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Live! – Abramis Brama

Nel 1998 usciva un album in Svezia, il primo della band Abramis Brama: in copertina un pesce dall’aspetto imbecille (da cui il gruppo prende nome) incuriosiva, e non poco. Recentemente, dopo ormai dieci anni di carriera, la band ha pubblicato una raccolta live dei suoi migliori pezzi: più nessuna curiosità, solo certezze. Gli album contenenti pezzi live, il più delle volte sono composti da almeno quindici-sedici brani con qualche chicca, qualche cover, e magari qualche “contentino” per i fan(atici). Oltretutto gli album live sono sempre un’arma a doppio taglio: alcuni scarseggiano di qualità sonora mostrando le pecche tecniche dei musicisti, altri riescono a trasformare le casse o gli auricolari dell’ascoltatore in enormi Marshall grandi come intere pareti. Questi ultimi, talvolta, riescono a lanciare gocce di sudore negli occhi di chi subisce il rock nella sua dimensione più reale: il live. Gli Abramis Brama sorprendono per la loro coerenza musicale che, con soli dieci brani, riesce a spaziare in tutte le sottocartelle del rock che le riviste patinate amano affibbiare alle band. Stoner? Hard rock? Metal? Progressive? Ha senso etichettare? Si può invece dire che i Abramis Brama suonano come i Black Sabbath dopo un corso di galateo e come i Led Zeppelin in un giovedì a targhe alterne. Nella musica degli Abramis Brama non c’è però soltanto il passato. Non c’è puzzo di vecchio e putrefatto. Al contrario lo sguardo nello specchietto retrovisore serve a definire meglio la strada che si spiana davanti alla band. Tre musicisti ed un cantante (più un chitarrista aggiunto nei live) che non vogliono impressionare eccessivamente, mirando invece alla completezza e all’amalgama dei suoni, piuttosto che ai virtuosismi dei singoli. Nella primissima Svart la band segue la stessa lezione dei grandi del passato che in parte hanno poi seguito anche i Soundgarden e gli Audioslave di Chris Cornell (impressiona il canto alla fine del ritornello, che ricalca le corde vocali più ammirate del rock moderno). L’elaborato grunge degli Alice in Chains affiora in Vad jag ser mentre un’inaspettata divagazione psichedelica affascina il finale di Säljer din själ. La tiratissima Nålen offre una chitarra pungente e puntuale, con un cantato che segue ritmi efficaci ed immediati che entrano nel corpo andando a tendere tutti i muscoli. Verso la fine di Kall som sten le voci si arrampicano sul potente riff anticipato da un travolgente assolo di chitarra elettrica che si scontra con una sessione ritmica a dir poco marmorea. La sofferenza blues prende forma nella bellissima Mjölk & honung ed al suo termine si può pensare di non doversi aspettare più sorprese da quest’album che dovrebbe essere posseduto da ogni appassionato del rock “senza se e senza ma”. Ad impressionare nuovamente, Bilder apre le danze con una chitarra che cavalca il metal ed il progressive per poi perdersi in ritmi e suoni di nuovo molto cari a quella generazione grunge amante dei dinosauri dell’hard rock. A chiudere il cerchio ci pensa Hjärta ska vara gjort av sten con il suo passo pesante e deciso.
Non c’è altro da dire per descrivere un rock talmente genuino e forte che pare non essere reale e al passo con i tempi. Un salto nel passato, venato di sfumature cupe offerte dalla madre terra svedese: niente può essere più affascinante ed elettrizzante. Quest’album è splendidamente sporco. E cantato in svedese!

Credits

Label: Transubstans Records – 2007

Line-up: Peo Andersson (chitarra) – Dennis Berg (basso e voci) – Ulf Torkelsson (voce) – Trisse (batteria) – Robert Johansson (chitarra)

Tracklist:

  1. Svart
  2. Vad jag ser
  3. Kejsarens nya kläder
  4. Säljer din själ
  5. Nålen
  6. Kall som sten
  7. Mjölk & honing
  8. Bilder
  9. Barkbrödslåten/Men mitt hjärta ska vara gjort av sten
  10. Bonusspår: I evighetens nav

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