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Grace for Drowning – Steven Wilson

10 ottobre 1969: esce In The Court Of The Crimson King dei King Crimson. Questa data segna il superamento della “forma canzone” e la possibilità per il rock di liberarsi dal concetto di puro intrattenimento che vogliono a tutti i costi imporre le major discografiche in nome del solo profitto. Il rock perde il suffisso roll e ne guadagna uno nuovo: progressive. In questo cambiamento è insita l’ascesa estetica del rock ad opera d’arte. Il rock diventa un genere colto che vuole riuscire a miscelare gli stilemi del jazz e della musica classica con quelli del rock. Il concetto prog introduce le parti sinfoniche nei brani rock, vi è l’abbandono del breve minutaggio della pop-song, si afferma l’idea base di “viaggi nel suono”. Molti di quei dischi ascrivibili a quella scena in uscita tra le fine degli anni sessanta e primi anni settanta risultano ancora oggi tra le pietre miliari della storia del rock e sono in testa alle classifiche di vendita di tutti tempi. Dopo circa quarant’anni, la maggior parte della produzione rock odierna è stata completamente spolpata di qualsiasi essenza estetica ed è rimasta solo puro intrattenimento. In questo preciso momento storico c’era bisogno che venisse pubblicato un disco come Grace for Drowning di Steven Wilson (lo aveva già anticipato nell’intervista rilasciataci un anno fa sul dvd Insurgentes). Avevamo bisogno di un disco che ricordasse quale bellezza l’uomo può creare attraverso la musica. Un disco che omaggiasse lo spirito di quei tempi dove l’attitudine sinfonica diventava psichedelia delle emozioni. La presenza di ospiti illustri come Nic France, Steve Hackett, Robert Fripp, Tony Levin, Nick Beggs, Trey Gunn, Theo Travis and Jordan Rudess evidenziano la ricerca di perfezione del dettaglio artistico di questo doppio CD del leader dei Porcupine Tree.
Vol. 1 – Deform to form a star
Cerchi concentrici generati da un sasso nello stagno di ricordi. Onde concentriche che diventano vocalizzi di speranza. Grace for Drowning. Affondando nella materia molle dei ricordi. Iniziare un viaggio, dove orizzonti interiori diventano liquidi paesaggi sonori, dove melodie suadenti si stagliano tra convulsioni prog sporcate di sax jazz e sensualità psichedeliche, dove il mellotron demarca la rotta di un capolavoro come Sectarian. L’anima prog-pop dei Blackfield affiora con le melodie uncinanti di Deform to Form a Star e No Part of Me. Un’attitudine pop immersa in aperture sinfoniche uniche che innalzano atmosfere prog degne dei migliori Pink Floyd e King Crimson. Ogni nota al suo posto nello spartito di Steven, niente eccessi di virtuosismi fini a se stessi. Quando è il momento di regalare gioiose architetture ascensionali pop tra archi e cori, Steven non si tira indietro come nella preziosa Postcard. Quindi il preludio del cavaliere (Raider Prelude) che come in un sogno cambia registro improvvisamente. Ecco un mega coro che segna il momento più esoterico e onirico del disco. Apertura al singolo Remainder the Black dog. Ottima colonna sonora per l’arte visionaria di Lass Hoile, collaboratore visuale indissolubile di Steven. Boschi della mente, figure lynchiane e associazioni ballardiane fuoriescono dall’ascolto di questi ultimi intensi nove minuti e mezzo del primo volume.
Vol. 2 – Like dust I have cleared from my eye
Belle de jour apre il secondo volume con la grazia di pagine melodiche uniche come possono essere quelle delle colonne sonore di Ennio Morricone (citato da Steven tra i suoi massimi riferimenti di questo secondo lavoro). Index riprende i toni cupi ed esoterici di Remainder the Black Dog. Quindi la sorprendente Track one con un’intro tutta angelica, basata su una struttura di chitarra arpeggiata, che poi lascia posto ad un improvviso e tonante demoniaco intermezzo per approdare a sua volta in un denso assolo quasi di fattura gilmouriana. Come in una sinfonia di musica classica, c’è il momento della ripresa di un preludio (Raider Prelude) con esposizione e ampliamenti: Raider II. Il crepuscolo degli dei chiude le luci della foresta. La sabba dell’inconscio inizia. La sciarade della follia si concretizza. Gli spettri di Roger Waters ed l’attitudine del flauto di Ian Scott Anderson dirigono l’alternarsi del giorno e della notte in questo mirabile lungometraggio di emozioni senza fine. Ci sono anche i chiaroscuri dei compositori russi Dmitri Dmitriyevich Shostakovich e Modest Petrovich Mussorgsky in accordo ancora una volta con l’attitudine del movimento prog-rock degli anni settanta.
Signori! Grace for Drowning è qualcosa di più di un disco, è qualcosa di più di una creazione artistica. Grace for Drowning è un’esperienza mistica ed ipersensoriale da provare assolutamente.

Credits

Label: Kscope Records – 2011

Line-up: Steven Wilson

Tracklist:

    CD1
    1. Grace for Drowning
    2. Sectarian
    3. Deform to Form a Star
    4. No Part of Me
    5. Postcard
    6. Raider Prelude
    7. Remainder the Black Dog

    CD2
    1. Belle De Jour
    2. Index
    3. Track One
    4. Raider II
    5. Like Dust I Have Cleared from My Eye

Link: Sito ufficiale

Postcard – Preview

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