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Mistery – Mong Tong

Mistery - Mong TongSe fosse uscito nel 1985 quest’album dei Mong Tong sarebbe stato la perfetta colonna sonora del film L’anno del Dragone di Michael Cimmino. Bastano le prime note di synth dell’Intro a trasportarci in una cupa Chinatown di una qualsiasi caotica metropoli occidentale, in cui la memoria ancestrale dell’estremo Oriente si fonde, suo malgrado, con la modernità in un magma di suoni poco rassicuranti, presagio di un futuro distopico alle porte. Il tono da fantascienza psichedelica è un’arma affilata nelle mani del trio di Taiwan, composto da Dope Purple e dai fratelli Hom Yu e Jiun Chi, già membri del combo sperimentale Prairie WWWW​ (落差草原 WWWW), coi quali condividono la scuderia d’avanguardia Guruguru Brain. Non a caso Mong Tong indica molte cose nel complesso idioma cinese, ma la traduzione che la band sceglie per descrivere la propria musica è lato orientale dei sogni. Una dimensione onirica avvolge la brutale concretezza urbana dell’album e ovunque aleggia il Mystery 秘神, con richiami ad antiche tradizioni e racconti taiwanesi, messi in scena come rievocazioni folkloristiche che a tratti ricordano il silenzioso e bianco corteo funebre in cui s’imbattono Jack Burton e Wang Chi nelle prime scene di Grosso guaio a Chinatown. Ed è da quei sotterranei fantastici che rotola via la ruota inquietante di Chakra, che rinnova un culto misterico con raggi laser e led sberluccicanti, dando forma al nuovo feticcio Jou-tau, che con la sua aria di jam lisergica, s’inerpica su sentieri arditi battuti da altri validi compagni di scuderia, che abbiamo già incontrato su queste pagine, i Kikagaku Mojo, strizzando un occhio ai Grateful Dead. 717 accompagna col suo codice segreto un rituale occulto che potrebbe scaturire dal genio di Sakamoto, per invocare un’apparizione sovrannaturale per nulla salvifica. Un viaggio spaziale e temporale che approda nella Ancient Mars, un territorio alieno e remoto, descritto con minuziosa perizia nella sua laboriosa fauna, dotata di un potere ipnotico capace di assuefare anche il visitatore più riluttante. Dopo l’escursione interplanetaria si torna a Chinatown per ballare con A Nambra e il suo groove cyberpunk e ansiogeno; e l’afterhour sfocia nella trasposizione nel sottosopra del classico inno dei King Crimson, che nella dimensione dell’incubo diventa In The K. Court, con i mellotron armoniosi mutati in orride esalazioni e la chitarra sfilacciata in punte acuminate che saettano nel buio.

Credits

Label: Guruguru Brain – 2020

Line-up:
Bass, Synth, Program: Hom
Keyboard, Synth, Guitar: Chi
Sampler, Vocal: 仝

Tracklist:

  1.  Intro
  2. Mystery 秘神
  3. Chakra
  4. Jou-tau
  5. 717
  6. Ancient Mars
  7. A Nambra
  8. In The K. Court

Link: Sito Ufficiale Facebook

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