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La ciclicità della vita dal vivo, il surf ed il fuoco: intervista a Matteo Toni

intervista_matteotoni2014_IMG1_201412Matteo Toni, fresco di pubblicazione con il suo Nilla!Villa!, è uno dei più particolari musicisti e cantautori italiani. Insieme a Giulio Martinelli (batteria), Matteo e la sua chitarra slide percorrono strade che in Italia non erano mai state battute prima. Lo abbiamo raggiunto via Skype per una bella chiacchierata amichevole, parlando sì di musica, ma anche e (forse soprattutto) di persone.

Il ritmo: Nilla!Villa! è ritmo. Voce, chitarra, ed ovviamente batteria, sono usati per il ritmo. Spesso siamo abituati ad associare “ritmo” a “rabbia”. Nei tuoi brani invece c’è altro. Dove nasce questo “ritmo”?
Io non associo il ritmo necessariamente alla rabbia. Penso al reggea, alla musica caraibica che ha una componente ritmica totalizzante, alla musica del Sud e del Centro Americana come salsa e calypso e tutti i derivati che usano il ritmo come manifestazione di una festa collettiva. In Nilla!Villa! la ritmica è una componente sulla quale abbiamo lavorato molto, ma per me non è una cosa nuova se pensi a brani precedenti come Isola nera, Capitano o Fluir. Si tratta di brani all’interno dei quali si cerca una fusione totale della chitarra e della batteria anche in senso ritmico, con la prima che diventa complementare della seconda. In certi momenti questa ritmica diventa anche espressione di un malessere, una “dark side” della musica di Matteo Toni, quindi è vero che può essere anche da me utilizzata per comunicare rabbia e violenza musicale. Come nel groove de Il tempo dei morti viventi, ma forse è ansia piuttosto che rabbia. E’ presente, sempre in modo diverso, anche in Dammi una sigaretta o Musica Porno richiamando un immaginario più sixties. C’è stata ricerca di groove provenienti dall’immaginario hip-hop. Pensa a Sabrosa dei Beastie Boys: loro usavano molti suoni campionati, ma dal vivo suonavano anche cose molto funky alle quali ci siamo ispirati.

La vena cantautorale è comunque presente ma meno protagonista rispetto a Santa Pace. Volontà precisa o semplice caso?
In realtà c’è stata una grande attenzione ai contenuti testuali, ma anche la volontà di fare un disco più movimentato che cogliesse al meglio le parti più infuocate dei live. In Nilla!Villa! c’è solamente una traccia, La fine del mondo, che è voce e chitarra, quindi più vicina a quell’immagine classica del cantautore. Avendo avuto la possibilità di fare quasi settanta date con il tour di Santa Pace, io e Giulio venivamo da una simbiosi musicale piuttosto accentuata e produttiva. Ci siamo messi a suonare con poche prove ma diversi weekend trascorsi a Pennabilli, in un teatro. Abbiamo creato le stesure dei brani in maniera abbastanza rapida e tutti sono nati in quella situazione, chitarra e batteria.

Quindi, anche in fase di scrittura, c’è stato un lavoro ed approccio differente rispetto a Santa Pace?
Sì, Santa Pace chiudeva un tema che era nato con l’ep Qualcosa nel mio piccolo, dove tutti i brani erano stati composti solo con chitarra e voce, e poi strutturati successivamente. Per Nilla!Villa! si è partiti subito da una composizione suonata, mentre la voce è stata inserita dopo.

Oltre a chitarra e batteria quali altri strumenti sono stati usati in registrazione?
Praticamente nulla, a parte un paio di armoniche qui e là, ma sono solo leggerissimi colori. In un pezzo c’è un pianoforte, poi qualche campione ritmico per raggiungere anche un immaginario forse più anni ‘80 e ‘90. Sono particolarmente amante di quel periodo: prima ho citato i Beastie Boys, ma potrei parlarti anche dei Cypress Hill che è stato uno tra i miei gruppi preferiti proprio perchè portavano suoni funky ed hip-hop con strumenti dal sapore degli anni ‘60, come certe chitarre ed organi.

