La sera dell’8 Dicembre al Locomotiv Club di Bologna è iniziato il nuovo tour invernale dei Nobraino. Così come dagli esordi ci ha abituato, la band romagnola ha sorpreso con un live energico e scanzonato anticipato dall’esilarante apertura dell’incredibile Duo Bucolico. Il duo riminese propone il proprio spettacolo tra musica e cabaret: i brani sono costruiti ad arte per divertire e stimolare l’ascoltatore con una performance goliardica, ricca di dialoghi tra chi si trova sul palco e chi osserva stupito con un sorriso a trentadue denti. Quelle proposte dal duo (chitarra/voce, tastiera/voce) sono vere e proprie canzoni estremamente orecchiabili, la cui narrazione ha sempre sviluppi divertenti ed imprevedibili, con un umorismo semplice e diretto, ma mai sguaiato o realmente volgare: leggerezza, cretinate, ma con classe!
I Nobraino, poco dopo l’esibizione del Duo Bucolico, si propongono al calorosissimo pubblico con una scaletta lunghissima (unica, scritta a mano su un pezzo di cartone: venticinque brani). Tanto spazio è stato lasciato all’ultimo Disco d’oro, ma anche una manciata di sorprese hanno arricchito la serata.
Tutti e cinque i componenti della band sul palco si divertono come pochi, e non perdono un’occasione per dimostrarlo. Lorenzo Kruger, voce ed estro dei Nobraino, impressiona per la sua capacità di “tenere il palco”, per la sua mimica, per la sua voce profonda ed estremamente espressiva, per tutte quelle situazioni impensabili che riesce a creare in uno spazio che sembra sempre essergli troppo stretto (soprattutto quando si dimena con un ombrellone da spiaggia o salta sul tappeto elastico).
Abbiamo rivolto alcune domande proprio a Kruger, all’indomani del concerto al Locomotiv. La dimensione live, l’ultimo ed il prossimo disco, il rapporto tra musica e performance, il pubblico dei Nobraino, l’impegno sociale e politico della figura dell’artista: questi sono i temi toccati e raccolti in questa intervista. (Cesso di vivere è in streaming autorizzato; si ringraziano per la collaborazione MarteLive e La Fabbrica; Gallery di Emanuele Gessi)
Ieri al Locomotiv è stata la prima data del tour invernale nel quale continuerete a proporre anche nuovi brani. All’incirca di quanti brani si tratta? Sono pezzi che erano stati esclusi dal precedente disco o brani nati e cresciuti durante l’ultimo tour?
Attualmente in scaletta c’è gran parte del Disco d’oro, diversi pezzi del No Usa No Uk, l’album precedente, in più ci sono sette-otto pezzi nuovi, scritti dopo l’uscita dell’ultimo disco e che stiamo pensando di registrare per il prossimo lavoro in studio. Sommati ai brani scartati dai precedenti dischi possiamo dire che ci sono, sparsi qua e là, almeno una ventina di brani inediti che girano nelle nostre scalette.
Parte del vostro pubblico è estremamente preparato: alcuni conoscono tutti i vostri brani, anche quelli nuovi che state presentando ora! Qual è il vostro rapporto con questi fans che, a quanto pare, vi seguono ovunque?
Ottimo direi, sostenerci è la loro impresa, anche fisicamente quando ci buttiamo sopra di loro.. è un rapporto intenso, credo. Ci seguono in tutto quello che facciamo, lasciandoci molta libertà, senza pretendere che i Nobraino diventino emulazione di se stessi, un modo di ascoltare eclettico, non etichettabile.
Parliamo del Disco d’oro, il vostro ultimo album. Sono passati nove mesi esatti dalla pubblicazione e i tempi sono maturi per fare un bilancio: critica, pubblico, vendite, live… com’è stato questo 2012 per i Nobraino?
Ad essere sincero la crescita della band è lenta e costante e non ci sono mai sbalzi violenti di “notorietà” che ci possano far percepire qualcosa di “raggiunto”, unica eccezione per questo 2012 è stato il Primo Maggio, che sicuramente è stato un momento molto intenso.
Indubbiamente siete una band che si esprime al meglio sul palco e su di esso fa convergere tutta l’energia: una certa teatralità, l’intrattenimento, il dialogo con il pubblico sono punti forti dei Nobraino. L’idea di “spettacolo completo” per voi è più importante della musica stessa?
Assolutamente no. Noi passiamo i “giorni feriali” in sala prove, che praticamente rappresenta la nostra attività principale. Lo scrivere è il nostro vero lavoro. Il palco è quel luogo dove mettiamo in mostra quello che abbiamo creato. Negli anni abbiamo raggiunto una forte consapevolezza di come ci piace vivere quel particolare momento, e in questo modo abbiamo raggiunto la nostra personale forma di spettacolo. Ma sul palco bisogna portare canzoni delle quali essere “orgogliosi”, e raggiungere questo scopo è la nostra fatica principale.
A vostro parere, il pubblico dei Nobraino è mediamente più attirato dai brani o dalle performance live?
Spero dai brani, perché quelli sono l’unica cosa che resta.
È ormai celebre una performance molto forte de Il mangiabandiere al Primo Maggio 2012 a Roma. Semplice libera espressione o riconoscete un ruolo anche politico dell’artista?
Personalmente credo che in certi momenti storici l’arte non possa evitare di esprimersi nel conteso socio-politico, ma preferisco pensarla come reazione, e in ogni caso non riesco a non viverla come abbrutimento. Parlarne in poche righe è un esercizio svilente ma io aderisco all’idea classica dell’arte come imitazione della natura, per cui posso pensare che a volte l’arte parli di disfunzioni sistemiche della società umana, ma all’interno di certe forme e senza cedere agli attualismi. Non so se sono bravo a mettere in pratica quello che penso, ma pensarlo è già un buon inizio…
La vostra serata a Bologna è stata aperta dal divertente Duo Bucolico. Musica che si può definire “cabarettistica” in accordo con una ricca tradizione italiana. Come è nato l’incontro e la collaborazione con loro?
Daniele è di Rimini, Antonio è di Novafeltria. Viviamo lo stesso territorio, è inevitabile incontrarsi, la cosa sorprendente è stata riconoscere un certo stile romagnolo in comune, un certo modo di vivere musica e spettacolo che ci rende molto affini.
La Romagna. Storie di mare, di bagnini, biondine e lettini a sdraio, ma anche di quotidiano, gente comune: in questi brani quanto c’è del vostro vissuto e quanto di romanzato? La Romagna è sempre così, o c’è un po’ di nostalgia del passato?
I Nobraino, senza volontà particolare nel farlo, rappresentano tutti i luoghi comuni del carattere romagnolo: esuberanza, spavalderia, franchezza, ironia, generosità, testardaggine, estrosità. Con questi ingredienti nel sangue guardiamo al mondo e di conseguenza scriviamo, suoniamo e stiamo sul palco.
Ora una curiosità: vi è mai capitato che il gestore di un locale nel quale avete suonato a fine serata vi abbia “cazziato” per una qualche vostra follia che ha preso forma sul palco (scale, trampoli, arrampicate, tuffi sulla gente)?
In tutti questi anni ho imparato una cosa: non bisogna mai avvertire l’organizzatore di quello che vuoi fare durante lo spettacolo, va nel panico. Ogni cosa raccontata prima sembra molto più pericolosa di quello che in realtà sarà. Per il resto quando musicisti e pubblico si stanno divertendo è difficile che qualcuno si metta a fare il guastafeste.