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Martis dies, giorno di Marte: Musicautore@Spazio Aurora, Rozzano (04/12/07)

Martedì. Martis dies, giorno di Marte, dio della guerra, ma anche dio della natura, del tuono, della pioggia e della fertilità. Un buon giorno, dunque, il martedì, per scegliere di lasciare il salotto di casa, per seguire l’istinto delle ombre, per abbracciare un’occasione e sfidare il bisogno di riposo con qualche ora di note ed emozioni.
Martedì 4 dicembre, allo Spazio Aurora (Rozzano, MI), la rassegna Musicautore ospita i Borde-aux, il cui concerto vedrà un’apertura d’eccezione con Lele Battista.
Esco.

Alle dieci in punto sono a Rozzano. Musica dal locale, freddo glaciale dal cielo. Entro. Con un caffè caldissimo a conservarmi le mani, osservo il palco, il via vai dalle scale, la perfezione dell’angolo di luce sul mixer, l’attesa. Le tastiere di Lele Battista sono lì, al centro del palco. Il set d’apertura sarà acustico, con Giorgio Mastrocola alla chitarra. Le luci rosse scaldano e non è un male. Mi accomodo ad un tavolo ma decido che no, preferisco passeggiare dentro la passeggiata di musica della serata.
Lele presenta Giorgio e Le Ombre, intima e sincera, finisce, come sempre, per abbracciarmi. La voglia di stare con te è l’amaro di cui ho bisogno, la luce quando si accende e mette in evidenza la polvere. Trieste inganna il tempo e lo spazio e conduce via, “a fare scorta di vento”, di buone sensazioni. Perchè non si torni immediatamente, Tutto strappato rimbocca le coperte all’immaginazione. Poi un regalo, inaspettato: tre nuovi brani, tre nuovi apostrofi ai dettagli dello sguardo quando fruga nelle tasche della memoria, del sentire; altri tre momenti del viaggio dentro, attraverso, in fondo: All’arte di annoiarsi, In parte me, Il nido. Come fra buoni amici, quando la luce soffusa permette la confidenza, ascolto e penso “Grazie, ora mi sento bene, bene”.
Un attimo di blu poi di nuovo rosso, mentre i Borde-aux si appropriano del palco: due chitarre, basso, batteria. Sono giovani, scoppiano entusiasmo e lo fanno con classe. L’ipnotico incipit di Inganni tende la tela: lascia intuire l’impronta dei pezzi e stuzzica l’olfatto con un certo profumo di nuovo. Il grande freddo ti coccola un momento, come prima di ripartire. Televisione invita a rispolverare il gusto di certe atmosfere rock, della musica quando non vuole limitarsi a suggerire ma ha l’intenzione di dire. Contro di me dice: suoni intensi e raffinatezza melodica. Le chitarre si accendono con M.D. as a morning die, la ritmica getta benzina sul fuoco, la voce si impone. Nebulosa è un segreto mormorato con la grinta dell’istinto. Suonano i Borde-aux, non parlano, è un fatto; non chiacchierano: si inventano L’inibizione di Iarot e la buttano dal palco a schiaffeggiarti, a scuoterti. Gennaio non mi vuole bene è un pezzo pregevole, maturo, che cela dietro morbidi arrangiamenti la grinta del disincanto, grinta che subito prorompe con Vertigine. Il rosso si stempera in toni arancio cupo, non abbandona i loro luoghi, lo spazio impalpabile ma pesante delle corde, dei piatti, dell’energia; il rosso riempie la scena e mi raggiunge mentre ascolto con la pelle, approfittando della schiettezza di queste note, per fare provvista di elettricità, di buone intenzioni. Drama in Technicolor è un seducente saluto, è un generoso grazie.
Mentre percorro la via di casa, quando anche la Tangenziale Ovest sembra essermi amica (succede davvero raramente), penso a Marte, al tuono, alla pioggia. Penso ai linguaggi, alle loro forme, ai modi possibili per dire del senso o del non-senso; penso all’urgenza di dirne, al bisogno di dirne con delicatezza o duramente, come pioggia che allevia o tuono che infrange. Penso al silenzio. Penso che ascoltare questa musica, questa sera, mi ha restituito tempo in forma di musica, silenzio in forma di note, attese in forma di desideri. Guido, e penso che ne vale la pena…

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4 commenti

  1. Una rassegna in cui abbiamo creduto tanto e che ci ha offerto una collaborazione di cui saremo sempre grati.
    Grazie per averci raccontato una serata così emozionante.

  2. sai c’è una cosa che mi ha colpito.
    l’inizio del tuo articolo parla di martedì giorno di marte.
    quella sera anche io ero allo spazio aurora e tornando a casa, tra le varie ciance in macchina, anche noi siamo entrati nel discorso di martedì giorno di marte.
    a parte ciò complimenti per aver descritto così bene la musica di lele battista.

  3. Lele Battista non scrive semplicemente canzoni, legge nell’anima di chi l’ascolta. Grazie Rob…

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