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L’ autunno caldo dei King Gizzard & Lizard Wizard

KGLW - IceNon può essere solo una questione di quantità a guidare il nostro interesse verso i King Gizzard & the Lizard Wizard, eppure viene da pensare che se tante glorie presenti e passate avessero tenuto un ritmo appena paragonabile oggi il mondo sarebbe un posto migliore. Perché la prolificità della band australiana è a dir poco impressionante, con numeri che fanno spavento: 23 album di studio dal 2012 ad oggi, la media di oltre due all’anno. Addirittura, colto da foga da post compressione pandemica, il combo di Stu Mackenzie e soci è arrivato nel 2022 a cinque nuove uscite, tre nel solo mese d’ottobre, scalate a distanza di pochi giorni l’una dall’altra, il 7, il 12 e il 28 del mese.

Dopo le due suite che componevano Made in Timeland, uscito a marzo, e il torrente forse non troppo a fuoco di Omnium Gatherum, pubblicato il mese seguente come una sorta di summa delle strade battute dal gruppo nei primi dieci anni di attività, i King Gizzard & Lizard Wizard si sono cimentati quest’autunno con un tris di nuove imprese esplosive, da far drizzare i capelli. Ice, Death, Planets, Lungs, Mushrooms and Lava, nato dall’improvvisazione collettiva delle registrazioni di Omnium Gatherum, è stato registrato in sei settimane con ciascun membro impegnato a improvvisare ogni giorno in una differente chiave musicale e un diverso tempo, secondo un procedimento che rimanda a precedenti illustri come Ummagumma dei Pink Floyd. In un flusso pilotato di coscienza si va dalle rilassate cadenze caraibiche di Mycelium, che sarebbe piaciuta a Country Joe McDonald & The Fish per le sue estrose scomposte divagazioni, alle ritmiche stratificazioni di Ice V, che srotola per oltre 10 minuti fraseggi interrotti funk, fiati jazzati, acide chitarre pulite tratte dai Grateful Dead, tastiere zampillanti, giochi di specchi, lampi fugaci, corde in picchiata che risalgono come un paracadute che si apra all’improvviso frenando la caduta a pochi metri dal suolo. Ma è proprio lì che scorre incandescente il Magma mutevole che ne deforma di continuo l’aspetto, ora guizzando come un canto mediorientale, ora addensandosi sopra una cresta corale, scagliando fluida materia corrosiva che si lancia sul paesaggio in una danza ciclica da dervisci. Dal suo centro vorticoso si leva il free jazz estatico di Lava che si placa pian piano in un inno spirituale scaturito dalle sabbie fini di una San Francisco sixties sognata e reinventata. Ed ecco allora che un pop tanto melodico quanto abrasivo si dipana nelle complesse trame di Hell’s Itch che si inerpica come su una ruota panoramica, lanciando sguardi lontanissimi all’orizzonte, per tornare al punto di partenza con un nuovo bagaglio di riff acidi, parole sussurrate, armoniche blues, chitarre di languide fiamme. Iron Lung, che non è quello dei Radiohead, miscela incursioni rap con un tema jazz stralunato che sfocia in jam elettrica ad alta tensione, prima di sprofondare nelle acque torbide e oscure del rock torbido di Gliese 710, il cui basso ostinato potrebbe uscire dall’esordio dei Napoli Centrale.

KGLW - LaminatedAnagramma di Made in Timeland, il secondo capitolo di questa trilogia, Laminated Denim, ideale successore di quello, si articola in due lunghe improvvisazioni strumentali, ciascuna della durata di 15 minuti esatti. Introdotta da una lenta pulsazione cardiaca The Land Before Timeland ripercorre i sentieri di una California / Terra Promessa della comunità hippie, con le sue chitarre pulite in allegra jam continua, le armoniche alla Paul Butterfield, i falsetti trasognati, i flauti esotici in stile The Blues Project, i wah-wah ritmici, che avvolgono e rilassano come a una sessione di meditazione su una spiaggia oceanica al tramonto, che insegna a rallentare i battiti con lunghi respiri profondi. E per contrapposizione ci sta che il secondo movimento s’intitoli Hypertension che parte di slancio con un arpeggio rapido di marca Radiohead, imbroccando una serie di sgroppate hard rock in cui si rincorrono ben tre chitarre elettriche, con l’anima dei Crazy Horse, i licks degli Stati del Sud e l’approccio free jazz di Ornette Coleman.

KGLW - ChangesSembra poi tutt’altra band quella che licenzia il terzo album della serie: Changes. Lo chiarisce il brano d’apertura, Change (al singolare), orgia di divagazioni su un tema di tastiera che potrebbe essere uscito dalla mente eclettica di David Bowie, partendo per la tangente attraverso le fumose bizzarrie cosmiche degli Egg e finire in brandelli di jazz, downtempo e flussi elettronici affini agli Stereolab, come fosse la più naturale e gradita delle sequenze, tessere musive che compongono un delizioso quando unitario che deflagra infine in rock scoppiettante. E la seguente Hate Dancin’ ne rappresenta la versione condensata in ritmica forma canzone, vibrata da gustosi coretti funky. Astroturf, invece, scivola su archi digitali e flauto traverso che rimandano alle atmosfere eteree del cinema anni ’70, frequentate pure dai Vanishing Twins, saldando ritmo black a sviluppo armonico da prog britannico, con guizzanti fiati, basso slappato, batteria implacabile. Se la dolce No Body mostra il lato cantautoriale di Mackenzie, condito da un sanguigno assolo westcoastiano, Gondii accelera i battiti sintetici di un pop lisergico non inquadrabile. Exploding Suns potrebbe essere un episodio crepuscolare di Soft Machine II, col suo passo lento, gli echi sulla batteria, la voce sottile gravida e sussurrata con garbo, seguendo traiettorie inerpicate su pareti verticali fuori dal tempo. Visioni che conducono alla concisa vorticosa riduzione della suite iniziale, ribattezzata Short Change, ma è invece grande il cambiamento che la band può portare e porta nel panorama asfittico e conformista della scena musicale attuale, col metodo che è sempre stato il più efficace: dar libero sfogo alle proprie idee. Zappiani.

Credits

Label: KGLW – 2022

Line-up:
Stu Mackenzie (vocals, guitar, organ, flute, bass, piano, percussion, Clavinet, Wurlitzer, synthesiser, drums, vibraphone, Mellotron, keyboards) – Ambrose Kenny-Smith (keyboards, saxophone, vocals, percussion, harmonica) – Michael Cavanagh (drums, percussion) – Joey Walker (guitar, bass, keyboards, Farfisa, synthesiser, vocals) – Cook Craig (keyboards, guitar, vocals, bass) – Lucas Harwood (bass, keyboards, piano)

Tracklist:
Ice, Death, Planets, Lungs, Mushrooms and Lava:

  1. Mycelium
  2. Ice V
  3. Magma
  4. Lava
  5. Hell’s Itch
  6. Iron Lung
  7. Gliese 710

Laminated Denim:

  1. The Land Before Timeland
  2. Hypertension

Changes:

    1. Change
    2. Hate Dancin’
    3. Astroturf
    4. No Body
    5. Gondii
    6. Exploding Suns
    7. Short Change


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