancora oggi seguo. Per il disco che stiamo registrando sto riascoltando a ripetizione Ok Computer e The Bends; vorrei ricreare quegli anni e reinterpretarli.

Paranoid Android, il video è uno dei più belli mai prodotti. La canzone è qualcosa di immortale negli anni. Rimasi folgorato la prima volta che vidi quel video. Non è una canzone, è un viaggio interiore nell’inconscio; a volte mi chiedo come siano riusciti a scrivere un pezzo così originale, così perfetto.
Musicalmente è un pezzo unico.

Nicola Pecci
Ho sempre pensato che l’effetto di Ok Computer nel mondo musicale fosse arrivato tardi, non immediatamente, come se avesse avuto bisogno, quel disco, di insinuarsi dentro i musicisti a poco a poco. Le cose belle hanno bisogno di tempo, la bellezza può essere faticosa e Ok Computer, inizialmente, forse è stato faticoso (almeno per me) come Grace di Jeff Buckley, ma sentivo che dietro si nascondeva qualcosa di enorme, e non appena ho assimilato i suoi “codici” non mi ha mollato più, mi si è appiccicato addosso. Si è appiccicato addosso a tutti noi. La sua vera forza penso stia nelle melodie, Tom Yorke ne ha scritte di bellissime per questo disco, ma bellissime perchè imperfette, storte, inconsuete e malate, malate di bellezza. Il suono… che è poi il suono che piace a me, è intimo e d’improvviso devastante. Tutti gli amanti delle belle canzoni penso debbano confrontarsi con la scrittura di Ok Computer.

E’ durissimo per me scegliere una canzone perché (suonerà strano) non riesco a ricordare i titoli di questo disco, per me è un’opera unica, una canzone sola, e lo ascolto sempre dall’inizio alla fine. Insieme al loro The Bends, Ok Computer è il mio disco preferito. Se proprio devo sceglierne una, dico: No Surprises. Nessun allarme e nessuna sorpresa, nessun allarme e nessuna sorpresa, nessun allarme e nessuna sorpresa, per favore. E la voce di Yorke che vince sempre.

Stella Diana – Raffaele Bocchetti
Tutti gli Stella Diana hanno ascoltato con passione Ok Computer dei Radiohead. Ricordo che quando uscì il disco in questione avvenne una sorta di “nobilitazione” del genere brit-pop, dal quale i Radiohead erano partiti coi primi lavori. Spostare così tanto le coordinate stilistiche, di sound, di contenuti di un’intera corrente non era roba da pochi. I Radiohead ci riuscirono.
Per me rappresenta la vetta massima della loro carriera e uno dei dischi più belli degli anni ’90. Cantato ipnotico e chitarre cariche di delay ed echi, sono le tracce permanenti rimaste nella musica di molti avventori.
Personalmente ritengo Climbing Up The Walls la punta di diamante di questo disco, la adoro anche nella versione dub.

Black Era – Blob
Nel 1997 io ascoltavo in effetti solo 2 cose a tempo pieno, i Cathedral e Tricky. ma quegli anni li abbiamo trascorsi praticamente dentro una vecchia opel vectra blu del chitarrista e le uniche cassette che c’erano in auto erano Ok computer e La favola di Adamo ed Eva. Credo che in macchina abbiamo ascoltato solo quello per quasi 2 anni. In principio, per quel che riguarda i Radiohead il mio era sicuramente un ascolto distratto… e cosi le “canzoni” hanno potuto farsi strada nel mio cervello in maniera davvero subdola. Sai come le canzoni che conosci da quando sei piccolo… conosco ogni millisecondo di quel disco, questo ascolto cosi distratto mi ha permesso di assimilarlo, oggi riesco ad ascoltarlo con più gusto, e continuamente scopro soluzioni e suoni che all’epoca non ero in grado nemmeno di notare. Cosa che non mi accade con gli altri 4 dischi successivi, perchè li ho analizzati costantemente per anni; con trasporto, ma anche con molta freddezza. Credo che stilisticamente Ok computer sia il disco dove lo stile compositivo dei Radiohead sia arrivato alla maturità, e successivamente da Kid A in poi hanno avuto la necessità di evolvere anche gli arrangiamenti di pari passo con l’enorme progresso della scrittura.
Sicuramente Paranoid android è uno degli unici pezzi nella storia della musica che mi lascia sempre senza fiato per la scrittura e per gli arrangiamenti, è spaventoso. Posso ascoltarlo per ore e mi sembra sempre scritto ora.

