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Ea – Blue silk

blue-silkLa fluidità e il movimento, il continuo scorrere del tempo, il cambiamento costante, il ricircolo, l’immensità. Le suggestioni insite nel profondo, in tutto ciò che c’è di sconfinato ed incontrollabile perchè immensamente più grande di noi; in ciò che a partire dall’alba dei tempi, in tutte le cosmogonie delle popolazioni che hanno abitato la terra, ha trovato un significato primigenio ed universale legato alla vita; in tutto ciò che da sempre assiste alla storia dell’umanità facendosi ora via di comunicazione, ora teatro di guerre, mezzo di conoscenza e di scoperte, fonte di ispirazione. Maestosa purezza. Il mare e le sue acque che si stendono limpide come immensi filamenti di seta blu tra i pezzetti di terra che l’uomo ha chiamato “continenti”. Quelle acque dolci che nella mitologia mesopotamica erano associate a qualità superiori quali la sapienza, il rituale, la catarsi, raccolte tutte sotto l’aura rappresentatrice di un unico Dio, Ea (o Enki), in sumero “la casa dell’acqua” per l’appunto. E allora la musica, il suono, non possono essere migliori descrittori di un’immensità di per sè intangibile e di certo non racchiudibile nella piccolezza delle parole. Una musica che tende a farsi suono, percorso eterogeneo di ricerca interiore di purezza per giungere ad una catarsi spirituale, fusione e ricongiungimento di anima e suono. E la musica dei Blue Silk si snoda accompagnando questo percorso durante i quattro brani di Ea, seguendone gli umori, richiamandone la candida purezza con gli arpeggi delicati dell’arpa elettrica e della chitarra. Una musica che poi si increspa come le onde in tempesta che s’infrangono sugli scogli quando le percussioni fanno il loro ingresso nell’ensemble, ma che poi è disposta anche a rallentare, a cogliere la calma notturna di quelle acque plumbee e illuminate dalla tiepida luce lunare, a sentire la tensione delle note di violoncello sconfinanti nell’abisso delle sensazioni. Una musica di suggestioni, in cui ogni strumento e ogni timbro evocano sensazioni peculiari, si fanno metafora di significati trascendenti. Una musica che è per sua definizione “visiva” poichè tende a costruire immagini davanti agli occhi e nella mente e, allo stesso tempo, sente il bisogno inevitabile di esserne accompagnata. Musica visionaria, dai mille colori e sfaccettature, che sa sfruttare la categoricità delle composizioni classiche, spingendosi addirittura a lambire la ferrea rigorosità matematica del processo compositivo dodecafonico, in cui tutto è calcolato ed eseguito con la massima perizia e precisione. Mostra la luminosità adamantina nei suoni puri e cristallini della new age e del post rock, dà spazio al rumore che diventa parte del suono come nella migliore tradizione ambient, sviluppa gli intressanti concetti armonici di un certo prog classico. Un insieme che rende piuttosto originale e colmo di interesse questo progetto del duo comasco Raoul Moretti –  Matteo Giudici, vecchi amici di conservatorio ritrovati, ma che sicuramente va goduto nella sua dimensione naturale, quella live, luogo di realizzazione e di cammino verso un’empatia altrimenti irraggiungibile, dove il suono si fonde con le immagini e dove i pensieri vengono lasciati scavare a briglie sciolte nella memoria, tra sogno e ricordo.

Credits

Label: Autoprodotto – 2009

Line-up: Raoul Moretti (Arpa) – Matteo Giudici (Chitarra) – Tobia Scarpolini (Percussioni e Violoncello)

Tracklist:

  1. Ea
  2. Shoal
  3. S’Ode Ancora Il Mare
  4. Verso L’Abisso – Genesi

Links:Sito Ufficiale

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