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Joan as a Police Woman @ Santeria – Milano, 17 ottobre 2024

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Ricordo molto bene l’ultima volta in cui ho visto dal vivo Joan Wasser o Joan as a Police Woman, se preferite. Era a Roma, al Circolo degli Artisti (che nostalgia per il Circolo…) ed era il 2008. Sì, il 2008. Erano i tempi di To Survive, quelli di un’affermazione internazionale che si faceva via via più consistente, seguendo il proprio ritmo, senza mai finire preda di quell’ansia di giungere, ad ogni costo, verso il non si sa bene cosa promesso dallo showbiz. Fu un richiamo fortissimo. Tanto da spingermi a volare letteralmente via dalla città di provincia in cui vivevo al tempo e a percorrere gli oltre 500 km che mi separavano da Roma. Per lei, per Joan. E fu una serata meravigliosa, il cui sapore nei ricordi è ancora vivo. Naturale che rivederla dopo così tanto tempo faccia crescere un misto di emozioni contrastanti e malcelate aspettative. Nella speranza che scatti la classica sensazione che si prova con quelle amicizie care che non frequenti per lungo tempo, salvo accorgerti d’un tratto che ti mancano, che è arrivato il momento di ritrovarsi. E poi avere l’impressione di non essertene mai separato, una volta ritrovate. Succederà proprio questo alla Santeria di Milano, a sera, in un piovosissimo giovedì di ottobre.
Di vita ne è passata tanta dall’ultima volta, Joan. Ti ritrovo ormai matura, i segni del tempo si notano forse sul viso, ma non nello sguardo. Lo sguardo è il tuo identico, profondissimo, sguardo di sempre. Animato dalla fiamma eterna di cui cantavi in quegli anni, che continua a bruciare e si manifesta con l’intensità dei tuoi guizzi vocali, nelle tue occhiate laterali. Ancora alludi e a tratti provochi, proprio come nei miei ricordi.
Insieme a te, sul palco di questa sala incomprensibilmente non pienissima, due interpreti davvero di gran livello, alle chitarre Will Graefe e alla batteria Jeremy Gustin, che per te, durante tutta la serata si produrranno in un’esecuzione splendidamente calibrata, suonando benissimo ogni singola nota. Fossi un artista, vorrei senza dubbio dividere il palco con due come loro. Postura da gran musicisti, chapeau.
L’ultimo lavoro, Lemons, Limes and Orchids intenso miscuglio di asprezze e delicatezza, verrà eseguito quasi per intero trovando spazio lungo tutto l’arco della scaletta fino all’encore di chiusura. Un disco apprezzabile subito all’ascolto, dove una certa irruenza che pure era presente nei primissimi inizi, quelli di Real Life, ha lasciato definitivamente il passo ad un’atmosfera caratterizzata da arrangiamenti elaborati e maggiore ricercatezza. Si sprecherebbero i richiami al cantautorato di altre e altri grandi del passato. La verità a dirla tutta è che qui ci troviamo di fronte ad un distillato molto personale, in cui l’esperienza di una carriera intera ormai ultraventennale arriva a giusta sintesi, a compimento. È un qualcosa che dal vivo raggiunge immediatamente chi ascolta. I tre sono in perfetto equilibrio. Colpiscono in particolare nell’esecuzione di pezzi come l’interessante Full‐Time Heist, dove non disdegnano di lasciare il terreno rassicurante del quattro quarti per esplorare ritmiche più insolite, sincopate, che sfumano qui e lì in arie jazz (evidentemente molto affini alle sensibilità di Graefe e Gustin), o come la commovente Started Off Free, in cui Joan alterna parti di cantato pieno a falsetti rarefattissimi, di forte intensità. Ci ha raggiunto la Grazia qui stasera. E ci lascia tutti col fiato sospeso. Con le sue movenze al microfono ed il suo portamento al pianoforte, Joan incanta. Elegantissima nel suo abito da sera. Sulle note dell’omonima Lemons, Limes and Orchids arriviamo al primo dei due stop previsti in scaletta. Si riaccendono le luci e forse si disperde nell’aria un po’ di quella magia sospesa che ci aveva letteralmente rapiti fin li. Istintivamente mi sposto fino ad arrivare sotto palco. Riprendendo un’abitudine cui avevo progressivamente rinunciato col passare degli anni. L’alternanza tra pezzi più recenti e momenti scovati cercando a fondo nel repertorio del suo passato rappresenta la cifra musicale della seconda parte di concerto; Joan decide di donarci adesso alcuni tra i momenti più noti e significativi della sua produzione. Riavvolgiamo il nastro. Basta l’intro al piano di Flushed Chest e torniamo in un attimo al 2006; viriamo poi con estrema dolcezza verso The Ride per approdare finalmente dritto al cuore del fuoco eterno, Eternal Flame, quest’ultima eseguita avanzando molto verso il pubblico, le braccia distese quasi a volerlo sfiorare.
La seconda parte della serata è anche quella in cui ci si discosta dalle atmosfere più morbide, in particolare quando arriva il momento di The magic e Chemmie. Ed è qui che il meraviglioso duo Graefe e Gustin, lasciate libere finalmente braccia e gambe, dimostra disinvoltura anche quando il ritmo si alza, per finire in un vortice strumentale di oltre due minuti tra le urla soddisfatte del pubblico. In un lampo siamo all’encore finale con gli ultimi due pezzi, meglio le due ultime gemme incastonate ad impreziosire ancor di più ciò che è stato finora. È tempo di Real Life, eseguita in splendida solitaria, e di Tribute to Holding on: la prima, omonima traccia del disco di esordio, la seconda, estratta ancora una volta dal nuovo lavoro. Una scelta che appare meditata, il momento iniziale e il momento attuale che si ricongiungono. Un cerchio perfetto che si chiude nel punto esatto in cui un fragoroso applauso si apre, a suggellare lo spettacolo di musica offerto e i suoi tre splendidi interpreti. Si inchineranno diverse volte sorridendo verso il loro emozionatissimo pubblico, emozionati anche loro prima di congedarsi e ritirarsi nel back stage. Una Joan raggiante più che mai ci lascia, ma è solo un arrivederci, fino alla prossima volta, ancora con quello sguardo, il suo identico, profondissimo, sguardo di sempre.

Photo credit: Michele Faliani @ pisorno.it

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