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Noi, la nostra fonte di ispirazione: intervista ad Aurelio Valle (Calla)

LostHighways è riuscita ad intervistare il leader dei Calla (Aurelio Valle), una delle più originali realtà indie degli ultimi anni. Con l’ultimo album Strength in numbers i texani Calla hanno raggiunto la perfezione di un cammino partito dalle radici post-rock (Scavengers, Televise),passato per il successo del dark-pop di Collisions e giunto ad uno slow-core dove chiaro-oscuri melodie sono la soundtrack di un crepuscolo interiore infinito. (Traduzione by Paola Corazza)
Possiamo dire che i Calla sono una delle band post-rock più originali degli ultimi sette anni? Il vostro suono è nato infatti da un post-rock imprevedibile (spesso strumentale), quello di Scavengers, Televise. Poi sono arrivati i colori dark-pop di Collisions, finché non avete raggiunto l’equilibrio perfetto dello slow-core del vostro ultimo album, Strength in Number. Ci raccontate qualcosa di quest’evoluzione continua che c’è nella vostra musica?

Proprio belle le cose che dici… non hai citato il nostro disco d’esordio, Calla, che era uscito nel 1998 per l’etichetta Sub Rosa… ancora più ambient e sperimentale di Scavengers. Quando abbiamo cominciato, avevamo quest’idea in testa, volevamo che ciascun disco fosse la tappa di un cammino progressivo, abbiamo cominciato a fare i dischi che avremmo voluto ascoltare, fondendo elementi di musicisti diversi come Philip Glass, Steve Reich, Angelo Badalamenti, insieme a, per dire, Tom Waits, Talk Talk, dr John, e poi Tricky, Massive Attack, i primi Aphex Twin, Portishead. Nemmeno oggi pensiamo di aver fatto nulla di eccezionale, ma ci piace sentire che chi ci conosce ci apprezza per quello che abbiamo fatto.
L’ultimo disco, Strength in Number è una specie di “best of” dei Calla, è stata la prima volta in cui ci siamo guardati indietro e ci siamo resi conto di aver messo insieme una piccola discografia niente male, e che forse dovevamo provare a mettere insieme tutto quanto. Ovviamente gli altri artisti sono sempre nostra fonte di ispirazione, quindi si è trattato di una sfida, di un approccio interessante, perché in effetti eravamo noi la nostra fonte di ispirazione. Ciascun disco può essere ascoltato seguendo un ordine cronologico e in questo caso ha un senso, mentre magari ascoltare prima Scavengers, poi Collisionsè successo anche che i fan venissero a dirci: “abbiamo preso Calla e poi Collisions… ma come mai sono così diversi!?”. E’ stato divertente…

Strength in Number è stato registrato in viaggio. E’ importante viaggiare per scrivere canzoni davvero sentite?
Aiuta molto l’esperienza di un ambiente diverso, si presta alla parte creativa della psiche. Sarebbe bello fare un disco in Messico, in Italia, o anche in Giamaica. Sembra di sentire la musica solo immaginando di trovarsi là.

Ci parli di Silvia’s song e Sleep in Splendor?
Beh, le parole di Silvia’s song sono ispirate da artisti come Tom Waits, Bruce Springsteen, Leonard Cohen. Non avevo mai scritto nulla che raccontasse una storia o che parlasse di qualcosa in terza persona. Il giorno prima di registrare ero bloccato, senza idee. Poi ho ascoltato Candy’s song di Bruce, e a quel punto tutto ha avuto un senso. In venti minuti avevo già finito di scrivere la canzone, come in una specie di flusso di coscienza…una cosa strana, la prima volta che mi succedeva.
Sleep in Splendor è forse in assoluto la canzone più difficile che abbia mai scritto. Mi sono ispirato a mio nipote, che era il mio più grande ammiratore, un musicista giovanissimo e geniale, voleva essere come me, gli davo consigli ed ero sinceramente convinto che un giorno sarebbe diventato un grande musicista. E’ morto in un incidente stradale, e la cosa mi ha sconvolto. Chiunque abbia avuto un’esperienza simile deve elaborarla a lungo, è vero, ma mi sembrava di dovergli qualcosa.
La mia famiglia ha fatto incidere sulla sua tomba il titolo della canzone, Sleep in Splendor, appunto, e ne sono felice.

Se dico che il mood delle canzoni dei Calla è quello malinconico, nel suo aspetto più positivo… mi sbaglio?
Eh eh, sono io quello che ancora non sa se sta sbagliando qualcosa!! Devo sentirmi in un certo modo, persino io, per ascoltare la nostra musica, e una canzone alla volta, non posso comporne di più…E’ come aprire una pagina del libro della tua vita… a volte vuoi parlarne, altre non ne hai voglia. La musica è difficile da digerire, a volte: ci vogliono pazienza, il mood giusto.

Che altri gruppi ascolti, e chi ti ha colpito degli ultimi tempi?
Molti, molti gruppi. Battles, Klaxons, Bat for Lashes, Justice, molti remix (i Justice hanno fatto roba forte), tutto Timbaland… e molti altri.

Ci racconti qualcosa della tua esperienza con “Set in concrete”, magnifico esempio di sinergia fra arte e musica, che ti ha visto protagonista insieme ad altri 21 artisti come Lee Renaldo (Sonic Youth) e Nick Zinner (Yeah Yeah Yeahs)?
Volevo fare qualcosa di simile da molto tempo, avevo partecipato ad eventi artistici in passato, ma non ne avevo mai curato uno mio, ho curato e ideato l’evento con gli amici Pedro Mena, Julian Duff, ed è stato bello quando Nick e Lee si son buttati nella cosa, naturalmente è stato bello anche per tutti gli altri. Mi piacerebbe rifare qualcosa del genere con un gruppo più piccolo di artisti, forse l’estate prossima. Vedremo..

Suonerete in Italia?
Non prossimamente, purtroppo. Abbiamo deciso che dopo dieci anni e sei dischi volevamo prenderci una pausa dal mondo dei Calla per dedicarci ad altri progetti… vedremo.

Video – Sanctify



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2 commenti

  1. che colpaccio… intervista geniale! mitico…

  2. Ma come fai…?

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