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All the good children go to hell – Afterhours

Talvolta diventa un’urgenza mettere le mani tra gli oggetti velati di passato, pesanti di ricordi. Tra vecchie riviste, vecchi vinili… la sfida all’adolenza messa a dura prova dagli anni ’80!
Un viaggio attraverso i cimeli sonori di quel periodo falsamente “rampante” e… eccola la gemma archiviabile tra le voci fuori dal coro: All the good children go to hell, 1988… un album alieno!
La copertina non è un granchè, ma basta toccarla per ritrovare l’eco lontana di commenti della stampa specializzata. Qualcuno scrisse: “ Un ottimo disco che già al primo ascolto fa gridare al miracolo” oppure: “I sei pezzi mostrano la sua passione (Agnelli) per il suono chitarristico aspro, maledetto e viscerale che copre tutto ciò che sta tra punk, psichedelìa e rock d’antan”; una rivista segnalò l’Ep come uno dei migliori album degli anni ’80; gli inglesi di NME lo recensirono con entusiasmo! Erano solo quattro ventenni agli esordi, senza paura di remare contro la corrente: l’Italia immergeva le dita nel miele del pop e loro godevano a dettar legge; seguivano l’indie degli Stati Uniti (Gun Club, Cramps, Alleycats e Dream Syndicate); decifravano gli arcani dei classici ’70; davano un senso al punk e si sporcavano di noise…”Usare il rumore significa sprigionare energia per svegliare l’ascoltatore e noi stessi emanando emotività” (M. Agnelli).
La Torino del tempo provava a violentare il sonno dell’italica terra con vagiti malati di ribellione, plasmava corridoi alternative, innalzava torri di indipendenza sulle fondamenta della Toast Records di Giulio Tedeschi.
Una band che lanciava vagiti di un futuro mutante e che, tra le lettere di un nome, sapeva riesumare il genio dei Velvet Underground: Afterhours.
Si perde ogni logica perché il sound gira nell’aria e nel sangue: Midnight Booze sa esplodere…“I say wow wow wow”.

Green River (cover dei Creedence Clearwater Revival) si apre con una tenue chitarra acustica, velocizza con una batteria indemoniata e si contorce nel veleno di un assolo elettrico che grida bestemmie punk dalle viscere dell’inferno: “Well, take me back down where cool water flow / Let me remember things I love”.
Delirio di Agnelli in
Indipendent Houses! Precipitate nel magma di un piacere scandito da una chitarra infetta di maledetta distorsione…“Well, I’m crossing on the bridge / just to see the Indipendent houses”! Pulse In My Blood! Leccatevi un attimo l’adrenalina con la ballad Billie Serenade. Preparatevi al colpo finale, senza farvi ingannare dal piano dominato da chi è uscito dal conservatorio con il ghigno del rock! The Lie Of The World ha un inizio ordito sull’illusione, pochi istanti e la dannazione vi spingerà nelle tenebre di chitarre deliranti sensualità, una voce vomitata dalle contorsioni del ventre vi rivelerà il futuro post-eventum, spedendovi all’inferno con lo stesso piano dolce dell’ inizio… perché? Perché All The Good Children Go To Hell!
Non ci provate a cercare una classificazione di genere, fallireste! Vi sentireste perseguitare dal camaleontico ribelle che vive sapendo che “Il genere musicale è una gabbia che contiene solo il suo cadavere”!

Credits

Label: Toast – 1988

Line-up: Manuel Agnelli (voce, chitarra, piano) – Lorenzo Olgiati (basso, cori) – Max Donna (batteria) – Paolo Cantù (chitarre, cori)

Tracklist:

  1. Midnight Booze
  2. Green River
  3. Indipendent Houses
  4. Pulse In My Blood
  5. Billie Serenade
  6. The Lie Of The World

Links:Sito Ufficiale,MySpace

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