
Il viaggio tra le strade della rassegna Carne Fresca ci porta a Brescia, in un progetto molto sperimentale dove ascendenze post-punk si dilatano in un noise-rock cinematico ed evocativo. L’album di debutto della band bresciana dal titolo The Dept. Of Corrections Praises Imperfections(2024) è denso di narrazione oscura, si muove in quella terra di mezzo tra la No Wave di Lydia Lunch, il punk-jazz dei James Chance and the Contortions e il math-rock più ipnotico degli Slint. I Liquid Words sembrano essere sbucati dalla DeLorean di Ritorno al Futuro per ricordarci che nel secolo scorso il rock si era evoluto fino a costruire cattedrali di suono incredibili. Nei Liquid Words c’è grande attitudine alla ricerca. Parliamo di una combo dal respiro altamente internazionale che sarà sicuramente una bella esperienza live in apertura della data degli Afterhours il 15 luglio al Brescia Summer Music – Arena Campo Marte. Addentriamoci nel loro mondo!
Quando, come e perché è nato il vostro progetto musicale?
Il nostro progetto musicale nasce nel 2021 a Brescia. I primi tentativi di creare qualcosa insieme erano dettati dalla curiosità di sperimentare un approccio diverso rispetto a quello praticato nei progetti già avviati precedentemente da ognuno di noi. Questo approccio confluiva principalmente in lunghe sessioni di improvvisazione, alle quali cercavamo solo in un secondo momento di dare una struttura.
Cosa significa “suonare” rock per dei giovani come voi?
Per quanto non ci identifichiamo a pieno nell’etichetta “rock”, sicuramente la strumentazione che abbiamo utilizzato fino ad ora è in parte riconducibile alla pratica e alla tradizione della musica “rock”. Ci piace specificarlo perché ci permette di guardare in maniera più trasparente e onesta alla nostra esperienza come band che ad ora ha sempre prediletto una forma di espressione strettamente legata all’esibizione dal vivo. Suonare, quindi, per noi significa esplorare le zone che esistono tra stili e approcci talvolta radicalmente opposti l’uno all’altro; ma, nella vita di tutti i giorni, suonare significa poter conoscere qualcosa di nuovo ogni volta che ci spostiamo per farlo. Entrare in contatto con questa dimensione dove ciò che è sconosciuto diventa familiare – e viceversa – ci permette di restare a galla nell’esistenza quotidiana e di rendere sempre gratificante e stimolante l’atto del suonare. Più semplicemente, suonare è anche il motivo più spontaneo per trascorrere del tempo insieme e divertirci.
Quali sono i vostri principali riferimenti musicali?
Ci limitiamo (con grande fatica!) a dieci nomi: Fugazi, Throbbing Gristle, Unwound, Joy Division, This Heat, Slint, Fela Kuti, Sun Ra, Laddio Bolocko, Glenn Branca.
Cosa significa per voi sperimentare e mescolare le carte?
Sperimentare per noi significa far confluire in un solo canale le nostre diverse influenze personali, che acquisiscono una nuova forma ogni volta che ci troviamo in sala prove a improvvisare e comporre nuovi brani. Questa operazione comporta la ricerca di un messaggio dai potenziali risvolti sociali e politici. Pensiamo che creare qualcosa che non ricalchi uno stampo specifico, ma che piuttosto si componga in maniera eterogenea e imprevedibile, possa portare a una concezione della musica più sfaccettata e arricchente, dove la contaminazione è l’unica costante. Non abbiamo la verità in tasca, ma questo è il metodo che applichiamo in tutto ciò che facciamo collettivamente, e ci piacerebbe condividerlo con una comunità di musicisti sempre più grande. Amiamo la cultura dell’ascolto e crediamo che sia un atto fondamentale per progredire artisticamente e umanamente.
Cosa significa per voi essere stati selezionati nell’ambito della rassegna “Carne Fresca, Suoni dal Futuro”?
Carne Fresca è una bella iniziativa, che sicuramente garantisce una risonanza rilevante a chi ne prende parte grazie alle figure che l’hanno concepita. Nel pratico, poi, ci ha permesso di diffondere la nostra musica in nuovi contesti: Germi Ldc, Milano Film Fest, l’imminente apertura agli Afterhours e l’inserimento nella compilation edita da Woodworm. Non è affatto scontato, e siamo grati a Germi per questo.
Gli animi di Carne Fresca tipo Succi, Segale ed Agnelli vi hanno dato qualche consiglio?
