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In autunno ci sarà una bella luce: intervista a Claudio Domestico

Una chitarra, una voce delicata e rugosa, d’istinto blues e di velluto folk, e poi una polvere di parole intime e morbide nelle tasche. Ho scritto questo di lui, una volta. La sensazione a monte è sempre stata chiara e netta. Una sensazione di purezza e sentire forte, buttati fuori senza troppi calcoli. Del resto la nudità è uno stato d’istinto. E nude sono le canzoni di Claudio Domestico. Lo capisci subito che non giocano a chissà quali indovinelli artefatti, a quali castelli di rimandi oscuri, a quali maschere di circostanza. Lo capisci subito che hanno a che fare con la vita così come scorre, nelle sue linee più dure eppure di forza. Dici Claudio e dici poesia che cerca poesia, nelle parole e nella musica. Ed è tra le poche voci più belle di Napoli (e non solo), adesso. Controvento anticipa il suo secondo disco a firma Gnut. Il rumore della luce uscirà in autunno. Del tempo che lo aspetta, e di altro, ne ho parlato con lui. La semplicità tende la mano alla sincerità.

E’ uscito il tuo nuovo singolo, Controvento. Tu sei così, no?
Sono molto di più ma anche molto, ma molto di meno.
Le canzoni hanno potenzialità enormi che non ti aspetti e non ci pensi quando le scrivi.Te ne accorgi solo quando le vedi venire a contatto con la sensibilità delle persone che le ascoltano. In quel momento raggiungono la loro essenza e la loro vera forza. La musica è comunicazione, le canzoni sono messaggi cifrati per tutti quelli che hanno voglia di cercare la combinazione. Tutto per arrivare ad un reale e sincero scambio di emozioni che è il fine ultimo di questo processo creativo.
Quindi io come artista e questa mia canzone siamo qualcosa che non dipende solo da me.

C’è un motivo preciso per cui hai scelto questo brano per anticipare l’album che vedrà la luce in autunno?
E’il brano preferito di mio padre che non ha mai acquistato un disco in vita sua e quindi è un ottima cavia per la scelta di un singolo per le radio.
Sarà anche il primo pezzo dell’album, l’ho scritto poco dopo aver registrato il primo disco, quando ero ancora stabile a Napoli.Credo che rappresenti bene la direzione che ho preso in scrittura dopo DiVento.

Dimmi del video, del suo messaggio. Butto qui la mia lettura: soccorrere un bisogno prima che venga espresso. Saper esserci, senza costrizioni. Dare, liberamente.
Non me l’aspettavo ma alla fine è uscito fuori qualcosa di molto significativo da diversi punti di vista.
In realtà ho scritto il soggetto in fretta cercando un’idea facile da realizzare anche senza budget. E  con l’aiuto alla regia di Francesco Diaz lo abbiamo realizzato in due giorni.
Ho avuto poco tempo per riflettere e solo ora mi sto accorgendo di quante interpretazioni può avere. Ma ancora non ho scelto la mia.

Io ti dico che il senso del video ti somiglia! Molti volti compaiono. Svelaci i loro nomi!
Il posto dal quale esco e ritorno (nel video) è il Ragoo di Milano e ringrazio per questo Lorenzo Aldini e Amedeo Ricciolini per la loro fraterna disponibilità.
Poi ci sono (in ordine di apparizione): Alessandro Rinaldi, Folco Orselli, Flavio Pirini e il signor Giacomo Marchesi, Piero Battiniello, Emiliano Vitale, Carlo Graziano, Giovanni Melucci, Annabella Di Pasquale,Martina Iamele, Margherita D’Andrea.

Che rapporto hai tu con la tua immagine? Sei stato a tuo agio durante le riprese?
E’ una cosa che cerco di affrontare in modo naturale. Ho impiegato tanti anni a capire che, sia musicalmente che umanamente e soprattutto dal punto di vista dell’apparire, la cosa più semplice in assoluto è essere se stessi.
Non sarei stato a mio agio se avessi dovuto farmi la barba, vestirmi “bene” e se avessi dovuto fare cose che non mi appartengono.

Il rumore della luce, è questo il titolo dell’album che tra qualche mese uscirà. Cosa puoi anticipare?
Che è un disco sincero, sofferto ma con il raggio di sole che trafigge le nuvole.

A maggio partirà un tour in cui presenterai i nuovi brani. E il 12 sarai a Napoli, al Teatro Instabile. Cosa vuol dire per te “tornare”?
Tornare significa guardare i colori che cambiano e notare tutte le sfumature che ignoravi quando le avevi sotto al naso tutti i giorni. Vuol dire ritrovare parti di sè che altrove si nascondono. Significa incrociare ancora un po’ la tua vita con le persone che ami.

Parigi, Milano, Napoli, Roma. Raccontami le tue città…
Parigi è una città che quando torni sembra che l’hai sognata.
Milano è centro energetico umano di rara bellezza e anche l’incontrario.
Roma, ci passo sempre troppo poco tempo… mi rifarò. Mi disorienta per la sua grandezza ma mi affascina per la sua poesia.
Napoli è la città più bella del mondo ed è casa. Adesso è la città che soffre di più, per questo credo sia il momento di dedicarsi alle sue cure per cercare di rimetterla nella mani di chi la ama veramente.

Non ti nascondi nelle canzoni. Qualche volta questo mostrarti così nudo ti fa paura?
A volte sì, ma mi fa più paura sentirmi solo.
Farei lo stesso canzoni ma non mi metterei su un palco se non avessi voglia di condividere quello che sento. A me, da ascoltatore, alcune canzoni (a volte anche molto brutte) mi hanno cambiato la vita, mi hanno fatto riflettere su certe cose, mi sono servite a superare momenti o a renderli indimenticabili.
Se nel mio piccolo e per i miei pochi una mia canzone può servire a questo… allora sento che quello che sto facendo ha un senso.

Cosa vorresti dall’autunno prossimo?
Bel tempo.

Mi sa che ci sarà una bella luce!

Controvento – Video

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