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Una vita tra deserto e rock-blues: intervista a Hugo Race

Chi è Hugo Race? La vita di questo musicista australiano è un romanzo. Negli anni ottanta fonda con Nick Cave i Bad Seeds. Dopo una breve avventura di quattro anni (tra il 1984 e 1988) con i Wreckery, dà vita ai True Spirit (Bryan Colechin, Chris Hughes, Ralf Droge, Rainer Lingk, John Molineux) inventando un nuovo sound tra blues e psichedelia, si parla di Industrial–trance- blues. Nel 1995 ritorna a collaborare con Nick Cave per il disco Murder Ballads. Mai stanco, lascia Berlino e va a vivere a Catania dove trova il tempo di mettere lo zampino come produttore discografico in dischi come Ballate per piccole iene degli Afterhours e Closet meraviglia di Cesare Basile. Si impegna in altre numerose collaborazioni, ovvero i Sepiatone con Marta Collica e i Dirtmusic con Chris Brokaw e Chris Eckman, arrivando a suonare al Festival Au Desert di Timbuctu nel Mali. Da pochi mesi è uscito il suo nuovo disco The Fatalists che ha realizzato con l’ausilio di Antonio Gramentieri e Diego Sapignoli (Sacri cuori), Erik Van Loo (Willard Grant Conspiracy) e Vicky Brown (Calexico). Insomma siamo davanti ad una leggenda del rock-blues moderno, in Hugo Race scorre il mistero e la magia del deserto notturno e per LostHighways è un onore averlo intervistato. (Coming over è in streaming autorizzato.)

Da dove nasce il titolo The Fatalists?
Cercavo un titolo che fosse valido sia per il disco che per la formazione con cui l’avrei portato in giro. The Fatalists è arrivato causalmente, non so perché… ma quando mi è venuto in mente mi sembrava perfetto per descrivere le atmosfere del progetto ed in particolare per i testi delle canzoni, incentrate sui cambiamenti definitivi che accadano nella vita e sulla precarietà che molto spesso la caratterizza.

Ci sono suoni che sanno di deserto e notti solitarie. Sembrano tutte atmosfere figlie delle collaborazioni di questo disco…
Tutto è iniziato cinque anni fa quando ho incontrato Antonio Gramentieri al Festival Strade Blu. Mi aveva invitato per un concerto in solitaria. Poi da quell’estate il festival  è stato un appuntamento annuale che ha alimentato le collaborazioni del disco. Le parti di batteria sono nate con Diego Sapignoli (Sacri Cuori, Delavega) ben tre anni fa. Nel corso degli anni si è giunti ad una formazione solida con Vicky Brown e Erik Van Loo sino ad arrivare a novembre dell’anno scorso  quando abbiamo deciso di andare in studio di registrazione.

Vogliamo parlare di Will you wake up?
Questo pezzo è stato scritto da un mio amico che aveva un gruppo di nome Mistrets. Mi è sempre piaciuto ed era contenuto nel loro unico disco, uscito nel 2003 per una piccola etichetta indie australiana. Poi ho incontrato la cantante berlinese Miss Kenichi e quando mi ha proposto di cantare un brano insieme… mi è venuta in mente subito Will you wake up. Non so spiegare come sia avvenuta questa connessione… io lavoro molto a istinto. La base del brano l’ho registrata a Catania nel 2008 durante le registrazione del disco dei Feldmann di cui ho curato la produzione, poi lei ci ha lavorato sopra per farne uscire una versione diversa come ghost-track nel suo ultimo disco.

Hai coverizzato anche tu In the Pines, dopo Lanegan e  Kurt Cobain. Cosa ha questa canzone  che ha conosciuto svariate cover da mezzo secolo a questa parte?
Un regista australiano mi aveva chiesto di registrare una versione particolare di In the pines per includerla in una colonna sonora. L’avevo messa da parte. Poi durante lo sviluppo narrativo del disco, ho sentito che il tema della gelosia di In the pines era perfetto per essere incluso nella tracklist. Infatti tutto il disco non esplicitamente vuole comunque parlare di un rapporto complicato tra un uomo e una donna.

Com’è stata l’esperienza dei Dirtmusic? Raccontami di questa fusione tra te ,Chris Eckman, Chris Brokaw e i Tamikrest?
E’ stato molto bello. Ho imparato tante cose, musicalmente e umanamente, dai Tuareg. E’ stata proprio un’avventura incrociarsi nel deserto durante il Festival Au Desert, da quel momento è iniziata una collaborazione molto naturale. Abbiamo prima suonato insieme e poi parlato. Dopo il festival ci siamo mantenuti in contatto con il batterista dei Tamikrest ed abbiamo deciso di ritornare a Mali per la registrazione del disco BKO. E’ stata un’esperienza che ha espanso la nostra visione della musica, che si è ben sposata con l’idea principale del progetto Dirtmusic: quella di ritornare alle radici della musica rock e blues. Abbiamo realizzato una prima tournée quest’anno in Europa ed è andata molto bene, speriamo di ripeterla l’estate prossima.

A quale dei progetti in cui sei coinvolto sei più affezionato?
Non so dirti. Tutti i miei progetti sono importanti. Posso però dirti che negli ultimi anni ho intrapreso una strada più acustica,  di ritorno sonico alle radici e questo si è manifestato in una trilogia di dischi quali Between Hemispheres a mio solo nome, dove suono tutti strumenti africani con inserti di elettronica, BKO a nome Dirtmusic, e l’ultimo The Fatalists. Diciamo che in quest’ultimo periodo ho un interesse particolare per il ritorno alla terra e per tutto ciò che significa reincarnazione. Metto comunque questi tre lavori sullo stesso livello. Ora sto anche finendo il terzo disco con i Sepiatone sempre con Marta Collica, è un disco perduto e ritrovato.

Possiamo parlare di un altro progetto particolare come il film We Create Tomorrow?
E’ un racconto che ho scritto. Possiamo definirlo un road-movie metafisico. E’ ambientato in Australia. La narrazione inizia a Melbourne e finisce al centro del deserto dell’Australia. Stiamo sviluppando tutto il progetto, è segreto perché ci dobbiamo lavorare ancora tanto ma ti posso anticipare che ci sono riferimenti a David Lynch e Alejandro Jodorowsky.

Recentemente è ripartito il tour dei Songs With Other Strangers. Puoi raccontarci anche di questa esperienza che ti vede al fianco di artisti italiani come Manuel Agnelli, Cesare Basile e Marta Collica…
Songs With Other Strangers è nato nel 2004 quando per una strana coincidenza astrale ci siamo trovati nello stesso posto, a Catania, io, Cesare Basile, Manuel Agnelli e John Parish. Molto causalmente abbiamo fatto un concerto allo Zoo. Da li è partita l’idea di un progetto di riunire ogni tanto questa famiglia, questo gruppo di amici che si incontrano per suonare insieme. Quest’anno è stato Manuel a fare l’appello della reunion. Abbiamo realizzato un numero di date, la cosa ha funzionato ed ora stiamo pensando di registrare nel 2011 un disco per il quale ogni artista scriverà una canzone in chiave Songs With Other Strangers.

Coming over – Preview

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