mn2.jpgMarco Notari
Scopro l’acqua calda dicendo che è stato un disco che ha segnato l’inizio di una nuova strada per la musica rock, e che in prospettiva storica credo rimarrà un disco generazionale. Per me, che già conoscevo i Radiohead per il precedente The Bends, è stato ed è tuttora una grande fonte di ispirazione (così come tutti i dischi successivi dei Radiohead). Ci colgo da un lato una straordinaria vena compositiva e dall’altro la voglia di svilupparla attraverso una ricerca pura e sincera al servizio della musica.
La canzone che preferisco è Paranoid android per almeno un paio di motivi. Innanzitutto perchè m
e ne sono innamorato dal primo ascolto e dal giorno in cui ho acquistato il disco la ascoltavo tutte le sere almeno un paio di volte prima di andare a dormire. Penso di essere andato avanti così per mesi…
Inoltre perchè si tratta di un brano che ha dimostrato che le cosidette regole secondo cui oggi una canzone di successo non può durare più di tre minuti e mezzo e deve avere un ritornello che arriva rapidamente sono stupidaggini decise da persone che pur lavorando nel settore musicale spesso di musica capiscono ben poco.

Video – Paranoid Android

Ti potrebbe interessare...

Benvegnù intervista

In fuga dalla carovana dei cortigiani, intervista a Paolo Benvegnù

Le conversazioni, quelle belle. Le occasioni commoventi di incontrare, tangendole, le curve perfette della personalità …

14 commenti

  1. Monumentale, spiazzante, avvolgente. Lettura che sfama ma non sazia, perchè così deve essere: curiosità, voluttà, memoria.Ancora e ancora.
    Un lavoro curatissimo e fuori dai soliti schemi. Collaborazioni di alta generosità artistica ed umana.
    Un inchino ai talenti, alle intuizioni, alla passione. Applausi all’entusiasmo, alla disponibilità, al tempo dedicato, ai voli di cuore, ai rossori d’anima.
    Grazie.

  2. Che dire…”Strabiliante”, leggere parole di artisti di un certo peso non fa altro che piacere. Un di più per continuare ad affermare che la musica accomuna e mai divide.
    La “Musica” è musica; vera “arte sonora”, dove un “quadro” può piacere ed un’altro no, ma la bravura dell’artista, ed in questo caso dei “Radiohead” resta comunque indiscussa.
    Personalmente arrivo sempre tardi ad apprezzare nuovi suoni, nuove poesie, nuove armonie che si fondono in un tutt’uno. Da poco sto ascoltando In Rainbows e devo dire che è davvero particolare. I pezzi si susseguono armoniosamente creando atmosfere particolari per ognuno dei brani. “Faust Arp” e “Jigsaw Falling Into Place” li preferisco; in essi il suono degli arpeggi sono fantastici e la melodia del cantato altrettanto…bhè logicamente resta un mio parere personale.
    Su Ok Computer Vi direi una bugia “mea culpa” è vero ne ho molto sentito parlare, ma in quegli anni ero recluso quasi 10 ore al giorno in uno studio tecnico a fare la gavetta. Però il brano “Paranoid Android” me lo ricordo e come proprio grazie al video surrealistico che l’accompagnava. Si parte da leggeri ed armoniosi giri di accordi, su cui si evidenziano di tanto in tanto altrettanti di basso per poi culminare con un assolo prorompente nella parte centrale. Ad un tratto come se iniziasse una nuova melodia, ma è evidente la fusione nel pezzo stesso, si fa largo la parte più triste del brano accompagnata da una sequenza decrescente di accordi che il buon “Yorke” col suo falsetto riesce a valorizzare al massimo per poi svanire in un “yeah” e sembra tutto finire.Ma non è così! Una vera esplosione di suoni, che lascia esterefatti, accompagna il brano alla fine vera e propria…che dire del testo, bhè davvero reale e molto critico sulla generazione degli anni ’80, ma anche molto attuale.

