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Visioni di Cody – Semiotiquè

L’ep dei Visioni di Cody è un oggetto strano. Ma tanto strano che continuo e ricontinuo ad ascoltarlo per capire, anche se non è facile.
Dietro c’è qualcosa di grande che solo in certi momenti si affaccia, con timidezza.
Quattro tracce (più un pezzo strumentale fantasma) registrati nel dicembre del 2006 compongono la prima opera del gruppo bolognese, lasciando l’ascoltatore davvero stranito dal loro rock contaminato da divagazioni elettroniche e cantautorato.
Di idee ce ne sono tantissime, e tutte quante sono sostenute dalla poesia profumata dei testi e dei suoni, anche se proprio questo è il motivo che rende il disco un po’ ostico alle orecchie più frettolose.
Leggero e metallico arpeggio, voce profonda e un dolcissimo crescendo: questi sono gli ingredienti per realizzare (azzardo!?) una tra le più belle cover di De Andrè che si possa ascoltare attualmente. La canzone dell’amor perduto mantiene sorprendentemente la fedeltà degli intenti di Faber, mutando i suoni e il clima più consoni al giorno d’oggi. La chitarra elettrica prolunga e rende ruvidi i suoni dell’assolo, mentre la melodia si ripete ossessiva, per poi crescere nuovamente: echi si dilatano e rimbalzano come in una stanza chiusa da pareti di vetro. Una sofferenza claustrofobica che cerca ossigeno in una canzone davvero splendida.
Dopo la riuscitissima cover, pare in salita la strada della band che deve confermare le proprie capacità. Con le successive Di riflesso e (Nella musica degli altri) C’è sempre qualcosa di buono i Visioni di Cody riescono a mettere a fuoco le loro potenzialità: sonorità spigolose ma mai pericolosamente taglienti che orbitano attorno ad un cantato importante e particolare. Sperimentazioni strumentali e inaspettati accostamenti della voce alla musica rendono tutto altamente interessante, perdendo però forse di incisività.
In Avere pazienza la melodia torna più morbida e sognante: “e non esprimo alcun dolore, sono la forza, sono il creatore” sono parole che vogliono esorcizzare la vera sofferenza insita nel pezzo. La chitarra distorta e le note di una viola volteggiano in spazi sterminati finalmente scoperti ed ammirati.
Diversamente rispetto agli altri pezzi, la traccia fantasma si apre come una registrazione rubata alle prove, fino a diventare un curato pezzo strumentale. Fin troppo breve per permettere di esserne cullati, troppo poco per entrare davvero dentro, nel profondo della melodia.
Speriamo che la prossima prova dei Visioni di Cody sia ancor più audace e sfrontata, perchè le aspettative dopo questo ep sono davvero tante!

Credits

Label: Autoprodotto – 2006

Line-up: Enrico Bellini (basso, voce e clap hands) – Enrico Mancini (chitarra) – Matteo cavallini (chitarra) – Leonardo Forcelli (batteria, percussioni e clap hands); Hanno partecipato anche Filippo Leonardi (synth, tastiere, cori), Betta Fabbri (cori in Di riflesso) e Milena Crociani (viola in Avere Pazienza); registrato e missato allo studio BLUSCURO di Monteleone da Andrea Zanella e Andrea comandino.

Tracklist:

  1. La canzone dell’amor perduto (cover De André)
  2. Di riflesso
  3. (Nella musica degli altri) C’è sempre qualcosa di buono
  4. Avere pazienza + Il discorso cognitivo

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