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M.V.B.C.U.F. – Joujoux D’Antan

copertinajoujouxSean Lennon (sì, proprio il figlio di John e Yoko Ono) li aveva ascoltati su MySpace e se n’era innamorato a tal punto da decidere di portarli in tour con sé. All’esordio su full lenght dei Joujoux D’Antan sono ben evidenti le incredibili capacità della formazione bresciana. Mi Voglio Bene Come Un Figlio mostra tutta l’incredibile perizia compositiva, il gusto armonico impressionante, la spiccata sensibilità per gli inserti orchestrali, l’abilità di far confluire tutte le influenze in uno stile ibrido, originale e superbo, la capacità di trasmettere sogni, emozioni, deliri e visioni con la sincerità dei grandi.  E per questo disco il duo di partenza composto da Marco Tonicelli e Pietro Leali si amplia a comprendere altri musicisti quali Alessandro Stefana, Zano De Rossi, Giorgia Poli, Nicola Manzan e Sara Manzo oltre alle illustri collaborazioni dello stesso Sean Lennon e del prezioso mellotron di Yuka Honda. Stupisce davvero la facilità con la quale riescono a creare atmosfere tesissime, tormentate, intense ed oscure, sonorità in grado di guidare le suggestioni ed i pensieri, costringere le pulsioni recondite a sboccare in superficie, al di fuori dell’angolo che rimane costantemente nell’ombra, costringendole a specchiarsi nel vuoto della stabilità comune. I brani mescolano tendenze e generi, sensazioni e umori più diversi. La struttura diventa qualcosa di più grande ed esteso, una concezione più ampia rispetto a quella comune della canzone. Sempre in bilico sul filo sottilissimo dell’incertezza, i cambi arrivano quando meno te l’aspetti e con una sapienza impressionante, come mostra già il brano d’apertura. Il tutto si esprime in pastiche sonori inquieti e stravaganti, melodici e dissonanti, onirici e grotteschi, sublimati dalla flebile voce in falsetto che sembra quasi asessuata, inumana, rinforzata da una pioggia scrosciante di strumenti quali ukulele, timpano, balaphon, mellotron, piano, elettronica, chitarre pulite e distorte, contrabbasso, archi e fiati di ogni genere. Tra venature di pop sbilenco, storie surreali alla Capossela con quel tanto di oscurità in più (Il Filantropo), tetre nenie da brividi (Yom Kippur), si mostrano influenze cinematografiche e sapienti arrangiamenti orchestrali (Patafione), derive psichedeliche (Flemma), ballad malinconiche molto italiote che non disdegnano passaggi beatlesiani (Plenilunio), arrangiamenti sinfonici e solenni da chamber orchestra (Crono), canti dell’innocenza perduta (Sul Senza Fondo). E questa musica sembra ipnotizzarti, renderti inerme e schiavo della parte di te che non asseconderesti mai ma che non puoi più controllare. Languida, bellissima e attraente, si insinua nella tua mente e finisce per controllarti e allo stesso tempo liberarti tra le arcane vibrazioni come il fascino mai perduto dei “giocattoli antichi”.

Credits

Label: Kandisky – 2009

Line-up: Marco Tonincelli (voce, chitarra) – Pietro Leali (trombone, piano, synths) – Edoardo Chiaf (contrabbasso, synths) – Pedro Perini (batteria, percussioni, ciòcarìn) – Cristian Ruggeri (chitarra) – Doriana Marinelli (violoncello)

Tracklist:

  1. Nel mio armadio
  2. Flemma
  3. Il Filantropo
  4. Yom Kippur
  5. Patafione
  6. Plenilunio
  7. Crono
  8. Sul senzafondo
  9. Polline
  10. Una Gora

Links:Sito Ufficiale,MySpace

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