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Non è abbastanza ancora – Bludinvidia

Otto anni di rock, di passione pura, di voce e suono direttamente dallo stomaco alla coscienza, al cuore, per banalizzare o per sottolineare la pulsazione, la direzione.
Perché basta un ascolto per nobilitare il frutto di tanta dedizione. Perché il vero musicista è chi non conosce altra educazione, se non l’arte e la sua espressione.
I Bludinvidia confermano quello che è il significato stretto della parola “talento”: capacità, ingegno, genialità.
Non è abbastanza ancora è un messaggio, un manifesto, un simbolo. Quello che può definirsi un concept album, per la stabilità nell’affrontare il tema dell’abuso della tecnologia, dello stupro costante della macchina sulla natura.
Dieci brani che si attendono e si completano, taglienti ma accessori, dove la comunicazione è naturale, spontanea, intima e concreta, molto dentro e molto fuori.
Testi significativi più che significanti, dove l’estetica va di pari passo con l’intima ragione, con la poesia della carne, non della forma.
Nonsense che richiamano visioni del passato, brevi frasi adagiate su calde distorsioni immerse in suoni noise, rock, grunge.
Registrato in presa diretta, questo album sceglie di essere antiradiofonico, volutamente alienante nella rete delle strade facili, dignitosamente legato al concetto di live, di personale rapporto con il pubblico, di scambio equo di sensazioni.
Indispensabile per un gruppo che vanta quasi mille esibizioni dal vivo.
Il disco si apre con Television man: la perdita di indentità, la dipendenza, l’impressione di essere “avanti” e scoprire che si è invece primitivi.
Elettroshock è sulla stessa linea, ma contiene messaggi di speranza più netti, la possibilità che la fantasia crei delle alternative all’assenza di stimoli.
Non è abbastanza ancora: seguiamo gli insegnamenti di chi ha imparato dai propri errori, ma non è sufficiente l’ubbidienza, è necessaria l’indipendenza, l’istinto, la presa di coscienza senza maestri, i nostri errori.
Segue una riuscitissima cover di Insieme a te sto bene di Mogol e Battisti. Guardare al passato per non rinnegarlo, per sottolineare la genuinità che a volte è perfezione, per gettare un’ancora e subito dopo ritrarla per proseguire il viaggio. Senza dimenticare.
Babysitter è un ritaglio di vita comune come un ritaglio di giornale. Cercare un’occupazione per la necessità di guadagnare, “cerco un lavoro in cui non posso sbagliare”. Perché molti sono inevitabilmente costretti a lavorare per avere, ma certamente tutti siamo liberi di essere. La realtà presentata con la sottigliezza dell’arte.
Danneggiamento del sistema periferico: quanta vastità andrebbe persa se la nostra mente si riducesse ad un computer, ad una scatola di bit, di numeri? “Voglio qualcosa che non sia di gomma o plastica… Voglio qualcosa che non mi addormenti l’anima”. Canzone simbolo dell’intero album. L’urgenza di dibattersi e di salvarsi, di ritrovarsi e di imporsi per non essere falsificati, snaturati dalla prepotenza della scienza, che nell’eccesso da evoluzione può diventare deficienza.
Sterile è un affronto, occhi negli occhi. Un cosciente addio non voluto ma già scritto. Guardare le spalle di chi si allontana e restare muti. Rabbia che non diventa odio. Ma consapevolezza di quanto l’aridità possa frenare i voli. Di quanto sia difficile abbassare lo sguardo e rialzarlo nel vuoto. “…a non rivederti mai. Stammi bene e questa volta non commettere altri guai.”
Sei nella mia mente, un intreccio di immagini, di illusioni. Nell’immediatezza di tutto, attendere, desiderare. Amare un’anima senza corpo, parole senza labbra. ”Sei nella mia mente. Cosa è più importante?”. Un incontro virtuale. Sfiorarsi le dita sfiorando dei tasti. Credere possibile quello che non è ancora tangibile.
Cara Dolly, un chiaro riferimento all’esperimento di clonazione, mette in risalto la corsa contro il tempo, non accettando i suoi segni e le sue privazioni, creando miracoli di manifattura grazie al dio denaro, evitando i momenti come proiettili, invece di viverli, di fermarli, di eternarli.
E il disco si conclude con Nell’aria, un pezzo che non mette fine a niente, un brano senza tempo, di visionaria perfezione di note e lettere, di colore. Di ombre e luci ad alternarsi. Di ricordi in bianco e nero e di passi a colori verso domani. Calore di maternità e di incondizionato, nello stile più graffiato e strepitante, lontano dalle solite canzoni d’amore di catene di montaggio. Parole “dolenti in verità”. Vacillare nell’aria, in ascesa, bagnato di polline. Fino alle prime nuvole. Oltre. Sicuramente uno dei pezzi migliori, che resta nella gola come un grido soffocato. Eternamente in attesa di essere liberato.
Quella dei Bludinvidia è musica che rompe gli schemi, che rassicura e assicura, che vuole il proprio posto, non per forza il primo. Che vuole sempre di più. Che Non è abbastanza ancora.

Credits

Label: Start Records / Suoni Music – 2004

Line-up: Marco Ancona (voci, chitarre) – Ruggero Gallo (basso) – Paolo Provenzano (batteria) – Andrea Mucelli (synth, percussioni, chitarra acustica)

Tracklist:

  1. Television man
  2. Elettroshock
  3. Non è abbastanza ancora
  4. Insieme a te sto bene
  5. Baby sitter
  6. Danneggiamento del sistema periferico
  7. Sterile
  8. Sei nella mia mente
  9. Cara Dolly
  10. Nell’aria

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Un solo commento

  1. Sempre attenta e precisa. Con la giusta dose di liricità e analisi. Grazie Lucy!

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