Matt Elliot è un cantore. Non narra di imprese e di eroi. Intona in melodie sempre contenute o sussurra la condizione dell’animo suo. Gli appartiene una voce dal gusto arcaico come la cura per ogni brano, la stessa dell’artigiano. Si accompagna il più delle volte con una chitarra classica da cui nascono espressioni di una sensibilità spiccata. The Broken Man, due anni dopo l’uscita di The Dark (il primo disco di Matt Elliot risale al 1996), è un album cupo in cui la sofferenza e il dolore non si traducono in compiacimento, come sovente avviene. Sia pur neri, sono però attimi di vita che ci riguardano, lirici e struggenti. Si traducono in poche parole amare, ma poi è la musica a rivelare e sopraffare. I brividi hanno inizio con Oh How We Fell: una chitarra spagnoleggiante dai ritmi sincopati lascia spazio, dopo cinque minuti di esecuzione, a profondi accordi legati. Please, please, please non conosce altre suppliche che non siano voci e suoni. Dust, Flesh and Bones è il vertice poetico di questo lavoro: di noi possiamo dire soltanto che siamo polvere, carne ed ossa, perché il nostro animo si perde fra mille voci andando incontro ad un’ineluttabile condizione di solitudine. If Anyone Tells Me It’s Better To Have Loved And Lost Than To Never Have Love At Al”, I Will Stab Them The Face, scritta in tonalità minore come tutti i brani dell’album, rimanda al pianoforte di Chopin e racchiude il suo significato nel titolo.
The Broken Man è la vera manifestazione di un animo, la conferma che l’originalità è ancora possibile, così come le intense emozioni che essa suscita soprattutto dal vivo.
Credits
Label: Ici D’ailleurs – 2012
Line-up: Matt Elliot
Tracklist:
- Oh How We Fell
- Please Please Please
- Dust Flesh And Bones
- How To Kill A Rose
- If Anyone Tells Me…
- This is for
- The Pain That’s Yet Go
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