Nel panorama post-punk contemporaneo, spesso saturo e prevedibile, gli SPRINTS si distinguono per la loro capacità di non trattenersi mai. Con All That Is Over, secondo album della band di Dublino, il quartetto guidato dalla carismatica Karla Chubb compie un passo deciso verso una forma di punk più cerimoniale, abrasiva e profondamente umana. L’album si apre con Abandon, un brano che pulsa come un cuore ansioso, dove la voce di Chubb oscilla tra sussurri stanchi e urla disperate. È un’introduzione cupa e sincera, che annuncia un disco intriso di tensione emotiva e desiderio di catarsi. Segue To The Bone, una dissezione sonora dell’insicurezza, in cui le chitarre costruiscono muri di rumore claustrofobico e la sezione ritmica pulsa come un corpo in preda al panico. È punk come atto di scorticamento, un’esposizione nervo per nervo. SPRINTS non si limitano a suonare forte: riflettono, interrogano, si mettono a nudo. Karla Chubb sembra reincarnarsi nella Sacerdotessa delle Tenebre Nico. Descartes, primo singolo, è un’esplosione di contraddizioni, dove il caos si fonde con la precisione e la furia si intreccia alla riflessione. Ispirato a Rachel Cusk, il brano ribalta il celebre “Penso, dunque sono” in un più urgente “Parlo, dunque capisco”, denunciando l’egoismo culturale e l’illusione dell’identità come supremazia. Quif gli SPRINTS sembrano gli IDLES con una vocalist “femmina”.
Brani come Need, Beg e Something’s Gonna Happen sono veri e propri pugni nello stomaco, saturi di riverbero e distorsione, con bassi martellanti e groove fangosi che ancorano il caos. Rage rappresenta il cuore incandescente del disco: non è solo rabbia, ma rabbia affilata, strutturata, quasi rituale. Better, dal titolo ingannevole, non consola: mette in discussione il concetto stesso di miglioramento, chiedendosi cosa significhi davvero “stare meglio” quando le cicatrici sono permanenti. Il disco si chiude con Coming Alive e Desire, due tracce complementari che sembrano ridere tra le lacrime, incarnando la dualità tra dolore e liberazione. È qui che gli SPRINTS dimostrano di non essere solo una punk band, ma un collettivo che trasforma il rumore in sacramento. All That Is Over non reinventa il genere, ma lo scolpisce con urgenza e profondità. È un album che brucia la gola, scuote il petto e lascia un’eco nelle orecchie ben oltre l’ultima nota. In un mondo che prende senza restituire, gli SPRINTS urlano per sopravvivere — e ci ricordano che, a volte, il rumore è l’unica salvezza. Superano a pieni voti la prova del secondo disco ed entrano a pieno diritto nell’ondata di post-punk revival degli ultimi dieci anni nella scia dei Fontaines D.C. ed IDLES.
Credits
Label: City Slang, Sub Pop – 2025
Line-up: Karla Chubb (voce e chitarra) – Sam McCann (basso) – Jack Callan (batteria) – Colm O’Reilly (chitarra – ex membro, ha lasciato la band prima dell’uscita dell’album All That Is Over).
Tracklist:
1. Abandon
2. To The Bone
3. Descartes
4. Need
5. Beg
6. Rage
7. Something’s Gonna Happen
8. Pieces
9. Better
10. Coming Alive
11. Desire
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