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“E non finisce mica il cielo”: ricordando Mia Martini

miamartiniChe strano il mondo, che strana la gente… Siamo tutti pronti a scandalizzarci, a scioccarci per le “imprese” di concorrenti inutili di reality beceri o a sollevare questioni di stato per un gruppetto di ragazzotti fin troppo pagati per correr dietro ad un pallone. Invece quando capita un anniversario, di quelli che meritano più di un ricordo, succede che passi quasi inosservato. Il 12 maggio del 1995 se ne andava una delle voci più poetiche della musica italiana, una che ha lasciato un segno: Mia Martini. Ve la raccontiamo attraverso la sua musica, attraverso le emozioni che continua a regalarci.

Nasce come Domenica Berté a Bagnara Calabra il 20 settembre 1947. La sua carriera inizia nel 1963 col suo vero nome, Mimì Berté. Nel 1964 vince il Festival di Bellaria con Come puoi farlo tu e il brano Ed ora che abbiamo litigato viene presentato a Teatro 10. Si trasferisce a Roma, dove incontra Alberigo Crocetta, fondatore del Piper, che decide di lanciarla subito in ambito internazionale. Nel 1971 esce per la RCA Italiana Padre davvero, il primo brano pubblicato come Mia Martini, che viene giudicato “dissacrante” e censurato dalla Rai. Ma l’interpretazione, assolutamente innovativa, riscuote comunque parecchio interesse, tanto da ottenere la vittoria al Festival di Musica d’Avanguardia e Nuove Tendenze di Viareggio. Il primo album della cantante, Oltre la collina, viene pubblicato nel novembre 1971: è considerato tra i migliori lavori mai realizzati da una donna, nonché uno dei migliori della discografia d’autore ed è anche uno dei primi esempi di concept album italiani (il filo conduttore è la disperazione insiema alla solitudine giovanile, affrontate attraverso la religiosità, la malattia ed il suicidio). “Due mani fredde nelle tue /Bianche colombe dell’addio /Che giorno triste questo mio”. Siamo nel 1972. Mia Martini incide un brano scritto per lei da Bruno Lauzi: Piccolo uomo. E’ la consacrazione definitiva: giunge al vertice della hit parade vincendo il Festivalbar. Vince la Gondola D’Oro alla Mostra Internazionale di Musica Leggera di Venezia con il 45 giri Donna sola e il secondo LP Nel mondo viene premiato dalla critica come miglior LP del 1972. “Sono sempre tua, quando vuoi, nelle notti più che mai, /dormi qui, te ne vai, sono sempre fatti tuoi. /Tanto sai che quassù male che ti vada avrai /tutta me, se ti andrà, per una notte… sono tua…/… la notte a casa mia, sono tua, sono mille volte tua…”. Il 1973 è l’anno di Minuetto, capolavoro scritto da Franco Califano e Dario Baldan Bembo, in assoluto il suo 45 giri più venduto. Nel 1974 Mia Martini è considerata dalla critica europea la cantante dell’anno. Esce l’LP È proprio come vivere e nel mese di ottobre riceve dalla Ricordi il Disco d’oro per il milione di dischi venduti negli ultimi tre anni. Nel 1977 realizza l’album Per amarti, nel quale collabora per la prima volta col cantautore Ivano Fossati, dando inizio a un sodalizio artistico e un legame sentimentale decisivi per la sua vita e la sua carriera. “E non finisce mica il cielo /Anche se manchi tu /Sara’ dolore o e’ sempre cielo /Fin dove vedo.” Il 1982 è l’anno del rilancio discografico con la prima partecipazione di Mia al Festival di Sanremo, dove interpreta E non finisce mica il cielo, brano scritto da Ivano Fossati: vince il Premio della Critica, istituito appositamente per lei (dopo la sua morte verrà intitolato in suo onore “Premio Mia Martini”). A causa delle dicerie che legavano la sua fama ad eventi negativi, nel 1983 decide di ritirarsi dalle scene. Anni dopo dichiarer:_ “La mia vita era diventata impossibile. Qualsiasi cosa facessi era destinata a non avere alcun riscontro e tutte le porte mi si chiudevano in faccia. C’era gente che aveva paura di me, che per esempio rifiutava di partecipare a manifestazioni nelle quali avrei dovuto esserci anch’io. Mi ricordo che un manager mi scongiurò di non partecipare a un festival, perché con me nessuna casa discografica avrebbe mandato i propri artisti. Eravamo ormai arrivati all’assurdo, per cui decisi di ritirarmi.
“Sai, la gente è strana prima si odia e poi si ama”. Nel 1989, alcuni dei discografici che l’avevano seguita all’inizio la convincono al rientro: porta sul palco di Sanremo la struggente Almeno tu nell’universo, scritta da Bruno Lauzi e Maurizio Fabrizio nel 1972, vince ancora il Premio della Critica. “Erano sette anni che non potevo più fare il mio lavoro, per cui ho avuto dei momenti di grande depressione. E in quel momento ho sentito “fisicamente” questo abbraccio totale di tutto il pubblico, l’ho sentito proprio sulla pelle. Ed è stato un attimo indimenticabile.” Incide per la Fonit Cetra un nuovo Lp, intitolato semplicemente Martini Mia e al Festivalbar le viene consegnato il Disco d’oro per le oltre 100.000 copie vendute. NeI 1990 porta al Festival di Sanremo il brano La nevicata del ’56, scritto da Franco Califano, ricevendo ancora una volta il Premio della Critica. Nel 1991 testimonia il suo amore per la città di Napoli duettando con Roberto Murolo nel successo Cu’ mme’ (testo di Enzo Gragnaniello). “Sono stata anch’io bambina /Di mio padre innamorata /Per lui sbaglio sempre e sono /La sua figlia sgangherata”. Nel 1992 conquista il secondo posto al Festival di Sanremo con la splendida Gli uomini non cambiano. Nel 1994 incide l’album La musica che mi gira intorno, dove reinterpreta brani portati al successo da Fabrizio De André, Francesco De Gregori, Zucchero, Vasco Rossi, Lucio Dalla, Eugenio ed Edoardo Bennato e Ivano Fossati. L’album doveva essere il primo di tanti progetti che aveva in mente Mimì, ma il 14 maggio 1995, dopo giorni di silenzio, il suo corpo senza vita viene ritrovato nel suo appartamento. Con Mimì se n’è andata una donna che ha sempre dovuto lottare contro il perbenismo, contro la società pronta a bollarti e a farti pagare caro ogni minimo gesto. Con la sua musica ha vinto, ma a volte le persone si ritrovano troppo fragili davanti agli eventi. Ci sono fortune talmente grandi che il mondo non sa meritarsele e Mia Martini era una di queste. A noi non resta altro che ricordarla e salutarla. Ciao Mimì!

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