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Nessuna ragione. Siamo pazzi, tutto qui.

L’appassionato di musica è un folle, un feticista, un maniaco, un collezionista tossico. C’è poco da fare, è tutto questo e anche di più. O forse io sono “tutto questo” e allora scrivo queste righe solo per me. Ma, ne sono certo, qualcuno si riconoscerà. Io a volte sono assalito da domande. Mi prendono Alla fin fine è sempre la solita storia. Sempre le solite sette note. Sempre i soliti sogni.
E la mania di ascoltare, il formicolio che ti dà un brano che ti prende particolarmente? Il benessere fisico che prende chi la musica l’ascolta… a cosa è dovuto?
Non ho mai trovato la risposta.
Penso che l’appassionato di musica abbia un senso in più. Un senso menomato che non ti dà risposte, non dà soluzioni. Dà solo soddisfazioni.

Chiamalo Senso Del Bello, chiamalo Senso Dell’Arte, chiamala Sensibilità, chiamala come ti pare, ma la verità è che noi si gode anche solo stringendo tra le mani un vecchio LP.
Abbiamo dita sensibili, noi.
Abbiamo orecchie legate all’organo dove risiede la percezione dei ricordi.
Chi non ricorda qual è il suo primo disco comprato con la paghetta? Chi non ricorda le peregrinazioni nei mercatini o nei negozi di dischi in cerca di chicche? Chi non è mai entrato per comprare un disco in particolare e ne è uscito con tre o quattro che non aveva in preventivo, bestemmiando per la spesa e gioiendo in cuor suo per l’acquisto.
Un disco, un cd, una vecchia musicassetta. Non sono supporti audio. Sono scrigni di sogni sonori. Io ricordo quando comprai, per puro caso, Sandinista e tutto il periodo che ha stazionato sul mio piatto. Ricordo quando ascoltai Bloodsucker dei Deep Purple per la prima volta. Penso di ricordare anche il pathos di allora. La sensazione quasi fisica di una sorta di orgasmo musicale.
Ricordo quando scoprii De Andrè, ricordo la voce di mio padre che cantava le sue canzoni. Ricordo quando, di ritorno dalle superiori, in macchina con amici, allungavamo il tragitto solo per sentire la fine del nastro di De Gregori che andava nel vecchio autoradio Innohit.
Ricordo quando vidi la mia prima chitarra in vetrina. Ricordo che pensai: “non riuscirò mai ad imparare”. Eppure lei era là. Ti chiamava come un’amante seducente che vuole provare le tue carezze e che vuole regalarti le sue. Voi che avreste fatto? Io la presi e le diedi un nome di donna.
Ed ora lei mi sorride ancora, dall’alto del suo trono, vecchio di secoli. Bella come lo era allora. Sembra dirmi: “e tu? Avresti davvero avuto il coraggio di non toccarmi?”
No, Carolina, ti avrei toccato. Era tutto scritto.
Ricordo il primo gruppo in cui cantai, una cover-band dei Metallica. Ricordo la rabbia quando stonavo. Ricordo la scoperta dei mitici Anni ’60.
La musica ti solletica, ti carezza, ti seduce. E se cadi fra le sue braccia, amico mio, sei fottuto.
Ricordo quando misi sul piatto del salotto vecchio il vinile di Tapestry della King.
Ricordo quando scartai Pet Sounds dei Beach Boys, consigliatomi dal mio amico Angelo (che il Signore ti protegga sempre, yeah!)
Ricordo quando scoprii la tromba di Miles Davis, il sassofono di Sonny Rollins, la voce di Billie Holiday.
Dio, quante cose riesco a ricordare che abbiano una canzone a fare da colonna sonora!
Quanta roba ho ascoltato e quanta ne avete ascoltata voi che siete arrivati fin qui a leggere i miei vaneggiamenti?
Blues, Rithm‘n’Blues, Punk, Jazz, Free-Jazz, Ska, Breat, Psichedelica inglese, Metal in tutte le salse, Prog Inglese, Prog Italiano, Rock della West-Coast, Rock della East-coast, Clit-Rock, Kraut-Rock.
E ora i “nuovi” stili, le nuove gabbie.
Indie, Nu-Metal, Elettro-Clash, Acid-R’n’B, Acid-Jazz, Rap.
Alla fin fine è sempre la solita storia. Sempre le solite sette note. Sempre i soliti sogni.
Però che sogni!
Ascoltiamo musica e ci sembra che, davvero, per una volta, ci si possa fermare. O si possa correre più forte.
Poi, si sa, torneremo ad essere i soliti sfigati di sempre ma, credete a me… Ne vale la pena.
Io lo so. Voi lo sapete. E Carolina, beh… lei l’ha sempre saputo.
Anche ora, la sentite, sembra dirci: “Ma davvero pensavate che stessi scherzando?”.

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Un solo commento

  1. ricordo quando mio fratello metteva su i c.c.c.p quando mi svegliava a suon di Ozzie e tutte le sue “musichette strane” che odiavo…da Baglioniana convinta…ricordo un estate passata stesa sotto quella bandiera…
    io che finalmente cominciavo a capire quali fossero i miei veri gusti…ci sono arrivata troppo tardi…ma ci sono arrivata
    ed ora proseguo nella mia strada…
    con le mie emozioni…che ogni disco acquistato mi da…
    anche con la mia chitarra che si chiama indra2
    che non so suonare come te ma ci provo…con nella testa il video che mi facesti vedere…
    di donne e uomini che lottavano davvero per qualcosa, ma anche che cercavano in essa il divertimento e la sensazione pura!
    quel cd della Joplin…
    io che cerco nel mio negozio di fiducia
    qualcosa
    che mi attiri come successe per gli antimetter in quel giorno di pioggia…
    emozioni…delirio…gioia…pianto…
    un solo appellativo:vita di musuca!

    per diffondere musica e

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