Al suo ottavo album solista Steven Wilson reiventa il progressive in chiave moderna. Ripropone in ottica esistenziale il concept dello spazio nella musica, iniziato con l’Op. 32 I pianeti di Gustav Holst del 1917 e poi riaffrontato da David Bowie negli anni settanta, fino ad Eye In the Sky degli Alan Parsons Project. Il tutto è costruito attorno al concetto di “effetto panoramica”, dove l’uomo/astronauta realizza la piccolezza della Terra nella vastità dello spazio. L’album è strutturato in due suite, ciascuna una storia in miniatura con aperture ambientali, architetture rock, frammenti art-pop e picchi strumentali, basati su intarsi di elettronica raffinata. Sia a livello testuale che sonoro Steven Wilson riesce a oscillare tra l’infinita vastità dell’Universo e l’infinitesimale piccolezza esistenziale dell’Umanità. Objects Outlive Us, la prima suite, prende il via con il caratteristico falsetto di Wilson su accordi di Rhodes (No Monkey’s Paw), che conduce a un accumulo ritmico e dispari (The Buddha of the Modern Age) e subito dopo a una delle sue migliori melodie pop di sempre (Objects: Meanwhile), prima di culminare in pesanti fuochi d’artificio strumentali che ricordano l’era di Deadwing / Fear of a Blank Planet dei Porcupine Tree. La seconda suite, The Overview, si apre con inquietanti recitazioni parlate delle enormi distanze delle galassie dalla Terra (lette dalla moglie di Wilson, Rotem), sottolineando il tema dell’album, in particolare il nulla da cui la Terra è circondata. Ma all’improvviso A Beautiful Infinity I con le sue lussureggianti chitarre acustiche ritorna la sempre viva attitudine art-pop dello spiazzante musicista britannico. Quindi Infinity Measured in Moments si accende con una batteria vivace e una progressione di accordi di synth edificante e meravigliosa, che porta ad alcune ambientazioni strumentali e soliste davvero cosmiche. Potrebbe essere il momento più emozionante dell’album prima che la traccia di chiusura, Permanence, lasci che tutto vada alla deriva in una solitudine ambientale irrisolta. The Overview sembrerebbe un grande outtake di The Harmony Codex ed invece è il suo complemento perfetto, dove si manifesta il massimo punto di approdo della carriera di Steven Wilson: il suo virtuosismo come musicista e la sua capacità camaleontica di passare senza sforzo da una varietà di suoni all’altra. Nonostante le tracce siano un po’ lunghe, raramente c’è un momento di noia. C’è una qualità ipnotica nelle tracce e a volte sembra di perdersi nell’immaginazione cosmica di Wilson. Un genio assoluto.
Credits
Label: Fiction Records – 2025
Line-up: Steven Wilson (Vocals, Guitar, Synth) – Adam Holzman (Keyboards) – Randy McStine (Guitars) – Craig Blundell (Drums).
Tracklist:
1. Objects Outlive US
2. The Overview
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