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Sogno di una notte di piena estate: U2@San Siro (MI) 07/07/09

u2_liveQuesta giornata sembra essere iniziata proprio male. Sono appena le cinque del mattino quando la pioggia mi sveglia e mi ritrovo a pensare: «No, oggi no, ti prego.». Cerco di tranquillizzarmi e pensare che presto smetterà e invece due ore dopo la pioggia continua a cadere incessante, Milano si prepara per andare in tilt e io mi dico: «Ma accidenti, con 365 giorni a disposizione il diluvio doveva venire proprio oggi… proprio il giorno del concerto!» E sì, perché finalmente dopo mesi di attesa il grande giorno è arrivato. Finalmente stasera a San Siro ci sono gli U2! Sempre che smetta di piovere. E così arrivo al lavoro inzuppata da capo a piedi. Ma mentre sono intenta a lamentarmi dell’apparente sventura di questo inizio giornata ecco che il sole comincia a spingere via i grigi nuvoloni, i miei vestiti cominciano ad asciugarsi e le ore di lavoro volano.
Finalmente eccolo San Siro! Finalmente sono vicino, molto più vicino di quel che sperassi, all’enorme artiglio che è il palco del 360° tour degli U2. E non sono mai stata così felice di avere il sole in faccia.

Il pomeriggio scorre, mentre lo stadio si riempie sempre di più ed è già quasi pieno quando arrivano gli Snow Patrol, supporter della band irlandese per questo tour. L’atmosfera si scalda con il loro sound intrigante e coinvolgente, molto british. Quando lasciano il palco l’aria è già più che bollente e i preparativi sul palco non fanno altro che eccitarci ancora di più. Tutti iniziano ad alzarsi, a muoversi. E quando Bono e i suoi appaiono i 77 mila di San Siro esplodono in un unico fragore. Io sono molto emozionata ma non ho il tempo di pensarci perché vengo subito trascinata nel vortice di energia di questi corpi che saltano e ballano, nella carica assordante della musica.
L’inizio del concerto si concentra sui brani dell’ultimo disco: Magnificent, No line on the horizon, I’ll Go Crazy If I Don’t Go Crazy Tonight.

Poi il concerto diventa un continuo salto tra il presente (Vertigo, Beatiful Day) e il passato ( Where the streets have no name, Pride, I still haven’t found what I’m looking for), tra eroi reali (Walk on, dedicata ad Aung San Suu Kyi) e chi eroe lo è diventato, forse, suo malgrado (Angel of harem dedicata, stasera, a Micheal Jackson).
E poi c’è il solito Bono, quello affascinate e pieno di carisma che può permettersi di far salire sua figlia sul palco e fargli gli auguri di compleanno senza apparire un po’ ridicolo, ma regalandoci anzi, una chicca come Trash, trampoline and Party Girl e che riesce a far diventare tutto San Siro all’improvviso di sinistra.
Possiamo dire tutto degli U2, possiamo dire che forse sono eccessivi, possiamo dire che gli ultimi lavori non hanno la carica rivoluzionaria di The joshua tree o Achtung baby ma è indubbio che la loro capacità di fare della musica un veicolo di comunicazione straordinario li rende una delle più grandi rock band del mondo.
Ognuno di noi quando canta a squarciagola Where the streets have no name, Sunday bloody Sunday sta urlando per motivi diversi, ognuno di noi ci mette qualcosa di suo, del suo mondo, della sua rabbia, della sua voglia di vivere. Non importa, fatto sta che stiamo tutti lì a cantarla.
Siamo una grande band e non abbiamo paura di dirlo al mondo. Questo è il messaggio che il 360° tour esprime chiaramente con la sua straordinaria scenografia. Credo che quello a cui abbiamo assistito su The unforgettable fire, i giochi di colori, l’esplosione di luce, abbiano lasciato a bocca aperta tutti.
Siamo una grande band e non abbiamo paura di dirlo. Sì, perché ci sono  momenti della storia della musica che senza gli U2 non sarebbero stati uguali. Ci sono strade che hanno avuto inizio con loro.
All’uscita sono piuttosto stanca. Ho saltato troppo forse… ma con gli U2 torno una ragazzina. Del resto anche la mia strada musicale ha avuto inizio da loro.

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