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Il rock galleggiante che si autoproduce: intervista a Matteo Casadei (Blastema)

blastema2Sono anni che ascolto  rock band italiane emergenti, le ho sempre tutte trovate ancorate agli stessi stilemi classici stagnanti e afferenti ai soliti nomi del vecchio rock italiano da mainstream.  Poi è arrivato in redazione Pensieri illuminati. Undici tracce tutte perfette nella loro struttura canzone, le cosidette canzoni che funzionano. Come album di debutto mi ha ricordato la forza di quelli di band storiche quali Afterhours, Marlene Kuntz e Timoria. La loro attitudine live ha già toccato vari prestigiosi palchi come l’Heineken e il Woodstock Cinque Stelle. La cosa curiosa è che questo gruppo ha rischiato di non approdare mai al primo lavoro discografico, pur avendo sfiorato e attirato l’attenzione di figure del calibro di Gianni Bella  nel 2004,  Paolo Montevecchi e Marcello Balestra della Warner  nel 2007 e poi Alain Pagani (L’Aura, Mistonocivo) nel 2008. Morale della favola: uno degli album di debutto più interessanti del 2010 è stato un’autoproduzione. Di questo ed altro LostHighways ha avuto modo di chiacchierare con Matteo Casadei, leader dei romagnoli Blastema.

Possiamo dire che Pensieri illuminati è uscito tardi rispetto a quello che sarebbe stato giusto… e che i Blastema non sono proprio una band emergente? Siete forse la prova che la discografia italiana (tutta, indie e non) sta forse perdendo la bussola di scovare progetti validi?
La definizione che preferisco  per descrivere lo stato d’essere dei Blastema da un po’ di anni a questa parte è quella di ” gruppo galleggiante”. Con una metafora: il gruppo galleggiante in contrapposizione al gruppo emergente ha già la testa fuori dall’acqua, ma non ha ancora trovato un giusto lido dove approdare per affrancarsi dall’incertezza dei flutti. Detto questo, mi esimo dal dare giudizi sulla discografia italiana, ammesso che ne esista una… anche perché non sono un critico televisivo…

Vero, ma la discografia versa in una condizione problematica: è un fatto. La dote che colpisce al primo ascolto del vostro disco è l’arte di costruire canzoni perfette dove si modulano momenti di pop melodico mai scontato ad incisi di rock abrasivo e tagliente. Questa caratteristica del vostro progetto mi sembra innata. Come nascono le canzoni dei Blastema?
Le canzoni dei Blastema nascono come quelle di tutte le altre band del mondo, per lo più con un piano o una chitarre e una melodia di voce. Il valore aggiunto sta nel modo in cui i singoli componenti interiorizzano e fanno propria l’idea- canzone, digerendola e riproponendola fino a quando il gesto perde la caratteristica spigolosa e marcata dei singoli e si trasforma in oggetto-canzone,  dove ogni parte, e l’esecuzione della parte,  diventano funzionali e necessarie all’esistenza di una nuova unità complessa e inscindibile. In effetti, a pensarci, ogni canzone è il miracolo di una vita.

blastema1In particolare, come è nata Pensieri Illuminati?
Con un DU-BA DU-BA DU-BA suonato al synth da Alberto

Un altro aspetto originale del vostro progetto riguarda le liriche dove riuscite ad avere una scrittura perfettamente in bilico tra quella alcolica-maledetta, tipica dei rockers americani, e quella  introspettivo-poetica di attitudine più tipicamente italiana. Quali sono le tematiche principali delle vostre canzoni?
Tematiche è un termine che scomoderei per artisti di altra levatura. Personalmente, il mio tipo di argomentazioni è frutto delle impressioni e delle riflessioni suscitate dal mio vissuto. Solitamente ogni nostra canzone parte da una considerazione intimista, ma per esser autenticata e acquisire valore, questa considerazione deve per forza essere anche intellegibile sul piano dell’assoluto. Come a dire che non si può parlare di un essere umano senza, inevitabilmente, scomodare la categoria ” tutti gli esseri umani”.

Paura mi fai è un singolo di sicura presa. Ho visto una vostra versione live ed il pubblico era in estasi. Quanto siete legati a questo pezzo?
Quanto indissolubilmente a noi stessi

Siete saliti già su grossi palchi come quelli dell’Heineken Festival 2010 e il Woodstock Cinque stelle. Come sono state quelle due esperienze e cos’è per voi suonare live?
Sicuramente esperienze strane, distorte, irreali, trasognate;. Quando si ha tanta adrenalina addosso non si ha modo di rendersi conto, rimane l’impressione di ciò che è stato, ma non la coscienza di ciò che si è stati. Penso che non le dimenticheremo mai, e che ognuno di noi, fino alla fine, custodirà quell’impressione e ne farà un termine di paragone assoluto difficilmente eguagliabile.
Ad ogni modo suonare dal vivo è soprattutto altro: in assoluto la possibilità di conoscere  persone che con te condividono non solo la passione per la musica, ma l’idea della musica come strumento migliorativo, catartico, una comunione profonda di anime e corpi sollecitati all’unisono dalla fisicità delle onde, rapiti dall’incantesimo dell’elettricità.

Nei vostri live suonate anche la cover di Nuotando nell’aria dei Marlene Kuntz. Se doveste scegliere di realizzare una cover degli Afterhours quale sarebbe?
Non saprei. Personalmente sono molto affezionato a Hai paura del buio? ma non mi ha mai attraversato l’idea di fare una cover di uno dei pezzi contenuti al suo interno.

Mi sembra di rilevare nel vostro sound a tratti anche ascendenze quasi metal-progressive. Mi riferisco a qualche passaggio di chitarra. Ci sono band di questo genere che vi hanno ispirato?
I Beatles sono metal progressive? Scherzi a parte, non abbiamo una grande dimestichezza coi generi, sicuramente abbiamo ascoltato un sacco di gruppi, ma mai progressivi, se non in senso lato.

Ovvio che i Beatles non sono metal progressive! Secondo me avete sprazzi in quel senso, senza ascendenze allora! Ci sono altre rock band italiane che non hanno l’attenzione che meritano dai media come voi?
Diciamo che ce ne sono alcune che riscuotono una certa attenzione ma non quella che meriterebbero. Due nomi su tutti: Marta sui tubi, Zen circus.

Cinque dischi imprescindibili per i Blastema?blastema3
Ok computer – Radiohead (Matteo); Aenima – Tool (Jack);  Songs for the deaf – Queens of the stone age (Ago); Tidal – Fiona Apple (Alberto); Sgt. Pepper – Beatles (Gavo)

Noto i Tool! Tre versi strappati dai brani di Pensieri illuminati che più rappresentano l’universo Blastema?
Tu sai cosa vuoi? – Sì, lo so. (La prima cosa)
Non ho più paura che l’inverno a tradimento cada portandosi appresso il destino di un anno fa (Il destino della cicala)
Ma al buio potrei, al buio saprei illudermi di commuoverti (Paura mi fai)

Vi hanno rubato gli strumenti mesi fa. So di una vostra ricerca in atto come procede?
Male, senza sviluppi, malgrado l’affetto e l’interessamento di moltissimi e preziosissimi amici sparsi in tutta la penisola.

Pensieri Illuminati – Preview

Pensieri Illuminati – Video

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