Nelle ultime settimane una domanda ci ha perseguitato, e cioè: “Chi è Bugo?”.
Conosciamo ormai tutti bene le ultime vicende sanremesi che hanno visto coinvolta la coppia Bugo-Morgan con una bella canzone sull’amicizia poi andata a farsi benedire e tutta l’attenzione mediatica che ha catturato, tenendo impegnato il “creativo” e spesso “cretino” mondo social.
Bene, Cristian Bugatti, in arte Bugo, come lo chiamavano gli amici fin dalle medie, è un “eterno ragazzo” di 46 anni cresciuto nella provincia di Novara. Cantautore, 20 anni di carriera, 9 dischi (il primo è del 2000, dal titolo La prima gratta), un film per il quale ha curato la colonna sonora, moltissimi concerti, festival (tra cui il Tora! Tora! di Manuel Agnelli o lo Sziget Festival di Budapest), vari riconoscimenti. Le sue canzoni, quali Casalingo, Io mi rompo i coglioni, Nel giro giusto, C’è crisi, sono state inni per un’intera generazione, entrate nel linguaggio quotidiano della schiera di fan che lo segue dalla prima ora al grido di “Io mi Bugo”. (Digressione personale: un brano a cui sono particolarmente affezionata è La Salita, dall’album Nuovi Rimedi Per La Miopia, il cui video, diretto dal bravo Lorenzo Vignolo, è girato sulle scale mobili del centro della mia città natale, Reggio Calabria).
“È considerato da più parti come il pioniere di un nuovo cantautorato italiano, artista che ha in qualche modo traghettato la canzone impegnata degli anni 1970 verso la disillusione degli anni 2000”, cito. Per approfondire basta Wikipedia e un po’ di sana curiosità, che sembra latitare. Animo, giovani!
Ed eccoci alla sua partecipazione a Sanremo 2020 e all’uscita, il 7 febbraio, di Cristian Bugatti, il suo nuovo album, su etichetta Mescal: “L’ho intitolato Cristian Bugatti perché so che non sono così conosciuto”, commenta col candore che lo contraddistingue. In realtà, come detto, nella scena underground era già molto conosciuto e apprezzato, quello che gli è sempre mancato è stato, oltre ad un pizzico di fortuna che non guasta mai, quel salto che lo facesse entrare nel “giro giusto” (per citare la sua canzone) e arrivare ad un pubblico più vasto. L’occasione poteva essere Sanremo e, seppure le cose abbiano preso una piega anomala, forse così è stato. Ma soprattutto Bugo ci è arrivato pronto, regalandoci un album molto bello e curato, in grado di far gioire i vecchi fan e di conquistarne sicuramente di nuovi. Negli anni è stato definito “il Beck italiano”, il Beck di Loser, con quell’aria e quei testi da eterni perdenti pieni di ironia, quell’essere alieni e fuori dagli schemi. Con la sua musica ha sempre sperimentato, attraversando tutti i generi: rock, folk, blues, rap, pop, fino alla musica elettronica.
In questo nono e nuovo lavoro si torna al pop/rock, prendendo come autori di riferimento alcuni dei suoi musicisti preferiti: Adriano Celentano, Vasco Rossi e Lucio Battisti.
E’ un disco pensato nel tempo, scritto con la collaborazione di Simone Bertolotti e Andrea Bonomo che ne hanno curato gli arrangiamenti e la produzione e che sono stati abilissimi nel dargli una veste da alta sartoria senza minimamente snaturarne la spontaneità.
L’album contiene 9 brani che scorrono a meraviglia. Si comincia con Quando impazzirò, dove si dà per scontato che prima o poi si perda la brocca (e ne abbiamo qualche esempio), ma qui se ne parla in maniera positiva, nel senso di creatività e libertà, e allora “canterò canzoni fuori moda, come l’educazione”; c’è l’incapacità di omologarsi e in fondo l’orgoglio di mantenere la propria identità in Come mi pare: “Faccio schifo lo so, però… ballo come mi pare, pare e piace…”; la tenera Al paese, dove si raccontano istantanee della vita di provincia, come “la signorina (che) si innamora del cantante e salta l’università”, la voglia di scappare prima ma anche di tornare poi nel ritornello: “altro che America, quella del cinema”.
