Home / Recensioni / Album / La discografia è morta ed io non vedevo l’ora – Io non sono Bogte

La discografia è morta ed io non vedevo l’ora – Io non sono Bogte

È passato quasi un mese dall’esordio di Io non sono Bogte. Quando un autore decide di proporre la sua musica su chiavetta USB (a forma di cassettina musicale) intitolando il proprio lavoro La discografia è morta ed io non vedevo l’ora penso che occorra fermarsi un attimo. Annusare, cercare l’odore di fregatura, o almeno capire il “perchè”.
Daniele Coluzzi, mente e voce del progetto, è un giovanissimo musicista ed autore che l’anno scorso ha pubblicato un libro dal titolo: Rock in progress – Promuovere, distribuire, far conoscere la vostra musica (ed. Effequ). Interviste, consigli, idee per aiutare gli emergenti ad emergere davvero. Il titolo parla chiaro però: promozione, distribuzione e nessun accenno alla qualità del proprio lavoro.
Viviamo in un’epoca in cui il marketing impera ed è proprio in questo settore che molti artisti/musicisti/autori impegnano buona parte del proprio tempo prendendo spunto dai big del mercato musicale un po’ come i bambini che ambiscono a diventare grandi (e poi da grandi rimpiangono il tempo in cui erano liberi bambini).
Con queste premesse le aspettative non sono delle più rosee: immagino un disco cervellotico venato di Vasco Brondi. Ascoltando le dieci canzoni che compongono il lavoro di Coluzzi & co. scopro che è così solo in parte.
Tutti i brani hanno un forte e netto taglio cantautorale: si vuole trasmettere qualcosa, si vuole parlare all’ascoltatore, talvolta urlargli in faccia. Il canto è molto diretto, veloce come i nostri ascolti sempre più furtivi. I temi: la condizione del giovane a cavallo dei vent’anni in questo periodo, in questa Italia, in questa società. Poi si parla anche dell’ambiente musicale, ma per provocare e non per creare. Lo scopo di Io non sono Bogte è creare reazioni, e ci riesce.
Tutta l’architettura musicale è scarna, perfetta nella sua essenza rock. Il suono è sporco, ruvido, ma anche molto curato nelle scelte e quindi nella resa finale (così come nei pezzi più lenti e melodici).
La discografia è morta ed io non vedevo l’ora è un disco intelligente e smaliziato, figlio di questo 2012, realizzato da persone capaci e con gusto musicale. La personalità si fonde ad una serie di cliché della musica cosiddetta indipendente, impastando il tutto di “già sentito” ma anche di “questo so che mi piace perchè l’ho già sentito”. Solo marketing? Non voglio ridurre tutto a questo perché non sarebbe giusto nei confronti di un lavoro che in certi punti riesce davvero a far trapelare un’ispirazione reale e personale in modo appassionato ed intenso  grazie a testi e musica molto espressivi. Per quanto riguarda la proposta  creativa questo album appare estremamente filtrato dal contesto dell’oggi, che domani sarà già vecchio.
Perché è così difficile trovare delle nuove proposte musicali senza una scadenza già impressa sul didietro? E se fossimo un po’ tutti colpevoli della morte della discografia?

Credits

Label: Labelpot Records – 2012

Line-up: Daniele Coluzzi (voci, chitarre acustiche) – Carlotta Benedetti (chitarre elettriche) – Federico Petitto (basso) – Dario Masani (batteria)

Tracklist:

  1. Io non sono Bogte
  2. La musica italiana & altre stragi
  3. Il mercato nero delle ostie
  4. Papillon
  5. e mezzo
  6. La cosa più importante è che tu stia male
  7. Margareth nella testa
  8. Ti ho confessato tutto il mio amore
  9. Sette anni di prudenza
  10. L’aridità sentimentale e altre cose che ti appartengono

Link:
FaceBook, Bandcamp

Ti potrebbe interessare...

MartaDelGrandi Selva

Selva – Marta Del Grandi

Affila le sue armi Marta Del Grandi, due anni dopo l’esordio Until We Fossilize, scommettendo sulla …

Leave a Reply