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Assemblando oceani per annegare in pace – Insooner

Questo album mi è piaciuto da subito. Sarà perché amo il genere, il rock sperimentale, alternativo, cantato in italiano. Sarà che questo alternarsi della voce di Juan con quella di Matteo è certamente un valore aggiunto, perché sono entrambe delle bellissime voci, una più giovane, limpida, l’altra più calda, roca. Sarà semplicemente perché riconosco un’identità. Il suonare con la risolutezza  di chi deve farlo, necessariamente. Assemblando oceani per annegare in pace è un album carico di cose da dire, e lo fa con nove tracce ampie e intime, fonde. La prima, Luci Catodiche, già ci prepara a quello che ci accompagnerà per questi trentasette minuti di lotta col mare, come metafora di tutto quello che conosciamo, che sappiamo, che ci dice la nostra mente, che ci nasconde la nostra mente. Come ciò che regala, che strappa, che abbandona, che toglie. Il mare e tutta la letteratura, la musica, l’arte in senso più ampio che ce l’hanno descritto in ogni modo. Questo album è l’altra visuale, una di quelle che io personalmente sento tra le più vicine. Akira Pandemonium è una corsa nei ricordi, un luogo da raggiungere, la musica spinge verso qualcosa che le voci raccontano. Ed è un luogo che comunque non tocchi. Non conosci. Iperuranio esplode dopo un accenno di pace, con un testo surreale, di elementi freddi che nel sentimento di fondo bruciano, come una magia che solo qui si spiega. Scintillanti matasse di seta nello stomaco ha un titolo che mi ha fatto pensare ad una serie di possibili srotolamenti nel testo, ma mai avrei previsto la grazia del risultato finale, la sintesi di ciò che non è sintetizzabile, di ciò che accade, dentro, rendendoci possibile il fuori, l’esterno, l’oltre. Atolli di cenere è quella che forse preferisco, una di quella canzoni d’amore che ti riconduce ad una persona tua. Quel piccolo miracolo che solo alcune canzoni sanno fare. Holydays in micene è quasi il seguito del brano precedente, ugualmente densa di emozione e di esperienza, fino ad arrivare a Da qui posso toccare l’orizzonte, che già dal titolo ha questo evidente connotato onirico, ricco di possibilità, di quell’onnipotenza che danno solo i sentimenti che ci rendono deboli. Poltergeist, spirito rumoroso dal tedesco, una delle più suggestive ipotesi del paranormale. Un brano che a metà sembra ingoiare la sua stessa coda, chiudendosi in un lentissimo movimento, “vaporizzeremo sussurrandoci poesie raggi pallidi sbiadiranno questa oscurità proiettata altrove” e poi il sussurro, di un “altrove” che è davvero altrove. Ci guida altrove. E si ripete, si ripete, fino a che l’oscurità non si rompe in un eco.  L’album si chiude con Praga dorata, con il bellissimo video vincitore di Cortisonici 2011, degno del brano. Una conclusione perfetta.
La bellezza di questo album è racchiusa in tante piccole cose che non si possono elencare. E ho amato questo rivolgersi sempre ad una persona, direttamente, faccia a faccia. Dire “tu” e non dire “lei”. Banalmente prendere voce per dire e non per raccontare solamente. Aprire l’Io verso Te. Niente di filosofico, o forse tutto. O forse di più.

Credits

Label: Autoproduzione – 2010

Line-up: Juan Di Stefano (basso, voce – Matteo Renna (chitarra, voce) – Gian Maria Gallicchio (batteria)

Tracklist:

  1. Luci catodiche
  2. Akira Pandemonium
  3. Iperuranio
  4. Scintillanti matasse di seta nello stomaco
  5. Atolli di cenere
  6. Holydays in micene
  7. Da qui posso toccare l’orizzonte
  8. Poltergeist
  9. Praga dorata

Links:Sito Ufficiale,MySpace

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