Home / Editoriali / Interviste / Dyscho Dark, la soundtrack che nasce dal LockDown: intervista a MaxiMarte

Dyscho Dark, la soundtrack che nasce dal LockDown: intervista a MaxiMarte

martulliFoto di Alessandra Di Gregorio

Accade che un virus ti constringe a fare i conti con la tua creatività sopita e nel periodo oscuro del lockdown, in piena disoccupazione, ti decidi e realizzi la colonna sonora che avresti sempre voluto scrivere. Una soundtrack dove intrecciare le tue passioni di una vita, da John Harrison a John Capenter, passando per i Daft Punk, Moby e le attitudini di progetti nostrani come Bologna Violenta e Goblin. Una colonna sonora elettro-pop dalle tinte cupe perfetta per una serie sci-fi di Netflix. Siamo davanti al nuovo progetto di Max Martulli aka MaxiMarte. Siamo davanti al suo disco di debutto Dyscho Dark.

Da dove nasce l’idea del progetto MaxiMarte?
TUTTO MERITO DEL LOCKDOWN! Avendo molto tempo libero, stando chiusi in casa, ho iniziato a sperimentare con i suoni “elettronici”, sono uscito dalla mia comfort zone del rock’n’roll ed è cominciato un bellissimo viaggio a ritroso in quelle che erano le mie giornate da ragazzino davanti al mio primo mixer a 4 piste al quale collegavo due piatti per i vinili, la piastra delle audiocassette e nel plug-in dedicato al microfono ci inserivo la chitarra elettrica, insomma i primi e propri veri esperimenti di mash-up ho iniziato a farli a quattordici anni nel 1986! E’ stato un flusso creativo davvero dirompente che ha sorpreso anche me, ho fatto ascoltare le prime tracce ad alcuni amici artisti e non e il riscontro è stato subito positivo e pieno di entusiasmo da parte di tutti, da lì a decidere di farne un vero e proprio disco è stato un attimo!

Il titolo dell’ album sembra subito mettere a fuoco un concept del disco: il lato oscuro che si cela in ogni cosa ed in particolare nell’essere umano. In ognuno di noi convive la vittima ed il carnefice, penso alla duplicità tanto cara a David Lynch… e c’è anche il lato oscuro della società mangiata dal capitalismo: il sistematico progresso verso il benessere, la distruzione delle foreste che poi ti si ritorce contro con il salto di specie ed il virus che non riesci a controllare… nel tuo disco non ci sono parole ma sembra la soundtrack di un flusso di coscienza su questi temi… cosa pensi a riguardo, ci vedo giusto?
Hai colto nel segno. Di base sono un esempio di positivismo, non crollo mai, ma evidentemente l’arrivo di una pandemia globale, vista solo nei film , ha scatenato in me una serie di preoccupazioni subconsce che ho tirato fuori attraverso queste canzoni strumentali, e poi non sono molto bravo con le parole!

In Dyscho Dark ho sentito Moby, Satriani, Vangelis, John Carpenter, David Lynch, Bologna Violenta, Goblin, Mogwai, Daft Punk… quante influenze ho beccato?
Anche qui sei stato bravissimo!! Le hai beccate tutte ma ne hai dimenticata una! PINK FLOYD. Man mano che riascoltavo i brani mi sono reso conto di quale sia stato il primo viaggio spirituale chitarristico della mia vita, chiuso in camera mia con i vinili di The Wall, The final Cut, Wish you Where here, The dark side of the Moon, Meddle, e la mia prima chitarra elettrica comprata usata, una rossa Fender modello Lead3.

Ci sono anche tanti campionamenti e field recordings dai canti di balene in Dark Whale a la voce di Sandro Pertini in Dark Vox, me ne parli?
L’idea di inserire canti delle Sperm Whale (megattere) la coltivo da tempo e finalmente ho avuto il tempo e la libertà di farlo, Sandro Pertini è venuto a trovarmi in sogno la sera che ho iniziato a lavorare su Dark Vox (che cosa stranissima!!) e la mattina dopo sono andato a cercarmi quel famoso discorso che fece per dire a tutto il Paese di quanto fossero, e sono, importantissimi i giovani. Con i campionamenti e i loop usati mi sono davvero lasciato andare in piena libertà creativa, senza pensare a cosa sarebbe piaciuto agli altri ma a cosa stava facendo del bene a me. Ho giocato con i suoni, ho ri-amato i synth e soprattutto i miei amatissimi arpeggiatori ! Che goduria!

Parliamo delle collaborazioni che caratterizzano il disco?
In tre brani ho lavorato con l’aiuto di mio fratello Marco aka 2LLEE, grande amante di musica electro e superbo beat-maker, anche con lui erano anni che volevo sperimentare musica, questo è un altro merito della pandemia, così come dai nostri aperitivi in video-chat con i miei fratelli Afterhours e Ago Mascarello (nostro fonico) è nata per gioco la 14ma traccia, la bonus track “Cause it’s about the People”, interamente suonata, registrata e mixata (da Ago appunto) in file sharing durante la quarantena, insomma un vero e proprio documento musicale dei giorni che stavamo passando insieme. Grande emozione e non smetterò mai di ringraziarli!

A quale pezzo sei più legato e perchè?
Dark Attack perchè è stato il primo ad aprire le danze, mentre lo suonavo sentivo un’enorme energia positiva, un incredibile stato di benessere. Era naturale seguire quel flusso magico e dopo venti giorni avevo creato quattordici tracce senza accorgermene!

Per quale film del passato avresti visto bene come colonna sonora il tuo Dyscho Dark?
Blade Runner!

Sei il tour manager e band assistant per tanti, da Afterhours a Negrita. C’è qualcosa che hai importato nel tuo progetto da queste band?
Certo, la professionalità e il rispetto nei confronti di una delle maggiori arti dell’umanità, la Musica. E poi, frequentare certi professionisti non ha fatto altro che aumentare il mio bagaglio culturale e artistico sotto ogni forma, e di conseguenza grande ispirazione per tutto! Sono davvero fortunato! Come dico sempre: “prima grandiosi esseri umani, poi grandi artisti”.

Cosa pensi di questa Italia post-lockdown che fa ripartire tutto tranne la musica? Come sempre la musica viene trattata come un bene trascurabile (vedi l’IVA al 22% sui dischi, visti come dei beni di lusso)?
L’Italia non ha ancora capito la grandezza della Musica e di tutti gli artisti purtroppo, e sempre grazie al lockdown e ai tavoli virtuali che si sono svolti in quei giorni di totale blocco con tutti gli addetti ai lavori del mondo della musica siamo riusciti ad arrivare all’attenzione del MIBACT, proponendo una serie di iniziative atte a migliorare tutto il comparto e l’indotto, con un grande lavoro da parte di tutti nel compilare un documento davvero storico. Credo che sia la prima volta che succede in Italia. Da qualche parte si deve pur cominciare ed io, ovviamente, sono molto positivo e fiducioso in merito. CIAO!

‘Cause it’s about the people – Video

Album – Streaming

Ti potrebbe interessare...

3coppola03231

Una storia da raccontare: intervista a Fabrizio Coppola

Fabrizio Coppola è un cantautore (non all’italiana, attenzione!) con la sua lunga ed articolata storia …

Leave a Reply