Kebabbellaria: puoi parlarci di questo brano? Musicalmente è uno spledido mix di ritmi in levare e schitarrate anni ’90. Un mix sognante e nostalgico, quindi immagino molto vivo, sincero. Di cosa parla il brano?
Un ritornello più grunge e una strofa in levare che è stata realizzata con una tecnica anche un po’ particolare. Giulio era partito con un groove di batteria dal sapore piuttosto mediorientale; cambiando semplicemente il suono del rullante, lo stesso identico groove era diventato un ritmo di liscio romagnolo! Ci colpì, dicemmo che sembrava di mangiare un kebab in Romagna, a Bellaria… kebab-a-Bellaria… Kebabbellaria! Il titolo è nato così. Il testo invece, potrei citare un amico che ha scritto un brano che si intitola Quasi Nirvana, racconta di una specie di Eldorado, una terra promessa verso la quale muoversi. Può essere un luogo o uno stato dell’animo umano, una felicità da raggiungere; c’è quindi la storia di questo viaggio verso un qualcosa di voluto e cercato, che sia di scrivere in una rivista musicale o quello di fare della musica la propria vita, di andare a vivere in un posto dove poter surfare tutti i giorni, di fare ciò che si desidera veramente.

intervista_matteotoni2014_IMG2_201412Dammi una sigaretta è un brano veramente fighissimo. È un pezzo “tamarro quanto basta”, e pensa che riascoltandolo questa mattina mi sono venuti in mente i Subsonica che ho visto pochi giorni fa dal vivo. Loro sono indubbiamente maestri dell’esaltazione delle masse. Quali sono invece i vostri riferimenti musicali più “tamarri”?
Abbiamo cercato di costruire le canzoni su dei micropezzi presi da altri brani, dove non sono assolutamente portanti: trovare un loop che funziona e su questo costruire una piccola frase. Abbiamo fondamentalmente cercato di suonare cose da un immaginario campionato. Tornando ai “riferimenti tamarri”, i Beastie Boys non possono di certo essere legati a questa categoria! Negli ultimi 10-12 anni probabilmente i Cypress Hill hanno abbondantemente superato il limite della tamarraggine.
Comunque, a tal proposito, nel cd ho inserito proprio un elenco con una quindicina di band di riferimento, una cosa che non ho mai fatto. L’ispirazione l’ho presa da una band degli anni ‘90, i Sublime; anche loro avevano l’abitudine di mischiare assieme generi come il reggea o il blues ed altri scenari differenti, ed era quell’ambiente che partorì anche la band di Gwen Stefani, i No Doubt. L’ultimo brano di uno dei dischi dei Sublime non è altro che un elenco di nomi che la band ringrazia, così per più di tre minuti con sotto una base. Erano fantastici!

Immagino che con Nilla!Villa! il vostro live ora potrà essere molto più completo. Non “un cantautore con la slide”, ma davvero al 100% Matteo Toni… oppure c’è ancora altro di Matteo Toni che non è stato musicalmente svelato?
Bella domanda… non lo so. Diciamo che un mio disco pubblicato è tendenzialmente un anno indietro a ciò che ho in testa nel momento in cui esce. Se dovessi pubblicare un disco in questo istante, probabilmente sarebbe acustico con tantissime voci. Le necessità espressive sono purtroppo frenate dai tempi con i quali si riesce e si può pubblicare. Credo che con questo disco, del quale sia io che Giulio siamo contentissimi, abbiamo fatto completamente ciò che volevamo, quindi portare su un supporto la vena infuocata del live. Riguardo al futuro ci saranno sicuramente dei cambiamenti, ma ora non li conosco. Alcune volte sento il bisogno di ampliare ad altri strumenti, ma penso anche che essere solo in due sia iper-creativo perchè bisogna darsi da fare tantissimo. Mi trovo sempre a sperimentare nuovi suoni, spostando l’asticella più in alto. Questo disco è un altro nuovo passo, ma il prossimo potrebbe essere in altre direzioni.