In Che ci vuole dice “che ci vuole a tirarsela un po’, basta dire che Sanremo fa cagare, ci vuole poco a diventare famosi, basta un vaffanculo in tv”, ma non è preveggenza, “il fatto è che è ormai talmente palese che la gente vada in televisione per mandare a cagare gli altri”; è un brano contro i furbetti, la faciloneria dei giudizi, il puntare sempre il dito contro gli altri, ma alla fine chi se ne frega, “a me ci vuole te, come Mindy… Mork”.
“Non è questa la vita che ti immaginavi, e siamo adolescenti anche a 40 anni” canta ancora Bugo in Fuori dal mondo, dove conta prendersi una pausa da tutto con la persona che hai scelto per condividere strada… e divano.
Nell’album sono presenti due collaborazioni; la prima è ovviamente quella con Morgan nel brano sanremese Sincero: “volevo fare il cantante delle canzoni inglesi”, canta Bugo, in mezzo a quelli che erano i sogni da ragazzo e il presente, un bel brano, che rimane in testa e ti ritrovi a cantare e che avrebbe meritato una considerazione maggiore fin dall’inizio. L’altro ospite è Ermal Meta, in una ballata ancora più sanremese, Mi manca, dolcissima e malinconica, il dialogo tra due amici che ricordano e rimpiangono la fanciullezza, le partite a calcio, la strada in due in bici, comprare le caramelle colorate e pagare qualcosa con le figurine: “Che noia essere grandi, andare ai compleanni, parlare di soldi e dei figli degli altri”, ci commuove e ci arriva dritta al cuore.
Si chiude in bellezza con due pezzi che rimandano a Battisti: Un alieno, “io discendo da Adamo ma mi sento più E.T.”, il manifesto di Bugo, strampalato, intelligente e trascinante (“ma non mi dite che questa è vita”, ha ragione lui) e Stupido eh?, canzone d’amore, mai banale, anzi a volte “c’è bisogno di litigare”, che con una lunga coda strumentale ci accompagna alla fine di un ascolto che ci lascia col sorriso sulle labbra.
Siamo degli eterni Peter Pan, in bilico tra le responsabilità e la nostalgia per la spensieratezza della giovinezza andata per sempre.
E’ un disco maturo e fresco allo stesso tempo, c’è il diventare adulti e l’insofferenza nel crescere, ci sono testi nostalgici e ritmi incalzanti. Consapevolezza e ottimismo. Un antidoto alla tristezza.
Apro una parentesi: non lasciamo mai passare, neanche per scherzo, il messaggio delirante che si esiste solo se si va in tv, che magari poi qualcuno ci crede anche. Sappiamo benissimo che la musica è lì fuori, negli studi di registrazione, sui palchi, tra la gente, nel sudore, nella fatica e nelle porte in faccia e nonostante tutto nella perseveranza di continuare nella propria passione e a fare bene il proprio lavoro.
Bugo esiste, ed esisteva anche prima, e ha sempre comunicato attraverso i suoi dischi. Lasciatevi coinvolgere dalla sua anima e dalla sua energia. Ora è tempo di musica.
Di seguito le prime date del tour:
Giovedì 5 marzo – Torino, Hiroshima Mon Amour
Venerdì 6 marzo – Pordenone, Capitol
Sabato 7 marzo – Ravenna, Bronson Club
Venerdì 20 marzo – Milano, Alcatraz (nuova location)
Giovedì 26 marzo – Roma, Largo Venue
Venerdì 27 marzo – Bologna, Estragon Club
Martedì 31 marzo – Bolzano, Teatro Cristallo (in acustico)
Sabato 4 aprile – Livorno, The Cage
Credits
Label: Mescal – 2020
Line-up: Cristian Bugatti (Bugo)
Tracklist:
- Quando impazzirò
- Sincero (feat. Morgan)
- Come mi pare
- Al paese
- Che ci vuole
- Fuori dal mondo
- Mi manca (feat. Ermal Meta)
- Un alieno
- Stupido eh?
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