Un trio a quattordici corde, tempo di cambiamenti e sperimentazioni per Claudio Domestico che dopo aver alimentato l’hype lo scorso anno per imminenti novità discografiche cambia strada inaspettatamente e pubblica un nuovo brano (ma “non chiamatelo singolo“, ammonisce dal palco) con una nuova formazione. S’intitola Luntano ‘a te e lo porta in giro per l’Italia con un tour omonimo, rilegge il suo repertorio più recente, specialmente dall’ultimo album Nun te ne fa, ormai di tre anni fa, con tanti nevergreen dai primi album solista. Tutte le canzoni ricevono nuova linfa negli arrangiamenti per trio con due vecchie conoscenze: il violino dinamico e saettante di Marco Sica e il fluido violoncello elettrico (un elegante Yamaha SVC110) imbracciato da Mattia Boschi, che dipingono uno scenario mitico e in costante evoluzione per gli arpeggi africani di Gnut e la sua voce ebbra e interiore. Così le onde blues di Fiume lento scorrono fluide tra l’odore delle dita per diventare Solo una carezza, e il segno che lascia il dramma non è guerra ma amore, almeno stasera. L’inedito Luntano ‘a te scava nelle radici partenopee in cerca di un nuovo equilibrio personale, infatti Non è tardi per rimettersi in gioco, può essere addirittura Semplice, come un giro di Do da far correre senza pensieri, giocando con un medley tra parodia e devozione che mescola Gino Paoli ed Elvis. Ma quel che più colpisce e fa ben sperare per le prossime uscite è che la musica domina di gran lunga sulle parole, “parlerò poco stasera, perché vogliamo suonare“, e allora il riff preso in prestito ai Led Zeppelin di Four sticks diventa il pretesto in Solo con me di una lunga improvvisazione degli archi, che si alternano con lirismo furioso e battiti cardiaci che sostengono il ritmo di un cuore estasiato e ferito a un tempo. E anche le dolci cadenze sud sahariane di Credevo male, bagnate nel mare di Napoli, mettono le ali al volo immaginifico di violino e violoncello.
Per il bis annunciato con collaudata scenetta ecco L’ammore overo cantata con voce rotta da tutto il Teatro Bolivar, sold-out per l’occasione, per finire beneaugurante con l’invito sereno a prendersi Nu poco ‘e bene, pace armoniosa in un mondo di corpi costretti a vendersi e tante volte a morire senza speranza. Quella che sia pure per una sera la buona musica riesce ancora a dare. Grazie.
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Marta Del Grandi @ Teatro Bolivar, Napoli 2 febbraio 2025
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