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La mia musica come un quadro di Turner: Intervista a Beatrice Antolini

Un anno fa usciva Big Saloon, un disco per una piccola etichetta indie che credeva nel talento di una ragazza di Macerata, Beatrice Antolini. I suoi sogni sonori erano frutto di registrazioni casalinghe, intime… della sua stanzetta. Quel mondo fatto di personaggi surreal, caraterizzato da topi danzanti, tartarughe e pesche in amore ha conquistato critica e pubblico in maniera esponenziale tanto da giungere ad una ristampa. Ora i sogni di Beatrice sono una bella realtà e LostHighways l’ha raggiunta in occasione del suo live al Mutiny Republic di Napoli per tirare le somme di questo intenso anno.

Dopo un anno dall’uscita del tuo album, che ha riscontrato un grande successo di critica e pubblico, so che stai registrando il tuo nuovo lavoro, cosa resterà di quella Beatrice Antolini della stanza in cui è nato il Big saloon, quel caleidoscopio di immagini e suoni…
Bella domanda. Sì, certo questo è stato un bellissimo anno.

Certo quella Beatrice della stanza è di tre anni fa, quella che registrava con una scheda audio di 100euro e si è dannata tanto per portarlo a termine, e che continuerà ad essere in me. Quel sound era costellato di stati d’animo gioiosi di quel periodo, in futuro la mia musica sarà caratterizzata da colori più scuri come nel prossimo album che sto registrando in uno studio con qualcuno che mi suggerisce e per me è una dimensione nuova a cui non ero abituata, visto che ho prodotto totalmente da sola Big Saloon.

Se dovessi descrivere Big Saloon e la tua musica in generale con un quadro, un pittore?
Siccome amo moltissimo Turner sceglierei proprio lui che per descrivere una qualsiasi immagine focalizzava l’attenzione su pochi detagli ma unici, basandosi sui primi canoni dell’impressionismo. Ma potrei scegliere anche la pittura del passato come il rinascimento e il manierismo infatti nel prossimo album c’è un pezzo dal nome Nuova maniera, perché penso che in questo momento storico ci siamo dimenticati della grandiosità del passato e erroneamente si pensa che abbiamo raggiunto un livello di saturazione massimo per quanto concerne l’arte, invece se ci guardassimo dietro potremmo liberarci dalle catene di oggi.

Parlaci della collaborazione con i Baustelle?
E’ stato un grande regalo che mi hanno fatto. Una collaborazione libera per la quale mi è stato chiesto di fornire un contributo senza redini nel loro prossimo disco. E’ stata una bellissima esperienza anche lavorare con il loro produttore, una persona squisitissima. Mi ha fatto piacere questa collaborazione anche per liberarmi da eventuali etichettature indie e non indie: a me piace la buona musica in toto, al di là di generi e mercato.

Big Saloon è il classico esempio di prodotto di qualità omogenea, dall’artwork alla musica in nome della sinestesia. Questa qualità è frutto più della tecnica di cui sei dotata, visti gli studi classici di piano, o del flusso di coscienza che ti ha guidato in tutta la genesi del lavoro?
Mah, ti devo dire la verità… io ho ancora molto da imparare a livello di tecnica, certo che sono soddisfatta quando riesco a ben eseguire una sonata di Mozart ad un concerto organizzato dalla mia insegnante ma le melodie, le parole dei brani di Big Saloon sono nate da sole, sono fuoriuscite da se. La struttura di alcuni brani l’ho scritta anche in venti minuti e non mi sto vantando, ma sto solo ammettendo che per me è più facile creare una melodia che dipingere un quadro dopo che ho fatto l’accademia delle belle arti. E’ un attitudine innata. A tre anni (lo so poi diranno che mi vanto!) già avevo dei demo che facevo ascoltare alle mie amiche d’asilo e suonavano belle melodie che forse compositori trentenni di oggi se le sognano.

Internet, in particolare il MySpace aiuta gli artisti o intasa il canale senza far emergere la qualità?
A me non piace mai essere categorica, il MySpace ha i suoi pregi e difetti. Da un lato permette agli artisti di confrontarsi, infatti la mia collaborazione con i Baustelle è nata grazie al MySpace, mentre dall’altro è vero che ci sono gruppi che hanno una platea solo virtuale e quel pubblico a me non interessa. Che te ne fai di milioni di addati se ai concerti non viene nessuno a sentirti? Inoltre quante volte le band non capiscono che dietro la musica ci sono ore e ore di lavoro sodo. Noi per affrontare queste 50 date in questo anno ci vediamo in media tre volte a settimana per provare e non avere alcuna sbavatura dal vivo.

Grazie Beatrice.
Grazie a te per la bella intervista.

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3 commenti

  1. …sembrerebbe sia nata un altra stella.
    Buono a sapersi.
    Ora so cosa regalarmi a Natale.

  2. …più che altro auguriamoci(/le) di brillare più tempo possibile! Se lo merita…
    L’ho vista/sentita live due volte, ed è davvero bravissima, come pure la sua band.

    Cris, come regalo vai sul sicuro!

  3. Raga, Natale si avvicina e a chi gli mancano le idee sa a chi rivolgersi, vero Vlady??
    Bella intervista a un personaggio degno di esser approfondito prossimamente.

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