Home / Editoriali / Una partenza senza ritorno: Giuliano Dottori Duo @ Zò Caffè (B0) 13/11/08

Una partenza senza ritorno: Giuliano Dottori Duo @ Zò Caffè (B0) 13/11/08

Infinitamente pioggia, e tutto ciò che ne comporta. La tangenziale di Bologna è bloccata, come ogni volta quando cadono dal cielo appena due gocce d’acqua. Ormai, però, sono giorni che piove, giorni che non passano più, che non vedono il sereno e nei quali il cielo è andato in stand-by.
A fatica si trova parcheggio, poi si entra nel locale. Un po’ di chiacchiere sorseggiando vino, di fronte alle chitarre ed al contrabbasso che, stanchi, si riposano dopo il lungo viaggio. Il concerto a cui sto per assistere è uno degli ultimi del tour di Lucida, primo album solista di Giuliano Dottori, e anche questa sera, come tante durante il tour, suonerà in duo con il contrabbassista Marco Ferrara. Una proposta musicale che mira all’essenzialità, quella che spesso offre vibrazioni particolari, insolite, riscoperte. Parlo di quelle emozioni che solo l’intimità riesce a far trapelare.

Il concerto viene aperto, paradossalmente, da un brano che tra gli ultimi si è accodato a Lucida, nella versione estesa, acquistabile e scaricabile online. Le avvolgenti note di Mi specchio in te risuonano un po’ distorte nell’ambiente raccolto. Cala il silenzio, mentre le parole di Giuliano Dottori vanno a scivolare tra le note. Si incastrano, leggere, esibendo la loro rara delicatezza. Il brano è un perfetto inizio, utile a creare l’atmosfera che andrà ad arricchirsi di intensità di canzone in canzone.
Il contrabbasso di Marco Ferrara detta i tempi, la chitarra li dilata. Lucida, preziosa poesia che dona il titolo all’omonimo album, invoca speranza e augurio. La vita che giunge, su strade lucide, si riscopre, si svela nelle piccole cose. Colori, prati, tepore. Riflessi, abbracci, strade da percorrere, con candore e magnifica ingenuità. “Pretendi che condividere tutto quel colore / sia possibile“: sono parole che suonano davvero come un inno alla semplicità ed alla fragilità, intesi come pericoli, ed allo stesso tempo virtù indispensabili.
Il tema della ricerca di sé e della bellezza ritorna nuovamente in Nel cuore del vulcano che anticipa la bellissima cover di Ed Harcourt, Something in my eye.
Dolcezza ed empatia: gli ingredienti dell’incantesimo. La musica rende permeabili ad energie private che si propagano nell’aria; giungendo nel profondo esse si spandono e conquistano.
Poi ci si scuote, ci si sveglia dall’illusorio torpore. Catapultati nella realtà, si rivelano pensieri pesanti come macigni. “Nel mio appartamento / accolgo rancori e segreti / che qui sul pavimento / si muovono / lenti e fragili” (Rancori e segreti).
Come una cura, Endorfina ristabilisce l’umore, la pace. La delicatezza dell’amore sussurrato ha “la pelle di vaniglia“, quel profumo diffuso da una chitarra acustica, quell’intensità sospinta dalle note del contrabbasso.
Sulla stessa scia prosegue la magnifica Alibi, scarna, essenziale, quasi primitiva nella sua purezza. Il culmine, la punta della freccia che centra il bersaglio, senza farlo sanguinare.
La serata offre anche uno di quei brani che hanno visto la luce già da tempo, ma non sono ancora stati inseriti in nessun album: Tenerti stretto un ricordo rimane sulla stessa lunghezza d’onda dei brani presenti in Lucida, ricalcandone le atmosfere ed i colori, infondendo curiosità per il prossimo lavoro discografico di futura uscita.
La conclusione della serata è affidata a E’ stato come, che innalza con la sua gioia in prospettiva. Suoni a fondersi in resistenti ali d’acciaio che promettono un’ascesa verticale: “Prenderò la rincorsa / sarò sospeso / sarò leggero“.
Giuliano Dottori e Marco Ferrara allo Zò Caffè hanno messo in scena un concerto breve, esprimendosi al meglio in un set tanto intimo quanto intenso.
Dopo più di un anno di tour di Lucida e come chitarrista negli Amor Fou, Giuliano Dottori si pone ora come artista completo che ha fatto il grande salto “solista” con successo.
Le fatiche vengono sempre ripagate; la passione, se è vera ed ardente, si riproduce autonomamente, senza mai esaurirsi. Testimonianza di ciò è il suo attivissimo impegno nella registrazione del nuovo album che già ha pronto il titolo e le canzoni. I brani, tutti nuovi e recentissimi, verranno registrati nei prossimi due mesi. L’anno nuovo ci donerà il secondo capitolo di Dottori che ha scelto di lasciarsi accompagnare da altri numerosi musicisti, mutando quindi drasticamente la metodologia compositiva che in Lucida lo vedeva come la sola mente di tutte le canzoni.
La strada che Dottori ha tracciato ci ha incuriosito fin da subito, all’uscita del suo primo album, così quella strada l’abbiamo intrapresa anche noi, con una valigia di interesse, ed il cuore in mano. Spesso i suoi percorsi si sono incrociati con quelli di altri artisti, che ammiriamo, seguiamo, stimiamo. Si è creato un dedalo di sentieri intrecciati, minati di musica e poesia. Ci siamo persi, non troviamo più la strada di casa. Ma forse è proprio questo lo scopo di tutto: perdersi e non ritrovarsi più, per poi scoprire pezzi di noi, negli altri… incontrati lungo la strada. (Foto by Emanuele Gessi – Lost Gallery)

Ti potrebbe interessare...

Benvegnù intervista

In fuga dalla carovana dei cortigiani, intervista a Paolo Benvegnù

Le conversazioni, quelle belle. Le occasioni commoventi di incontrare, tangendole, le curve perfette della personalità …

Un solo commento

  1. In quel dedalo di sentieri intrecciati siamo stati fortunati ad incontrare nobili persone senza pelle come te. LostHighways è un concetto… è un sentimento… è un’idea e tu gli hai dato forma e sensibilità con questo live report che resterà una delle più belle pagine di questo magico libro musicale.
    Grazie Emanuele.

Leave a Reply