Non tutti gli album hanno bisogno di clamore per lasciare il segno: alcuni si insinuano sottopelle e restano. DUNK appartiene a questa categoria. Non è il risultato di un’operazione studiata a tavolino, ma l’incontro spontaneo tra i fratelli Giuradei, Luca Ferrari (Verdena) e Carmelo Pipitone (Marta sui Tubi), che hanno dato vita a qualcosa di istintivo e travolgente. Pubblicato il 12 gennaio 2018, DUNK è anche il nome del supergruppo e rappresenta un progetto che non punta a colpire con effetti speciali, ma affonda nel profondo grazie alla forza cruda delle parole e dei suoni. Il nome stesso richiama lo spirito con cui è nato: “Dio Punk”, un’espressione che riflette l’approccio diretto, istintivo e libero della band, lontano da schemi preconfezionati. A un primo ascolto, DUNK potrebbe sembrare la somma dei gruppi di provenienza dei suoi membri, ma basta poco per capire che qui si va oltre. La batteria di Ferrari non si limita a dare un ritmo, ma trascina e spinge ogni pezzo con una precisione chirurgica. Pipitone alterna riff graffianti e arpeggi evocativi, mentre Ettore Giuradei porta la sua poetica fatta di inquietudini e slanci improvvisi. Il risultato è un rock cantautorale stratificato, che oscilla tra momenti di intima fragilità e impennate di pura energia, senza mai risultare prevedibile.
L’album si apre con un’intro sospesa che conduce subito l’atmosfera crepuscolare del disco. Avevo voglia accende la miccia con il suo incedere nervoso, mentre Mila si adagia su una malinconia tagliente, resa ancora più intensa dal canto di Giuradei. C’è una tensione costante, un senso di irrequietudine che attraversa il disco e lo rende vivo, pulsante. Il brano È altro è una scossa elettrica, con la batteria di Ferrari che domina la scena e una linea di chitarra che incide come una lama. Stradina incarna perfettamente l’anima della band: una sintesi di suggestioni che mescolano il rock sporco dei Verdena, le dinamiche nervose dei Marta sui Tubi e il lirismo schietto dei Giuradei. Ogni brano sembra racchiudere un frammento di urgenza espressiva, un bisogno quasi fisico di comunicare attraverso la musica. Ma DUNK non è solo un disco di impatto, è anche un album capace di lasciare spazio alla riflessione. Ballata 1 è una tregua dolceamara, in cui le parole pesano come macigni, mentre Noi non siamo è forse il brano più emblematico: travolgente, viscerale, capace di riassumere in pochi minuti tutto ciò che rende questa band così affascinante. C’è una tensione continua tra rabbia e delicatezza, tra urlo e sussurro, che rende ogni ascolto un’esperienza intensa.
Registrato con un approccio diretto e senza troppi fronzoli, mixato da Domenico Vigliotti e masterizzato da Giovanni Versari, DUNK è un disco che non fa sconti. Non cerca di compiacere, non vuole essere accomodante, ma suona sincero, autentico, necessario. Dispiace pensare che, nonostante qualche sporadico segnale di ripresa, la band non si sia più riunita per incidere altro materiale. Il loro incontro aveva generato qualcosa di speciale, e il fatto che non ci sia stato un seguito lascia una sensazione di incompiutezza, come un discorso interrotto sul più bello. Un disco che merita di essere riscoperto, riascoltato, vissuto fino in fondo.
Credits
Label: Woodworm – 2018
Line-up: Ettore Giuradei (voce e chitarra) – Marco Giuradei (tastiere e cori) – Carmelo Pipitone (chitarra) – Luca Ferrari (batteria)
Tracklist:
- Intro
- Avevo voglia
- Mila
- È altro
- Spino
- Ballata 1
- Amore un’altra
- Stradina
- Ballata 2
- Noi non siamo
- Intermezzo
Link: Sito Ufficiale
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