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Una città esposta – Cesare Malfatti

recensione_cesaremalfatti-unacittàesposta_IMG_201509Cesare Malfatti in questo inizio di un nuovo autunno ci regala la sua città esposta, exposta.
Non si tratta di un refuso, exposta, expo: indovinate a quale città si fa riferimento?
Ma andiamo con ordine, quello che, soprattutto all’inizio di un nuovo autunno, risulta indispensabile.
Cesare Malfatti: ex chitarra degli Afterhours a cavallo delle decadi ’80 e ’90; cofondatore dei La Crus con Mauro Ermanno Giovanardi; ideatore degli Amour Fou qualche anno dopo. Insomma, un musicista con un bagaglio artistico molto superiore agli standard di misura imposti da Ryanair.
Milano a place to be” (la città exposta di cui sopra) è l’iniziativa ideata da Expoincittà che ha raccolto l’intero programma culturale Milanese durante i sei mesi di Expo in un calendario tematico rappresentato da sei capolavori dell’arte cittadina abbinati a una parola chiave scelta da Alessandro Cremonesi (membro dei La Crus insieme a Malfatti).
Per ognuna delle sei opere Malfatti ha realizzato un brano, avvalendosi per la stesura dei testi di autori come Francesco Bianconi e Kaballà, Paolo Benvegnù, lo stesso Alessandro Cremonesi e Luca Morino. L’album contiene anche altri sette brani, in rappresentanza di altre sette opere controculturali presenti a Milano, con la collaborazione questa volta per la scrittura dei testi di Luca Gemma, Gianluca Massaroni, Luca Lezziero e Vincenzo Costantino Chinaski.
Il Quarto Stato è il primo brano – opera scelta: un arpeggio di chitarra nitido, preciso e cadenzato segna l’avanzare della nuova classe sociale. La batteria elettronica, raddoppiata nel tempo, riempie e dà spessore con profondità alla storia descritta.
C’è un rhodes ad accoglierci in Mozart (il figlio); qui, Malfatti con Luca Gemma ci descrive quanto è strano per un figlio essere ricordato solo per le gesta del padre, come è successo appunto al figlio di Mozart, che ha trascorso la sua vita come impiegato per il comune di Milano.
Ne Il bacio c’è l’interpretazione di Paolo Benvegnù del celebre dipinto di Hayez, e la voce nei cori e controcanti di Chiara Castello (2 Pigeons. I’m not a blonde). L’infinito del bacio, l’immortalità del ricordo per il soldato che lascia con quel bacio la sua amata, si fonde con un ritmo sincopato e dolcemente elettronico bene amalgamato al soave sussurro delle voci narranti.
In Concetto Spaziale è la tela a parlare di sè: una nuova corrente artistica, quella dello spazialismo, prende piede a Milano, forse l’unica città a poter ospitare e capire questa nuova idea di libertà. “Toccami, tagliami, Lucio Fontana usa il coltello che male c’è, arte e realtà hanno un’anima sola, non c’è confine tra me e te”. Sono Francesco Bianconi e Kaballà a cullarci ritmicamente sul ricordo di scie di libertà che furono. E Bianconi, qui, ha lasciato la sua impronta sempre prepotentemente riconoscibile.
C’è un divenire ossimorico tra L’ultima cena, pezzo rock, ruvido e deciso, La Pietà, soave e timidamente ondeggiante, e la ritmicità dispari di Ho Chi Minh, condita dalle chitarre funky di Giovanni Ferrario.
L.O.V.E., acronimo di Libertà Odio Vendetta ed Eternità, è dedicata al dito medio di Cattelan, posto davanti alla Borsa di Milano. Che siano i barboni stanziali proprio li davanti che, ogni notte, lo dedicano, quel dito, con il suo significato intrinseco, ai signori della finanza di Piazza Affari?
La conclusione è lunga, melodica ed acustica: Lo sposalizio della vergine ci conduce con pacata malinconia alle porte della città.
La città esposta di Malfatti è una città complessa che vive di nostalgici ricordi e indecifrabilità future; probabilmente chi ha vissuto Milano in maniera più intima potrà apprezzare maggiormente sfumature e rimandi geopolitici. Si tratta di brani sentiti emozionalmente dall’autore (dagli autori) e resi omogenei in un flusso continuo di melodie piacevolmente orecchiabili. Misura e raffinatezza.
Forse la lunghezza dell’ excursus può far correre il rischio di lasciare qualche opera senza l’attenzione che meriterebbe; del resto, però, è sempre difficile mettere dei confini all’arte.
Un album da ascoltare per un viaggio immaginifico nei piccoli e grandi capolavori, exposti o nascosti, della città di Milano, e per poter finalmente rispondere, a distanza di mesi dalla sua apertura, all’annosa domanda: ma l’Expo, in fondo, a cosa ci serve?

Credits

Label: Adesiva Discografica – 2015

Line-up: Cesare Malfatti

Tracklist:

  1. Quarto Stato
  2. Mozart (il figlio)
  3. M il carattere di Noorda
  4. Il Bacio
  5. Concetto Spaziale
  6. L’ultima cena
  7. La pietà
  8. Il teatro continuo
  9. Ho Chi Minh
  10. Cascina Campazzo
  11. L.O.V.E.
  12. El tombon de San Marc
  13. Lo sposalizio della vergine

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