  3. wow!!!Beh tutto d’un fiato è come vedere Parigi dalla torre eiffel…un lavoro colossale per un panorama davvero unico!!!
    Nel 1997 i Radiohed sono stati il mio primo live davvero emozionante, un migliaio di persone credo, a Firenze…stipati in un palazzetto sportivo tra cani antidroga e tanta voglia di perderci…un bel ricordo e ciò chi mi ritorna in mente ora è un caleidoscopio di sensazioni e di luci, stupende, che mi riportano ad un periodo unico della mia vita:):):)
    XD MArio

  4. Grazie…alle “prospettive relative”, alla luce che emanano e dispiegano…a chi le ha tessute e a chi ha dato loro il suo respiro. La ricchezza di un pensiero e di un sentire dalle molteplici anime adorna di ulteriore meraviglia e poesia una musica preziosa, segno indelebile inscritto nella nostra storia, nelle nostre storie.
    Ad ogni parola, non si può che sentirsi grati.

  5. “Ok Computer” è stata la dimostrazione che nella nostra epoca i capolavori sono ancora possibili..grazie di aver celebrato degnamente questa perla della musica contemporanea.

  6. Quando nel 1997 è uscito Ok computer io avevo 16 anni ed ero già indirizzata all’ascolto di un determinato tipo di musica.
    Ok computer è stata la risposta difinitiva, l’apertura del sipario.
    Ed è bellissimo amare ciò che chi amo ama 😀
    Che scioglilingua!
    Complimenti a Vlady e Amalia…e agli artisti che ci hanno dedicato i loro pensieri.

  7. E’ stato un percorso molto intenso, sorprendente a tratti. Alcune strade seguite mi hanno parecchio toccata.
    Grazie a tutti per la disponibilità.

  8. Si potevano scegliere mille modi per raccontare i dieci anni di un album, voi avete optato per il migliore. Avete dato voce ad anime belle che con tutta la loro sensibilità ci hanno decritto ricordi, sensazioni… Complimenti e grazie a tutti quelli che hanno voluto lasciare un segno…

  9. brillante… semplicemente brillante! le autostrade perdute non potevano non incrociare questo lavoro…brilla di luce proprio, sicuramente… complimenti

  10. complimenti vlady ed amalia.
    complimenti per questo pezzo che è davvero strabiliante, come ha detto agos, e complimenti per tutto quello che state creando con amore e dedizione.

  11. Come sempre in ritardo ma arrivo pure io… La cosa più bella è che voi non smettete mai di stupirmi, davvero mai. Avete avuto un’idea bella e l’avete messa in atto in maniera eccezionale… Onorata di conoscervi!
    E poi Ok computer è un disco importante. Certo quando è uscito ero piccina e stavo ancora lontana anni luce dalla Musica…ma per fortuna c’era qualcuno ad istruirmi… Vi saluto i Radiohead quando li vedo…

  12. questo album è arrivato in un momento della mia vita in cui non sarei mai stata in grado di capirlo..
    l’ho ritrovato dopo, circa cinque anni fà.
    è stata una spinta forte nella ricerca della comprensione delle mie fragilità.
    è una strada che ho intrapreso e mi domando spesso dove porterà.
    Ho letto questo pezzo con molta ingordigia e non nego che sono rimasta stupita nel ritrovare i miei pensieri dentro parole di altri.

  13. Quando fu pubblicato Ok Computer avevo 13 anni…ne fui catturata sin dal primo ascolto, era completamente diverso dalle cose che ascoltavo in quel periodo..Mi lasciavo catturare dalle linee melodiche di Tom e dall’originalità dell’approccio chitarristico di Johnny Greenwood. Senz’altro è stato uno degli album che più ha influenzato il mio modo di interiorizzare la musica…Grazie per aver pubblicato un articolo su questo album..
    Feffa

  14. Bellissimo lavoro quello che avete realizzato con impegno e amore.. io l’ho letto a rate da tanto era lungo e interessante.
    Personalemente i Radiohead li ho “scontrati” con The Bends nel 1996, ero stufo delle band britpop e cercavo qualcosa di diverso e di nuovo che si avvicinasse di più ai miei gusti scuri e The Bends mi fece consocere questo gruppo inglese, facendomi dimenticare la mia “ultima rivoluzione”: i Nirvana!
    Nel 1997 ci fù la conferma con Ok Computer che il percorso musicale che stavo affrontando non era un fuoco di paglia, anche perchè lo stesso anno,un gruppo italiano gli Afterhours, uscirono con un album ch suonava così diverso dagli altri “Hai paura del buio?”.
    Si, il 1997 fù un anno di conferme e crescita.

    Complimenti ancora

    Mattia

Leave a Reply