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S/T – Sharon Van Etten & The Attachment Theory

sve-theattachmenttheory (1)I veri artisti sono quelli che cambiano pelle continuamente pur restando sempre stessi nell’attitudine. La talentuosa cantautrice, originaria del New Jersey, Sharon Van Etten ci sorprende ancora una volta dopo quindici anni circa di carriera. In un’epoca dove ci si affida all’ AI per rimescolare le carte, Sharon ha seguito l’istinto della creatività umana, della connessione emozionale improvvisamente intercettata da lei e dalla sua live band durante una libera jam session in studio. Da una manciata di canzoni dal mood darkwave anni ottanta è nato l’intero disco omonimo di debuto dei Sharon Van Etten & The Attachment Theory. Una nuova visione di sound post-punk all’interno del suo solido songwriting. Live Forever è una climax minacciosa ascendente che apre l’album con il ritornello echeggiante “chi vuole vivere per sempre”. Siamo davanti ad un’alchimia magica dove sintetizzatori new wave si mescolano a ritmi elettronici, riportando un’atmosfera gotica anni ’80 nella modernità di una Bat for Lashes. Si prosegue nella scia esistenziale in Afterlife dove Sharon usa il suo registro più alto per creare un suono più inquietante ed evocativo. Queste atmosfere sarebbero certamente nelle corde di Kate Bush, Eurythmics e Cure. Quindi si affonda il pedale dell’introspezione con una meditabonda ballata al neon come Trouble. La nervosa linea di basso di Hoff crea la muscolatura spinale attorno alla quale prende forma il corpo della canzone. I sintetizzatori palpitanti di Lieberson ergono una fortezza incandescente in cui Van Etten canta in modo esasperato e monotono le sue ansie materne: “Le mie mani tremano come una madre / Cercando di crescere suo figlio nel modo giusto“. E qui che c’è l’aggancio alla Teoria dell’attacamento di John Bowlby, quel modello psicopatologico dove la personalità di un individuo comincia ad organizzarsi fin dai primi anni di vita. Nonostante il suono vintage, questo album include una brillante interpretazione del mondo moderno in Idiot Box. Qui si lamenta degli “occhi di luce blu” della persona media che fissa gli schermi tutto il giorno finendo per essere “nervosa, stanca, desensibilizzata”. Forte anche l’invito a liberarsi e a toccare l’erba! A livello sonico siamo tra l’euforia dei primi U2 e Bowie. Indio è una sorta di canzone indie rock sognante, come se i Cocteau Twins fossero stati accelerati e cantati da PJ Harvey. In Fading Beauty riaffiora lo stile più lento e cantato dei suoi primi dischi con la musica elettronica che si staglia in lontananza. I Portishead sono dietro l’angolo per la loro influenza sull’arrangiamento. L’album si conclude con la speranzosa I Want You Here e ancora una volta c’è un’atmosfera U2 nel modo in cui inizia, rimembrando una All I Want is You più desolata. Sharon Van Etten & The Attachment Theory è indubbiamente già tra le migliori uscite di questo 2025, perché affonda nel passato per raccontare il presente. La cosa straordinaria è che sarebbe un album di debutto nella finzione artistica, creata da Sharon e la band. Un disco in cui si dà voce alle sue frustrazioni e vulnerabilità in compagnia di amici, trovando forza e ispirazione nel segno dell’autenticità delle migliori canzoni. Un passo in avanti in una grande carriera.

Credits

Label: Jagjaguwar – 2025

Line Up: Sharon Van Etten (vocals, production (all tracks); vocoder (tracks 1, 2, 4, 10), guitar (3, 9)) – Jorge Balbi (drums, production (all tracks), vibraphone (track 2)) – Devra Hoff (production (all tracks), bass (tracks 1–4, 6–10); guitar, synthesizer (5); vocals (7)) – Teeny Lieberson (production (all tracks), vocals (tracks 1–6, 8–10), synthesizer (1–4, 6–10), programming (1, 2), piano (4, 9), guitar (5)).

Tracklist:

1. Live Forever
2. Afterlife
3. Idiot Box”
4. Trouble
5. Indio
6. I Can’t Imagine (Why You Feel This Way)
7. Somethin’ Ain’t Right
8. Southern Life (What It Must Be Like)
9. Fading Beauty
10. I Want You Here

Link: Sito Ufficiale.

Trouble – Video

Album – streaming

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