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Fuje – Simona Boo & The Cultural Boo Team

Fuje Simona Boo - CoverL’esordio di Simona Boo & The Cultural Boo Team è una novità discografica ma non certo una presenza inedita nella scena musicale partenopea dove la band vanta una lunga gavetta che ne ha consolidato nel tempo l’affiatamento live. La leader, nonché autrice dei setti inediti di Fuje, già attiva con 99 Posse, Terroni Uniti, Daniele Sepe e Orchestra di Piazza Vittorio, racconta con brio, consapevolezza, foga, ironia, nostalgia ed energia da vendere la sua personale storia di adozione e le sue origini nigeriane (pur essendosi a lungo considerata brasiliana, e si sente chiaramente), dedicando l’album agli afro-discendenti e i migranti di seconda generazione che vivono nel nostro paese. Lo fa mescolando generi e influenze con personalità versatile e decisa, sin dall’iniziale Bacia il silenzio, tratta da una poesia di Carlos Duarte. Un cantabile reggae, leggero come il primo album di Giuliano Palma & the Bluesbeaters, con ritornello senza parole che entra subito in testa e la voce appena un po’ roca e sensuale di Simona, una ritmica agguerrita, cori armonizzati, l’armonica di Salvatore Costigliola che è un po’ la firma strumentale dei Cultural Boo Team e i fiati arrangiati e suonati dal poliedrico Daniele Sepe, che dialogano con le linee vocali sottolineando pause, prolungando fraseggi. Al centro storico di Simone Spirito accentua il suo potenziale di bossa nova e si arricchisce di coloriture nettamente carioca con il cavaquinho di Andrea Marchesino che dialoga dinamicamente con l’acustica e la voce netta e maliziosa di Simona sembra uscire direttamente dal condominio esotico descritto nel testo, mentre le percussioni sinuose della Bateria Pegaonda danzano dolci nel vicoletto sottostante. E che il Brasile sia un grande amore di Simona lo dimostra la seguente Oração della Banda Mais Bonita da Cidade, che trova qui una veste sognante nel tin whistle suonato da Daniele Sepe, che ha invece in mente la brughiera irlandese, mentre lo spirito naïf dell’album è ben esplicitato dal coro dei bambini della Scalza Banda, arrangiato con brio da Domenico Brasiello. Canto di Fata è una miscela ipnotica di arpeggi mediterranei, armoniche alla Morricone, sassofoni con la luminosità degli Oregon e i fiati di Paul McCandless, la coralità di un antico mantra e quel sapore di jazz elettrico dato dal basso freatless che fa da trait-d’union con la seguente Sufia. Un suono che resta filo conduttore anche in Zaé. Ma mentre la prima resta nel chiuso della camera segreta di Simona, che prende l’introspezione timida di Astrud Gilberto e la volge in un timbro pulito e squillante, rotto dalle incursioni improvvise di Costigliola e dal riff all’unisono di chitarre e armonica, la seconda si lancia ritmicamente come un treno in corsa, con tutta la band, arricchita dalle percussioni di Robertinho Bastos e la batteria di Roberto Perrone, che rifà a modo suo lo sbuffo della locomotiva come in una simbolica scena di Mississippi adventure, respirando l’aria pulita e lo spazio delle vaste pianure della frontiera americana. Ma il rovescio della medaglia del sogno americano porta con sé la piaga della schiavitù, del razzismo, di un pregiudizio che, lo confermano le cronache di questi mesi, è duro a morire. E allora il pensiero corre all’Africa nera, che alza la testa al suono di un ritmo orgiastico e fiati che si agganciano al jazz d’oltreoceano nell’afrobeat di Fela Kuti, per questo Fuje va inteso come un invito a stare in guardia, affrontando con verve e disincanto una piaga personale e sociale (“pe te sulo pecché so’ nera nun so’ italiana“), prendendola di petto attraverso un groove irresistibile e frizzante grazie alla partecipazione del solito Sepe, di Giulio De Asmundis, Kaw Sissoko e Paolo Batà Bianconcini. Estate ’89, una storia dal mare è invece il risvolto tragico della stessa medaglia, un tributo, scritto a quattro mani con Antonio Brugnano, a Jerry Masslo, bracciante ucciso 31 anni fa a Villa Literno e simbolo delle battaglie per i diritti di cittadinanza dei migranti. Lo introduce un cupo riff della chitarra elettrica di Mario Sagliocchi, che torna come un triste presagio con quel solo di lacrime hendrixiane e bending laceranti. Ma lo sviluppo armonico è forse il più complesso dell’album, visti i continui cambiamenti del giro principale arpeggiato alla classica, l’inserimento sanguigno del rap di Marcello Coleman, gli accenni etnici di Kaw Sissoko alla kora e di Sepe al flauto basso, che allargano il tema dal Mare nostrum ai mari del mondo, fino al dramma dei messicani che tentano di entrare ogni notte negli USA rischiando la vita, come un padre e una figlia immortalati da una foto scioccante che li ritrae annegati insieme, “entra nella mia maglia in due ci si sta“. Ma la carica vitale di Simona non poteva accettare una chiusura così tragica e calante, per questo dopo silenziosa e rispettosa pausa arriva lo slow blues Ernestine, introdotto dal vivace dialogo tra una donna tradita dal suo uomo e un gruppo di amici ai quali far sentire in anteprima una canzone dedicata alla fedifraga. Un bluesaccio scanzonato che non le manda a dire, puntando sul linguaggio diretto ed esplicito del napoletano, sulle orme del primo Pino Daniele, come se il blues quarant’anni dopo fosse entrato di diritto nella tradizione partenopea, suonando in maniere viscerale come una pesante scenata di gelosia.

Credits

Line-up:
Simona Boo (voce) – Salvatore Costigliola (armonica) – Mario Sagliocchi (chitarra elettrica) – Luigi Di Costanzo (voce e chitarra acustica) – Danilo Virgilio (basso) – Fabio Rotondo (batteria) – Daniele Sepe (sassofono, tin whistle) – Marcello Coleman (voce) – Bateria Pegaonda (percussioni) – Andrea Marchesino (chitarra classica, cavaquinho) – Robertinho Bastos (percussioni) – Roberto Perrone (batteria) – Paolo Batà Bianconcini (udu, percussioni) – Giulio De Asmundis (sax, tastiere) – Kaw Sossoko (kora)

La Scalza Banda:

Domenico Brasiello (arrangiamento) – La Scalza Bandina (cori) – Giorgio Alberi, Maria Luna Binetti (Piatto sospeso) – Lucio Ceriani (cembalo) – Manuela Giglio (flauto traverso) – Mariachiara GIglio (oboe) – Evanillson David Fortes (bongò) – Zoe Lardaro (clarinetto) – Francesca Ruggiero (glockenspiel)

Tracklist:

  1.  Bacia il silenzio
  2.  Al centro storico
  3.  Oração
  4. Canto di fata
  5. Sufia
  6. Zaè
  7. Fuje
  8. Estate ’89 una storia dal mare
  9. Ernestine

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