Qual è il brano di Nilla!Villa! che pensi ti/vi rappresenti meglio ora o nel quale trovi più piacere suonandolo?
Credo proprio Nilla!Villa!, la titletrack. E’ uno dei pezzi a cui sono più legato. E’ forse la sintesi totale, e per questo è stato accusato anche di essere un compendio di troppa carne al fuoco. In realtà ci sono tante mie amate band che hanno realizzato dischi e brani estremamente variopinti senza proporre un genere codificabile dall’inizio alla fine, così mi rinfranco a pensare che non sono nè il primo nè l’ultimo. Nilla!Villa! ha un’intro rock, un passaggio reggea e qualcosa di hardcore punk. In quella canzone è come se guardassi la mia vita indietro, momenti che mi hanno segnato. Anche il testo è per me uno dei più significativi. E’ una canzone che in modo criptico parla di due amici e del loro rapporto, quindi inevitabilmente parla anche di me e Giulio che condividiamo un percorso.

Matteo, se non sbaglio da poco sei diventato di nuovo papà. Ti vorrei chiedere una cosa su questo. Un impiegato o un operaio vengono sconvolti da aventi grandiosi come la nascita di un figlio, ma il lavoro ne influisce parzialmente. Per una persona che invece “crea” in ambito artistico come si riflette un evento così grande? Senti cambiato qualcosa nella tua espressività artistica?
Sì, ma anche assolutamente no. La ricchezza che sto provando in questi ultimi anni mi ha cambiato completamente. Io ho vissuto tutto ciò in maniera felicissima, sono bimbi che stanno bene ed in salute, e poi mi sento un essere umano cambiato. Ora vivo una continuità, un nuovo ciclo è iniziato ed io mi sento parte di questo; è una cosa che non potevo comprendere finchè ero solo figlio. Proprio questo aspetto è stato alla base del concept grafico del disco. Quel bimbo che sta con me nella fotografia all’interno del poster centrale è Martino, mio figlio, ma potrebbe essere chiunque. Ho sempre cercato di tenere le cose parecchio separate ma questa volta ho voluto inserire quell’immagine, riconoscerla come un simbolo generale della ciclicità, ma ovviamente è anche un omaggio alla mia splendida famiglia. All’interno delle mie canzoni si parla spesso della ciclicità della vita, tramite storie e racconti di eventi. Tengo però ad esprimermi con la musica anche come individuo fine a me stesso, ed è una necessità ancora molto forte. Si tratta di due componenti: sono padre, ma anche figlio della mia vita. Non so se si è capito cosa intendo… è una domanda difficile!

intervista_matteotoni2014_IMG3_201412Tornando più strettamente all’album: il titolo è un riferimento a tempi andati della storia italiana. Si tratta di una citazione profondamente sentita o più che altro un legittimo gioco con riferimenti vintage?
In totale onestà, si tratta di un gioco. Nilla!Villa! è una parola che rimbalza, è come una molla. Il fatto, reale, è che la mia musica non ha nulla a che fare con la classica canzone italiana di una certa epoca, ma è anche vero che scrivo in modo molto semplice, una forma canzone strofa-ritornello-strofa-bridge-ritornello che non è diversa da come si è sempre fatto in Italia. C’è quindi la volontà di riscoprire una canzone italiana reinventata in un modo diverso, e questo può essere l’unico vero collegamento.

Raccontaci, invece un’altra cosa: come passerete il Natale?
Il Natale lo passeremo insieme! Io, Giulio, te (perchè sei invitato!) e tutti coloro che verranno al Vibra di Modena. Questo club da sempre organizza una serata musicale a Natale e, siccome spesso girano un sacco di artisti sia italiani che stranieri, quel giorno è invece solitamente dedicato ad un gruppo locale. Sarà una serata molto particolare per vari motivi, ma soprattutto sarà l’ultimo concerto insieme a Giulio: dopo quattro anni insieme sarà davvero molto molto emozionante. Con noi ci saranno anche dei terzi (e forse quarti) elementi che verranno a suonare. Sarà comunque una festa, una gran festa!

Nilla!Villa! – Youtube

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