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Ghost Dance – The Mantra Above The Spotless Melt Moon

Ghost dance era un rituale sacro diffuso tra gli indiani d’America, una danza eseguita al fine di  trasformare in realtà la speranza per un mondo di pace, prosperità ed armonia. Col passare del tempo, però, divenne una forma di protesta contro il dominio dei bianchi che, unita al fanatismo delle tribù seguaci di tale pratica, portò al massacro del popolo Sioux nel 1890. E la danza degli spiriti, in inglese Ghost Dance appunto, è il titolo del secondo full length della band napoletana The Mantra Above The Spotless Melt Moon (a.k.a. The Mantra ATSMM), giunto a distanza di due anni dal primo disco e, facendo un ulteriore passo indietro, dopo due EP e uno split in vinile realizzato assieme agli irlandesi God Is An Astronaut. E le figure danzanti in quel bosco raffigurato nella copertina dell’album sono, ad esempio, la maschera di Harlequin e Manao Tupapau, il demone polinesiano raffigurato nel celebre dipinto di Paul Gauguin (Lo Spirito Dei Morti Veglia). Delicata e malinconica la prima, con la voce di Adriana morbidamente adagiata su un tappeto di chitarre, tastiera ed effetti elettronici, i quali sembrano riprodurre le interferenze di una comunicazione con altre forme di vita e, assieme alla batteria, fuochi d’artificio uditi in lontananza. La seconda, invece, è l’ultima traccia del disco ed è ripresa anche nell’intro, chiudendo così quel cerchio lungo il quale si disponevano uomini e donne di una tribù nell’antico rituale. Descrive in musica, attraverso un sound più cupo, il terrore dell’oscurità provato dalla giovane amante di Gauguin ed accentua l’alone di mistero e pericolo del demone incappucciato raffigurato vicino al suo letto. Atmosfere floydiane si assaporano in quella che è la traccia clou dell’intero lavoro, si parla di The Wolf, con i suoi arpeggi di chitarra, la batteria ora più lenta ora più dinamica, gli “ululati” alla luna della vocalist, il sax in chiusura del pezzo. Un rock più ruggente e un cantato che ricorda, nei toni di voce più alti, la O’Riordan dei Cranberries si può individuare in Trieste, mentre intimista e sensuale è Blue Army, più ariosa nei momenti in cui si inseriscono i cori, psichedelica nei suoi effetti elettronici.
Luci e ombre, un piede nel sogno e uno nella realtà; un genere che spazia tra post-rock e progressive, elettronica e psichedelica: questi sono gli ingredienti del quartetto campano e di Ghost Dance. Una conferma di quanto è stato fatto in passato e un promemoria uditivo per non commettere l’errore di perdere di vista questo gruppo nostrano. Soddisfatti!

Credits

Label: RareNoise Records – 2012

Line-up: Adriana Salomone (chitarre e voce) – Davide Famularo (basso e synth) – Maurizio Oliviero (chitarre) – Salvio Sibillo (batteria)

Tracklist:

  1. ATSMM
  2. Heads Or Tails
  3. Death Baby Chicco
  4. The Wolf
  5. Trieste
  6. Blue Army
  7. Harlequin
  8. Constellations
  9. Slow Motion
  10. Fast Forward
  11. Manao Tupapau

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