Purtroppo, non abbiamo ancora avuto l’occasione di conoscere personalmente Gianluca e Manuel, ma abbiamo scambiato qualche parola con Giovanni, ed è stato un confronto costruttivo. Abbiamo avuto modo di interfacciarci maggiormente con Guido (Andreani), che ci ha seguiti come fonico sia da Germi che al Milano Film Fest. Abbiamo notato da subito una connessione musicale e umana che ci ha portati a condividere spunti molto interessanti.
Cosa rappresenta per voi Germi LdC di Milano?
Essendo basati a Brescia, abbiamo frequentato Germi solo in qualità di musicisti. Fin da subito, abbiamo percepito un buon mix di calore umano, accoglienza e intraprendenza. Crediamo che l’ampia varietà di proposte culturali promosse da Germi confermi queste nostre impressioni. Ci siamo sentiti stimolati a frequentarlo più spesso!
Come sarà aprire un gruppo storico come gli Afterhours? Il fatto di ritrovarvi con altre band in un cartellone così prestigioso vi fa sentire effettivamente parte di una scena? La vostra generazione concepisce questo concetto oppure vi sentite delle monadi?
Sicuramente sarà un’emozione enorme, sia per quello che rappresentano gli Afterhours per la musica italiana, sia per il fatto stesso di suonare su un palco così grande. Non crediamo che far parte di una “scena” si riduca ad apparire su un cartellone, sicuramente è bello far parte di una situazione di prestigio, ma la scena è fatta di persone che creano band per fare musica, ed è lo scambio e l’interconnessione tra queste che crea una “scena” musicale. Infatti, tre di noi (insieme all’amico e collaboratore Michele) sono impegnati nella promozione di concerti autofinanziati con l’Associazione Culturale / collettivo M1-M3. Siamo testimoni che la nostra generazione concepisce ancora il concetto di scena, dal momento che siamo arrivati quest’anno alla terza stagione di attività, e gli artisti che vorremmo invitare a suonare sono ancora tantissimi!
Se un giorno qualcuno del mondo mainstream vi chiedesse di modificare radicalmente il vostro sound per raggiungere il successo mediatico, accettereste compromessi?
No, perché riteniamo che non sia necessario scendere a compromessi per parlare a qualcuno. Come testimoniato da tanti artisti in passato, non è strettamente necessario interfacciarsi con il successo mediatico per costruire un bacino di persone interessate a condividere un messaggio con noi. L’approccio che preferiamo è ad oggi quello della rimozione di ogni filtro tra quello che nasce dalle nostre idee congiunte e quello che il pubblico riceve. Per questo ci sentiamo di dire che non stravolgeremmo nulla per imposizioni esterne. Quando suoniamo davanti a poche persone, cerchiamo la stessa intensità che proveremo a veicolare durante il concerto in apertura agli Afterhours.
Come vi rapportate all’attuale sistema di promozione fatto di doping su ogni canale social? Lo condividete in qualche modo oppure credete ci sia un modo per arginarlo?
Ci teniamo a veicolare un’immagine personale e curata sui social. Tuttavia, questa è frutto di un’intenzione archivistica e puramente comunicativa, cerchiamo di rimuovere tutto ciò che è superfluo da ciò che diffondiamo attraverso quel canale. Esiste infatti una vita fuori da questa bolla, che ha basi più concrete e resistenti nel lungo periodo. Essa consiste nel conoscere persone, scambiare punti di vista, supportare economicamente altri artisti, organizzare concerti. Tutti gli elementi che costituiscono nell’effettivo una scena musicale, insomma!
Cosa significa costruire un’alternativa per voi?
Un’alternativa si costruisce nella pratica musicale in senso lato. Nel concreto, è un compito molto difficile. Il lato economico della vita da musicista è sicuramente problematico: possiamo continuare a intessere un sistema alternativo a quello vigente, ma la sensazione è che viaggerà sempre su un binario parallelo. Questo non è necessariamente un male. La palla passa all’artista e a come si percepisce nel mondo. Possiamo però contribuire tutti ad una pratica culturale che promuova la musica come mezzo di condivisione, aggregazione e comunità. Nella sua veste di catalizzatrice di avanzamento sociale, forse più persone ne comprenderebbero l’importanza, e rivolgerebbero i propri sforzi alla coltivazione di un’alternativa, anche dal punto di vista economico.
Lost Highways Seek your mood, Find your lost highways!