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Skogsbo is the place – Barr

La neve copre ogni cosa, il candore ammutolisce ogni spigolo del mondo che mi circonda. Quando la neve cade dal cielo, tutto pare fermarsi. La natura si immobilizza, incantata dalla discesa di fiocchi tanto grandi che qui dal basso sembrano ciuffi di soffice lana. Morbidi vanno ad adagiarsi, come le note degli svedesi Barr. La delicatezza delle sette tracce che compongono Skogsbo is the place è straniante, avvolgente, amica. Strumenti semplici, acustici e  voci d’angelo malinconico in cerca di una grazia perduta si stendono su chi ascolta, mentre i pensieri vagano in paesaggi spogli, dove i colori sono stati rapiti da un prepotente (e saggio) bianco glaciale. Folk e pop, intimo e ragionato: gli strumenti vengono suonati con attenzione, come un bambino che vuole camminare sulla coltre nevosa, senza volerne rovinare la liscia perfezione. Summerwind giunge all’orecchio come un ricordo lontano, intorpidito dal gelo che un dolce insieme di voci cerca di sciogliere e portare alla luce con un esercizio dai ritmi regolari, scandito da calde percussioni. Words would do è capace di incantare con la dolcezza della splendida voce maschile, mentre la batteria viene accarezzata in un continuo sali e scendi in un pezzo elegantemente pop. I colori appaiono per la prima volta, con tenui tinte pastello su carta ruvida: il plettro della chitarra gratta le corde affiancando contenuti assoli, in un crescendo che va a coinvolgere tutti gli strumenti nella ben riuscita He ain’t a friend, he’s a brother. In Calling my name fa il suo magico ingresso la voce di Hanna, danzando tra femminilità e purezza in un brano dolcissimo che vola a mezz’aria, senza però riuscire a colpire un obiettivo. Sulla stessa scia prosegue la title-track: un pezzo strumentale, ad eccezione del canto fatato che scivola via piano piano. Moonfall non mostra peculiarità musicali che non si fossero già rivelate nei precedenti brani mentre nuovi spunti giungono dall’ultima traccia. Un folk dal carattere psichedelico riesce a scrollarsi il gelido incantesimo che aveva stregato tutti i brani. Come un mantra, il ritmo ossessivo ed incalzante scuote il terreno. A chiudere l’album la chitarra a dodici corde di Lovers alone che anticipa un canto corale che si va ad unire ad archi, in un clima tiepido ed informale. Skogsbo is the place è indubbiamente un album delizioso, che va apprezzato per le piccole cose, ordite con maestria come fili in un telaio. L’unico appunto che si può fare alla band svedese è di non avere avuto il coraggio di uscire un poco da quei binari, però seduce la scelta di una delicatezza senza fragore.

Credits

Label: Sakuntala Records – 2008

Line-up: Patrik Andersson (voce, chitarra) – Andreas Söderström (voce, armonium) – Marcus Palm (voce, chitarra acustica 12 corde) – Oskar Schönning / Svante Söderqvist (contrabbasso) – Fredrik Ohlsson (percussioni, batteria) – Hanna Fritzson (voce, piano, flauto, glockenspiel)

Tracklist:

  1. Summerwind
  2. Words would do
  3. He ain’t a friend, he’s a brother
  4. Calling my name
  5. Skogsbo is the place
  6. Moonfall
  7. Sister – Lovers alone

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