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The Mosaic Of Transformation – Kaitlyn Aurelia Smith

Kaitlyn Aurelia Smith - The Mosaic Of Transformation“Questa musica è bella perché mi rilassa” è probabilmente uno dei commenti che trovo più detestabile. Dove sta scritto che la musica debba rilassare? Per questo motivo mi approccio sempre con molto scetticismo e preconcetti a proposte che puzzano di new age sin dalla copertina, come nel caso qui presente dell’ultimo lavoro di Kaitlyn Aurelia Smith, The mosaic of transformation. La seconda ragione della mia diffidenza sta nel fatto che dopo No pussyfooting, pubblicato da quella coppia di geni che rispondono ai nomi di Robert Fripp e Brian Eno nel lontano 1973 aprendo la strada a tutto il filone della musica “d’ambiente”, si sono fatti davvero pochi passi avanti; se si trascurano le esplorazioni successive degli stessi autori e specialmente i soundscapes e i frippertronics del primo. Ciononostante questo mosaico della trasformazione merita di essere ascoltato con la dovuta attenzione, trattandosi di musica disegnata per perdervisi dentro, col solo ausilio di sintetizzatori e vocalizzi che rivelano, come dichiara la stessa Smith, il suo amore per l’elettricità. Lo si capisce subito dal senso di smarrimento rumoristico dell’introduttiva Unbraiding Boundless Energy Within Boundaries che conduce piroettando alla struttura di flauti in controtempo su cui si sviluppa il racconto minimalista di Remembering e il suo canto senza parole, di pura armonia sussurrata, che giusto a metà del brano lo riporta verso una dimensione più umana e meno eterea. Poi si entra in un mondo di gocce colorate che rimbalzano ritmicamente su un corpo statuario nell’attimo di meditazione filosofica di Understanding Body Messages. L’approccio di Kaitlyn è efficacemente rappresentato nel video di The Steady Heart in cui i suoi lenti movimenti a corpo libero traducono nello spazio tridimensionale le frequenze della musica scaturita dalla sua mente “rilassata” (ma sì, diciamolo). Ne scaturisce un linguaggio visuale che è il concept dell’album, un gioco caleidoscopico di simmetrie vocali e sottili vibrazioni, leggeri palpiti e respiri sommessi, delicati equilibri di stratificazioni ondose e quiete rarefazioni. Un moto armonioso in cui nulla è casuale, al punto che la composizione del mosaico è passata attraverso ben dodici stesure, in un processo di costante trasformazione, prima di approdare a vertici lirici come Carrying Gravity, che ricorda gli archi dolorosi di Julia Kent, il suo profondo senso di sospensione temporale. E percorrendo il proprio corpo in cerca delle giuste frequenze ci s’imbatte in The Spine Is Quiet In The Center i cui improvvisi e dissonanti sussulti sembrano proprio riprodurre le torsioni, quasi metamorfiche, della spina dorsale che consentono di assumere posizioni sempre diverse. Per questo l’epilogo arriva attraverso due frammenti, Overflowing e Deepening The Flow Of, che rappresentano altrettanti tentativi di guadagnare il giusto assetto e raggiungere la meta: Expanding Electricity. Una lunga suite disarticolata in rivoli di frementi scariche elettriche, turbine guizzanti, vortici atonali, lampi che balenano nel buio accompagnando, come in una parata del mondo delle favole il coro ascensionale di una tribù incontaminata, che prega per la sua metafisica purezza. Mi duole ammetterlo, ma questa musica mi rilassa.

PS è in arrivo il 30 settembre anche una versione remix dell’album, comprendente The Spine Is Quiet In The Center, con la partecipazione di Chris Bear  batterista dei Grizzly Bear, The Steady Heart col contributo del sudafricano John Wizards, e Remembering assieme a Olive Ardizoni aka Green-House.

Credits

Label: Ghostly International – 2020

Line-up: Kaitlyn Aurelia Smith (voice, synths)

Tracklist:

  1.  Unbraiding Boundless Energy Within Boundaries
  2.  Remembering
  3.  Understanding Body Messages
  4.  The Steady Heart
  5. Carrying Gravity
  6. The Spine Is Quiet In The Center
  7. Overflowing
  8. Deepening The Flow Of
  9. Expanding Electricity

Link: Sito Ufficiale Facebook

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