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A Moon Shaped Pool – Radiohead

rh_2016Il nono album recita l’ineluttabilità dell’oscurità di questi tempi dalla socialità malata. Il ritorno dei cacciatori di streghe, il ritorno del Medio-Evo. L’implosione dell’individuo. La ricerca vana d’amore, di calore umano. Le emozioni sono diventate sintetiche e la nostalgia dell’uomo primitivo è dietro l’angolo. La contaminazione dell’animo umano è lo specchio del disastro ambientale di cui ogni giorno l’uomo si macchia. Sullo sfondo di questa decadenza socio-ambientale la fine di una relazione durata 23 anni tra Thom Yorke e la compagna Rachel Owen. Il danno di “mezza vita” è stato fatto, il senso metaforico e letterale che si coglie ascoltando all’indietro gli ultimi versi di Daydreaming (tra i pezzi più intensi del disco). Il dolore di Thom Yorke è la colla che lega le diverse attitudini dei membri della band che hanno importato tutte le loro esperienze soliste. L’amore per la musica classica e per le colonne sonore di Jonny Greenwood si manifesta in quegli arrangiamenti orchestrali, in quegli archi ritmico-impetuosi, in quelle parti corali di brani come  Burn the Witch e Decks Dark. Le batterie minimali di Phil Selway, le ardite linee di basso di Colin Greenwood e gli imprevisti assoli di Ed O’ Brien forniscono densità unica alle atmosfere paranoiche ed oscure di brani come Ful Stop e Identikit. In questo sound cangiante e poliedrico c’è spazio per colori psycho-folk tendenti lievemente al progressive di brani come Desert Island Disk e The Numbers. C’è la consueta ballata di piano subacqueo come Glass Eyes. E sicuramente siamo davanti a quelle magiche intuizioni di primi album come The Bends, Ok Computer e Kid A, ma tutte rielaborate e amplificate dal tempo e  dalla consapevolezza della propria arte. In Present tense la malinconia radiohediana si commuta in un’incredibile bossanova moderna. In brani come Tinker Tailor Soldier Sailor Rich Man Poor Man Beggar Man Thief riaffiora anche l’ultimo Yorke solista di Tomorrow’s Modern Boxes. Ma il pezzo che ipnotizza l’ascoltatore è un ripescaggio dal passato, quella True Love Waits dove la chitarra acustica delle esecuzioni live viene rimpiazzata dalle tastiere, regalando una dissolvenza d’amore senza eguali. E’ proprio in questo brano che troviamo la pregevolezza di questa band, la volontà di non fermarsi alla prima soluzione stilistica di un brano, di eseguirlo live per parecchi anni, prima di trovare la perfezione sonica giusta. Questo approccio si chiama arte ed è una cosa molto rara in quest’epoca della musica digitale. È l’attitudine di band come i Pink Floyd che hanno segnato la storia della musica del secolo scorso.  A Moon Shaped Pool non è il disco di una band stanca che ha scavato pezzi dimenticati nel cassetto del tempo.  A Moon Shaped Pool è il punto di approdo di una ricerca della bellezza che commuove, queste dieci canzoni possono avere per i Radiohead il senso che Le Ninfee ebbero per Monet.

Credits

Label: XL Recordings – 2016

Line-up: Thom Yorke (voce, chitarra ritmica, pianoforte) – Johnny Greenwood (chitarra, tastiere) – Ed O’ Brien (chitarra, voci) – Colin Greenwood (basso, synth) – Phil Selway (batteria, percussioni, cori)

Tracklist:

  1. Burn the Witch
  2. Daydreaming
  3. Decks Dark
  4. Desert Island Disk
  5. Ful Stop
  6. Glass Eyes
  7. Identikit
  8. The Numbers
  9. Present Tense
  10. Tinker Tailor Soldier Sailor Rich Man Poor Man Beggar Man Thief
  11. True Love Waits

Links:Sito Ufficiale.

Daydreaming – video

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