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Teste, mani e strumenti: intervista a Luca Urbani (Zerouno)

zerouno_inter01Zerouno, ovvero persone, musiche, esperienze, percorsi, strumenti diversi che convergono in un collettivo. Espressioni differenti che si riuniscono e si scontrano in forma canzone. Costituito qualche anno fa, il progetto Zerouno ha pubblicato nel 2009 il suo secondo lavoro: Zerouno.2.
LostHighways segue con piacere idee e progetti che dimostrino il valore aggiunto dello scambio e dell’interazione nella creazione artistica. Per questo abbiamo fatto qualche domanda a Luca Urbani che, oltre l’esperienza Soerba, si è lanciato in quest’avventura mutevole. Ad accompagnare la lettura, L’Individualista (in streaming autorizzato), estratto proprio dall’ultimo lavoro di questo ensemble.

Innanzitutto, spieghiamo ai lettori di LostHighways come nasce e come si evolve Zerouno, un progetto che muta nel tempo e nei suoi componenti…
Come tutte le cose che faccio, il progetto Zerouno è nato casualmente dalla voglia di stare insieme, di fare musica e di provare ad affrontare le canzoni in maniera diversa. Mi piace coinvolgere musicisti che siano anche amici. Il confronto sul piano della ricerca, anche quando le idee non combaciano al 100%, è sempre stimolante e anche divertente (soprattutto quando non combaciano).

Zerouno si esprime attraverso la forma del Collettivo, da sempre ospita diversi partecipanti e contributi. Come nascono le vostre collaborazioni?
Come dicevo, le collaborazioni sono incontri che si fanno, poi ci sono le affinità musicali che legano una persona all’altra. Più teste, più mani, più strumenti equivale ad avere più idee e più voglia di lanciarsi anche in nuovi percorsi. Il Collettivo permette questo: non c’è un leader, ma solo (e non è poco di questi tempi, secondo me) gente che si confronta, anche su particolari che possono sembrare secondari a molti ma non a noi, come foto e copertina.

zerouno_inter03Ci sono stati molti cambiamenti tra le due opere del collettivo Zerouno, anche nell’approccio musicale. Ci raccontate un po’ come si sono sviluppate le idee?
Il primo Zerouno è stato fatto principalmente da tre persone, ovvero io, Simone Cattaneo e Pedro Fiamingo. Poi abbiamo cercato i cantanti che avremmo voluto con noi e successivamente li abbiamo invitati ad interpretare i brani.
Nello Zerouno.2 si sono cimentate fisicamente ed attivamente ben sette persone da subito. E’ diventata una specie di rock band a tutti gli effetti con due cantanti solisti, Lele Battista, presente anche nel precedente progetto e che in questo caso canta quasi tutti i brani, ed io. Questo ha portato ad affrontare il progetto con un’attitudine completamente diversa. Anche durante la stesura e la preparazione abbiamo suonato moltissimo, e l’album ha preso questa piega, che ci soddisfa molto.

Il vostro legame con il mondo musicale è di vecchia data, ognuno ha percorsi importanti e differenti alle spalle. Cosa del vostro passato e delle vostre esperienze soliste avete portato nel progetto Zerouno e viceversa?
Io principalmente ho portato le composizioni e sono stato ben lontano dall’arrangiamento e dalla produzione (affidata a Matteo Agosti), proprio perché volevamo fare un disco privo di elettronica. Poi ognuno ci ha messo del suo con ogni esperienza, personale, singola o di gruppo.

Un aspetto molto importante delle vostre composizioni è quello testuale. Sembra proprio che la musica non possa prescindere da un messaggio…
Tengo molto alla parte letteraria. Cerco di esprimere ciò che vedo e che sento nella maniera più semplice che conosco. Mi piace scrivere, ma non lo faccio cercando di lanciare un messaggio, e se questa cosa accade, forse è proprio per la semplicità dei concetti che vengono scritti e cantati

L’individualista è uno dei brani che mi ha colpito di più. Qui descrivete una figura umana contradittoria, in bilico tra diverse pulsioni. “Ama farsi capire” ma teme il giudizio altrui; “Odia il potere ma poi governa il mondo…“. Mi piacerebbe approfondire questo personaggio…
L’ individualismo è proprio un male dei nostri tempi. Dipendiamo uno dall’altro ma non si riesce a fare delle cose insieme, e non si capisce perché. E’ vero, siamo tutti più egoisti ed insicuri, però proprio perché ci si sente deboli e scoperti, dovremmo fare blocco comune. Ma non succede, né nelle piccole cose, né nell’arte e tanto meno nella politica. Ti ricordi l’elezione di Bush? E’ un esempio e un momento storico che mi ha molto colpito; forse è anche per questo che amo il discorso del Collettivo.

zerouno_inter02Un brano cui siete particolarmente legati voi, invece?
Concordiamo quasi tutti su Niente è per sempre ma io amo molto anche Lontano.

Una parte del mestiere del musicista si svolge sul palco. Voi come traducete dal vivo la vostra musica?
E’ molto suonata, è da rock band, il che per me è assolutamente un nuovo modo per vivere la musica dal palco. Tieni presente che essendo in sette siamo anche molto difficili da gestire. Ognuno ha i suoi impegni e i suoi tempi: Lele fa i suoi concerti come io i miei… altri militano in altre band. Prima o poi, però, dobbiamo rispondere tutti all’appello. Ad esempio a Novembre avremo una data a Milano, alla Casa 139 e vedremo che succederà.

L’individualista – Preview

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